domenica, febbraio 11, 2024

Come riconoscere l'Ur-fascismo, il fascismo “inossidabile” teorizzato da Umberto Eco?

Propaganda fascista ANONYM/GETTY IMAGES



Per Umberto Eco, il fascismo è esistito prima della dittatura fascista in Italia. Ed è continuato ad esistere dopo il 25 aprile 1945. Non nella stessa forma o con le stesse modalità, ma nell’insieme delle sue caratteristiche culturali, psicologiche e comunicative. Eco lo ha chiamato Ur-fascismo

Si tratta dell'insieme della caratteristiche culturali, psicologiche e comunicative del pensiero fascista. Queste esistono da prima della dittatura in Italia e hanno continuato a esistere dopo il 25 aprile 1945, il fascismo originale o persistente, cioè precedente alla sua forma istituzionalizzata durante il ventennio. In grado di ripetersi e riproporsi. In termini moderni: un fascismo “inossidabile”.

Nell’aprile del 1995, tre mesi dopo la caduta del primo governo Berlusconi, Umberto Eco si trovava a New York, negli Stati Uniti, per tenere una conferenza alla prestigiosa Columbia University. Come tema del suo intervento aveva scelto il fascismo, partendo dalla propria esperienza diretta della dittatura da giovane, per arrivare a fornire una descrizione generale del fenomeno.

  1. Differenze tra fascismo e nazismo
  2. Il fascismo resiliente
  3. Il fascismo originario
  4. Il contrario di fascismo: l’antifascismo
  • Differenze tra fascismo e nazismo

Il presupposto di partenza di Eco è che il fascismo italiano “fu certamente una dittatura, ma non fu completamente totalitario, non per la sua mitezza, ma piuttosto per la debolezza filosofica della sua ideologia”. Un totalitarismo “confuso, collage di idee filosofiche e politiche diverse, un alveare di contraddizioni” privo di “una filosofia particolare” ma “saldamente ancorato ad alcuni fondamenti archetipici” a livello emotivo.

E mentre il nazismo era confinato all’interno di un programma politico completo, il Mein Kampf di Adolf Hitler, con la sua teoria del razzismo e del popolo eletto ariano, una precisa nozione di arte degenerata e una filosofia della volontà di potenza - per cui non si possono etichettare altri regimi come nazisti - il fascismo non si è mai strutturato con questa chiarezza e rigidità filosofica.

Proprio grazie alla mancanza di rigidità filosofica e all’assenza di tutti quegli elementi che hanno caratterizzato ogni forma successiva di totalitarismo, il concetto di fascismo è diventato un termine universale per descrivere diversi movimenti totalitari, perché anche eliminando “da un regime fascista una o più caratteristiche” questo “sarà ancora riconoscibile come fascista”.

  • Il fascismo resiliente

Infatti, “il gioco fascista può essere giocato in molte forme e il nome del gioco non cambia”. Se togliamo “l’imperialismo dal fascismo, ci sono ancora Franco e Salazar”, i dittatori di Spagna e Portogallo caduti rispettivamente solo nel 1975 e nel 1974, “togliete il colonialismo e avrete ancora il fascismo balcanico degli ustascia”. Aggiungete al fascismo italiano “un radicale anticapitalismo (che non ha mai affascinato Mussolini) e avrete Ezra Pound”.

E il principio vale ancora oggi. Togliete al fascismo italiano il cattolicesimo, sostituitelo con la chiesa ortodossa e vedrete l’Ur-fascismo del regime autoritario della Russia di Vladimir Putin. In questo senso, per Eco, esiste un fascismo che non coincide con la nostalgia per il partito mussoliniano o col desiderio di ricostituirlo, ma con “un modo di pensare e di sentire, una serie di abitudini culturali” che sono “ancora intorno a noi, talvolta nascosti da abiti civili”.

“Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo” spiega Eco “dicendo: voglio che le camice nere sfilino di nuovo nelle piazze italiane. La vita non è così semplice. L’Ur-fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme, ogni giorno, in ogni parte del mondo”.

  • Il fascismo originario

Per descrivere questa serie di abitudini, questi archetipi, Eco ha preso in prestito dal tedesco il prefisso Ur, traducibile come originario in italiano, sostenendo come sia possibile delineare un elenco di caratteristiche distintive del fascismo, che esistono anche singolarmente e non possono essere organizzate in un sistema, perché si contraddicono a vicenda e sono tipiche anche di altri tipi di dispotismo e fanatismo. “Ma è sufficiente che una di esse sia presente perché il fascismo si coaguli attorno ad essa”, sottolinea Eco.

  1. La prima caratteristica dell’Ur-fascismo è il culto della tradizione, per cui, come conseguenza, “non ci può essere avanzamento del sapere” perché la verità è già stata svelata in un qualche passato mitico.
  2. Il tradizionalismo implica il rifiuto della modernità, della ragione e dell’illuminismo, che è visto “come l’inizio della depravazione moderna”. In questo senso, l’Ur-fascismo è definito “irrazionalismo”.
  3. E dall’irrazionalismo nasce il culto dell’azione fine a se stessa, che “deve essere attuata prima di e senza una qualunque riflessione”, perché “pensare è una forma di evirazione”. Culto che si accompagna a una diffidenza verso la cultura e il mondo intellettuale.
  4. Dal rifiuto della modernità, dall’irrazionalismo e dalla diffidenza verso la cultura scaturisce il rifiuto della critica e del pensiero critico. “Nella cultura moderna - scrive Eco - la comunità scientifica intende il disaccordo come strumento di avanzamento delle conoscenze. Per l’Ur-fascismo il disaccordo è tradimento”.
  5. Per questo, la quinta caratteristica è la paura della differenza e infatti “il primo appello di un movimento fascista o prematuramente fascista è contro gli intrusi. L’Ur-fascismo è dunque razzista per definizione”.
  6. L’Ur-fascismo nasce poi dalla frustrazione individuale o sociale delle classi medie, a disagio per qualche crisi economica o politica e “spaventate dalla pressione dei gruppi sociali subalterni”.
  7. Inoltre, alla radice della psicologia Ur-fascista si trovano “l’ossessione del complotto, possibilmente internazionale” e l’idea di “privilegio” dovuto all’essere nati nello stesso paese. In questo modo, il complotto serve a creare dei nemici, che sono l’unica cosa in grado di formare un’identità nazionale, e il modo più facile di farlo è attraverso un “appello alla xenofobia”, alla paura del diverso.
  8. Queste persone devono poi sentirsi umiliate da una percezione eccessiva della forza, della ricchezza e dei privilegi dei nemici, ma allo stesso tempo, venire convinte di poterli sconfiggere. Così, “grazie a un continuo spostamento di registro retorico, i nemici sono al tempo stesso troppo forti e troppo deboli”.
  9. La necessità di un nemico, implica la necessità di un continuo conflitto, di una guerra permanente. Per questo l’Ur-fascismo rifiuta qualunque tipo di pacifismo o pacificazione, perché sarebbe “collusione col nemico”.
  10. La decima caratteristica dell’Ur-fascismo è l’elitismo di massa e il disprezzo per i deboli, come “aspetto tipico di ogni ideologia reazionaria, in quanto fondamentalmente aristocratico”. La forza del leader fascista si basa infatti sul rendere deboli le masse, “così deboli da aver bisogno e meritare un dominatore”.
  11. In questa prospettiva, la caratteristica immediatamente successiva è il culto dell’eroismo, legato a un culto della morte per cui l’atto più eroico possibile è la morte per la patria, ma che più spesso porta “a far morire gli altri”.
  12. Visto che, nei fatti, eroismo e guerra sono troppo difficili, l’Ur-fascismo sposta questo culto su questioni sessuali, creando il machismo. Pertanto, in questo modo vengono giustificati il “disdegno per le donne e una condanna intollerante per abitudini sessuali non conformiste, dalla castità all’omosessualità”.
  13. Dovendo giustificare il dominio del leader, per l’Ur-fascismo il popolo è considerato come “una finzione teatrale”, un unico insieme la cui volontà deve essere interpretata da qualcuno. Per questo Eco parla di Ur-fascismo come di “populismo qualitativo”.
  14. L’ultima caratteristica dell’Ur-fascismo è l’uso di una “neolingua”. Non intesa come l’idioma inventato da George Orwell nel libro 1984, ma come un “lessico povero” caratterizzato da “una sintassi elementare, per limitare gli strumenti di ragionamento complesso e critico”.
  • Il contrario di fascismo: l’antifascismo

Eco non è l’unico ad aver avuto l’intuizione e il timore dell’esistenza di un fascismo persistente, resiliente e in grado di proliferare e tornare, sotto altre forme. Già nel 1944, nel libro Cristo si è fermato a Eboli, Carlo Levi dice di temere che anche le nuove istituzioni che sorgeranno dopo la caduta della dittatura possano “perpetuare e peggiorare, sotto nuovi nomi e bandiere, l’eterno fascismo italiano”.

Allo stesso tempo, negli ultimi anni abbiamo sentito spesso parlare di pericolo fascista, in particolare dopo l’instaurazione del governo Meloni, il più a destra della storia repubblicana. Non perché qualcuno teme davvero che possa ricostituire il Partito nazionale fascista o che stia progettando di instaurare una dittatura, sebbene esista certamente una spinta restrittiva sul piano dei diritti civili.

Ma perché alcuni dei suoi esponenti, e oggi tra le più alte cariche dello Stato, hanno spesso tentato di delegittimare i valori antifascisti alla base della Resistenza e della nostra Costituzione e usato strumenti retorici comunicativi associabili alle caratteristiche dell’Ur-fascismo teorizzate da Eco.

Il presunto complotto dell’Unione europea per farci mangiare insetti di nascosto, la restrizione dei diritti civili per le persone lgbtq in nome della difesa di una qualche morale o il victim blaming contro le vittime di violenza sessuale. E ancora il complotto della sostituzione etnica, la retorica dei “giovani che non hanno voglia di lavorare” e dei “migranti che ci rubano il lavoro” o il revisionismo dell’attacco partigiano alla colonna nazista in via Rasella, se letti con gli occhi di Eco, non sono altro che strumenti della neolingua dell’Ur-fascismo contemporaneo.

Fortunatamente però, c'è un modo per riconoscerli. E sono i principi di democrazia, libertà, diritti, dignità e uguaglianza sanciti dalla Costituzione italiana. Cioè l’esatto opposto del fascismo: l'antifascismo. Come spiega Eco, è “grazie a queste parole nuove” che “sono rinato come uomo occidentale libero”. Ed è questa libertà che si festeggia ogni 25 aprile, la libertà dal fascismo e dalla dittatura, tramite l'istituzionalizzazione di queste parole, attraverso la lotta dei partigiani comunisti, democristiani, anarchici, monarchici e repubblicani.

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