sabato, febbraio 03, 2024

Partinico. Quello sciopero alla rovescia, una lezione sempre attuale

L’intervento di Dino Paternostro. A sx: Tanino La Corte, responsabile Cgil Partinico; a dx: Mario Ridulfo, segretario generale Cgil Palermo

MICHELE GIULIANO 

PARTINICO - «Fu un evento straordinario, in cui Danilo Dolci, la Cgil, con il segretario della Camera del Lavoro Turiddu Termine, e i lavoratori, dimostrarono una grande fantasia nel rivendicare il lavoro con metodi nuovi. 

Dolci, partendo dalla considerazione che la disoccupazione fosse uno spreco di risorse per lo Stato, lanciò l’idea che le risorse umane disponibili potevano essere utilizzate, riscoprendo la seconda parte più inedita dell’articolo 4: lavorare non è solo un diritto ma è anche un dovere, per il benessere della comunità», ha ricordato Dino Paternostro, responsabile dipartimento memoria e archivio storico Cgil Palermo.

Nacque così lo Sciopero alla Rovescia, messo in atto il 2 febbraio di 68 anni fa con la mobilitazione di centinaia e centinaia di contadini e operai edili disoccupati dei paesi della zona, impegnati a scioperare lavorando per rendere praticabile una vecchia trazzera che collegava le campagne.

Ieri mattina quei giorni di protesta sono stati ricordati in via Vecchia di Valguarnera, sulla Vecchia Trazzera, dove la Cgil 5 anni fa ha messo una targa per ricordare i lavoratori che parteciparono all’iniziativa, culminata con la repressione delle forze dell’ordine, i 7 arresti e tantissimi lavoratori denunciati. E alle 10 il dibattito per ricordare la giornata è proseguito nell’aula consiliare, alla presenza delle istituzioni e degli studenti del liceo Santi Savarino e dell’istituto Danilo Dolci.

Una manifestazione, quella del 2 febbraio del 1956, la cui forza è rimasta di grande attualità. «Incredibile la repressione che scattò, con la motivazione che un disoccupato non può scioperare, commette reato - aggiunge Paternostro - Lavoratori disoccupati venuti a lanciare un grado di allarme: il lavoro c’è e lo facciamo. Essere messi in galera perché si chiede lavoro non è il massimo in una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Abbiamo bisogno oggi di questi esempi, e della fantasia necessaria per rendere le lotte più incisive, i metodi tradizionali sono sempre meno efficaci».

Tanino La Corte, segretario della Camera del Lavoro di Partinico intestata a Turiddu Termine, ha ricordato che ai braccianti disoccupati chiamati a mobilitarsi per riprendere i lavori sulla vecchia trazzera impraticabile, nei giorni precedenti era stato dato un consiglio: «I partecipanti furono avvisati di non portarsi nemmeno il coltellino che si utilizzava in campagna per tagliare il pane, per evitare di essere accusati di essere armati. Dallo sciopero alla rovescia nacquero poi le lotte che portarono alla costruzione della diga Jato e al benessere che questo territorio ha avuto fino agli anni 90».

Per il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo, «lo sciopero alla rovescia di contadini e braccianti e l’esempio di Danilo Dolci rappresentano una pratica quotidiana da esercitare ancora. Le contraddizioni che in quel tempo hanno determinato la protesta dei contadini di Partinico e dei paesi vicini sono ancora oggi vive e al centro delle iniziative che costruiamo. Per evitare che i giovani vadano via bisogna trasformare questi esempi in esercizio di rivolta sociale e impegno per il futuro di questa terra».

GdS, 3 febbraio 2024


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