venerdì, febbraio 02, 2024

Nostra intervista a Nadia Nicolosi, giovane autrice e fotografa corleonese sul suo romanzo d’esordio “Per dire addio ho dovuto scriverlo”

Nadia Nicolosi

“Per dire addio ho dovuto scriverlo” è il romanzo d’esordio di Nadia Nicolosi, giovane autrice e fotografa corleonese che ha voluto donarci con le sue parole un racconto che parla di sé ma anche di tanti, troppi di noi. Delle nostre scelte avventate e di quelle che lasciamo prendere agli altri o al fato.
 
L’autrice ci ha parlato del suo primo romanzo con l’orgoglio umile di chi finalmente dà voce a un progetto di cuore. 

IP: Hai intitolato il tuo romanzo “Per dire addio ho dovuto scriverlo”. A che cosa hai detto addio? A cosa è dovuto questo titolo?

NN: Ho dovuto dire addio ad un’esperienza molto forte che mi ha travolta quando  neanch’io sapevo ancora chi fossi, probabilmente proprio perché ancora stavo cercando di capirlo, e ognuno lo fa a modo suo. Anche quando non scegli di fare qualcosa, non facendo una scelta differente, è come se scegliessi comunque.




IP: Quindi hai detto addio a questa esperienza mettendovi un punto nella scrittura.

NN: Sì. Ho scritto questa storia due anni fa, ma è accaduta tredici anni fa. 

IP: Pensi che rielaborarla successivamente ti abbia aiutata?

NN: Assolutamente sì. È stato difficilissimo. La Nadia che leggerete tra le pagine non è sicuramente la Nadia di oggi, ma senza di quella di ieri non ci sarebbe quella di oggi. Sono dovuta tornare indietro nel tempo, alla me di tredici anni fa, e rivivere le cose dal punto di vista di allora, ma staccandomi, come autrice, dal fatto che fossi io. Ho visto quanto, anche grazie a questa esperienza, io sia cresciuta.

IP: Senza anticipare nulla, sapresti dire quale sia stata la parte più difficile per te da scrivere?

NN: La conclusione. Ma non perché, come succede agli scrittori, non sapessi come concludere ma proprio perché essendo una storia vera ha avuto una conclusione vera. 

IP: Quindi è stato difficile emotivamente.

NN: Esatto. Ci sono anche delle parti, all’inizio, che potranno sembrare monotone, ma è proprio quello che volevo trasmettere, perché era quello che vivevo. Facevo sempre gli stessi errori, le stesse esperienze. Ho bruciato le tappe e imboccato strade, che in un modo o nell’altro si imboccano comunque, però mi sono lanciata io stessa nella tana del lupo. Un esempio potrebbero essere le droghe, di cui comunque, piccolo spoiler, non ho mai fatto uso. Ho deciso anche grazie a questa esperienza di tenermene alla larga. Ma era pesante, stavo in posti e con persone che non mi rappresentavano, ma non sceglievo diversamente.

IP: Cosa pensi che un lettore debba assolutamente sapere prima di leggere il tuo libro?

NN: Che il modo in cui ho scritto questo libro è molto crudo. Mi è stato chiesto di rivedere alcune parti per "ammorbidirle" un po'. 

IP: È un pugno nello stomaco, a livello emotivo. 

NN: Sì. Per chi lo leggerà sapendo che si tratta di me, potrebbe essere strano. Potrebbero aspettarsi qualcosa di diverso. Consiglierei di leggerlo dimenticandosi di me, come fosse la narrazione di un'altra. 

IP: Però è autobiografico. 

NN: Lo è. 

IP: A chi pensi sia rivolto questo libro? Che tipo di pubblico credi lo leggerà, e soprattutto, chi vorresti lo leggesse?

NN: Tocca degli argomenti abbastanza forti, che possono interessare a molte persone. Possono interessare a genitori, genitori che vorrebbero esserlo ma non ci riescono - capirete perché leggendo la storia -, figli di genitori separati. Un pubblico piuttosto vario. 

IP: Vorresti mettere un po' in guardia il tuo pubblico, con questa storia.

NN: Un po' sì, specialmente chi, come me,  a volte non si spiega perché si lascia trascinare dagli eventi invece di fare delle scelte decisive. 

IP: Visto che lavori principalmente come fotografa, credi ci sia una corrispondenza tra fotografia e scrittura, che possano collaborare, e trasformarsi l'una nell'altra? 

NN: Sono una persona molto timida che si è sempre espressa nella scrittura e nella fotografia. Le due cose per me sono quindi molto legate, mi fanno sentire a mio agio a parlare di me senza effettivamente parlare. Mi sento completamente me stessa in questo. Scrivo da quando ero piccola, e scatto da sempre. Non ho mai puntato molto su queste capacità, sceglievo di "non scegliere". Era difficile immaginarmi, da bambina di Corleone qual ero, come una donna fotografa o scrittrice  che potesse raccontare qualcosa ad altre persone. Non credo sia colpa di nessuno, penso che questo percorso che ho fatto mi abbia formata così per com'è andato. Ho deciso di pubblicare questa storia come mio primo libro perché l'ho elaborata durante un percorso di psicoterapia. Prima di allora non avevo mai investito nelle mie capacità finendo sempre per metterle da parte. 

IP: Pensi che l'ambiente abbia influito su questo?

NN: L'ambiente, alcune mancanze di cui non do la colpa a nessuno. Non sempre riceviamo ciò di cui abbiamo bisogno, perché magari la scuola o la casa non sanno di cosa abbiamo effettivamente bisogno. Magari non ho fatto capire apertamente quale strada volessi scegliere. Se avessi avuto meno difficoltà a esprimermi sarebbe andata diversamente, forse. 

IP: Questa storia pensi si possa legare al territorio dove sei cresciuta?

NN: Sotto alcuni punti di vista sì, specie per quanto riguarda il mio orientamento sessuale o per quanto riguarda la droga, ma ormai forse è un ambiente che si trova ovunque. Più che altro l'omosessualità, e il trovarmi in Italia più che a Palermo o Corleone, ha influito soprattutto sulla conclusione della storia. Non è stata l'unica influenza, ma una delle. 

IP: Sostieni però di non voler fare letteratura queer nello specifico. 

NN: Esatto. È una cosa di cui ho parlato come avrei parlato di una relazione eterosessuale. Ne ho parlato così come ho fatto anche con i miei genitori. 

Quando, per la prima volta, gli ho spiegato che si trattasse di una relazione e non di un'amicizia quando ho presentato loro una ragazza. Con naturalezza. 

DP: E l'impatto con il microcosmo corleonese, rispetto al tuo orientamento, come è stato, a casa e fuori casa?

NN: Mi ritengo molto fortunata per l'impatto della mia famiglia, della società, del lavoro. Mi rendo conto che non è così per tutti, non tutti l'hanno vissuto come l'ho vissuto io. Ma io non ho mai avuto alcun problema. Nel privato, magari, qualcuno mi sorride e dietro avrà da ridire ma non sono affari miei. 

DP: Complessivamente, vivi a Palermo o a Corleone?

NN: Vivo a Corleone. Il periodo di cui parlo nel libro invece si è svolto a Palermo.

DP: Com'è per una persona giovane l'ambiente corleonese?

NN: Se non l'ami tanto non riesci a credere che possa essere il posto in cui invecchiare. Se la vivi attivamente invece e non passivamente puoi avere una vita attiva, piena sia lavorativamente che socialmente. Devi amare questo paese per continuare a crederci. Altrimenti non è affatto un posto per giovani, posso contare sulle dita chi vedo uscire ogni sera. Anche per tanti altri versi Corleone non è un paese per giovani.

DP: Come potremmo renderlo migliore?

NN: Proponendo le nostre idee. Ognuno dovrebbe fare il suo. Le cose vanno fatte proprio qui a Corleone, dove servono, senza partire prevenuti. 

DP: Come diceva Padre Puglisi, "se ognuno fa qualcosa si può fare molto".

NN: Sì, esattamente. Può capitare che qualcuno non abbia la creatività di avere qualche idea specifica, ma si può collaborare, eliminare l'invidia. Con la collaborazione si vince, vinciamo tutti, non perde nessuno.

DP: E cosa pensi della politica?

NN: Non me ne intendo molto ma mi piace, me ne interesso. Sono cresciuta ascoltando entrambe le campane, la mentalità conservatrice e quella progressista. Avevamo dei battibecchi in casa, quindi me ne interessavo e sono riuscita ad avere opinioni diverse dalle loro proprio perché li ascoltavo e costruivo la mia idea invece di andare via. Vorrei saperne di più, quindi continuo a documentarmi.

DP: Ai giovani consigli di interessarsi di politica, quindi.

NN: Assolutamente. C'è stato un periodo dove, per evitare di infervorarmi troppo, fingevo non mi interessasse e di non volerne parlare, perché tanto non mi avrebbero capita. Ma oggi quando sento dire che una persona non ne capisce nulla o non ne parla, insisto a dire che dobbiamo parlarne, perché a livello sociale siamo fatti anche, e molto, di politica. 

Ringraziamo Nadia Nicolosi per la sua disponibilità e invitiamo i lettori alla presentazione di "Per dire addio ho dovuto scriverlo", presso "Al Fresco Bistrot", in via Matteo Sclafani 9, a Palermo, Sabato 3 Febbraio 2024, ore 18.00. Informeremo i lettori sulla futura presentazione del libro a Corleone. 

(L’intervista è stata condotta da Irene e Dino Paternostro nei locali della redazione di Città Nuove). 

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