giovedì, febbraio 29, 2024

IL CLAN DELLA VUCCIRIA. Il traffico di crack nel cuore della movida

La Vucciria
di GIOVANNI BURGIO
La figura centrale del blitz che martedì 23 gennaio 2024 a Palermo ha fatto scattare dieci misure cautelari (8 in carcere, una ai domiciliari, l’altra con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) è Leonardo Marino

Era lui che, dopo che il fratello Giovan Battista, anche lui arrestato, trattava con i trafficanti di droga calabresi e spagnoli, avrebbe dato l’ok definitivo, stabilito i prezzi, avuto l’ultima parola in capitolo sugli affari da concludere. Già coinvolto in altre inchieste di mafia (https://gioburgio.wordpress.com/2022/05/13/sempre-la-stessa-mafia/) è nipote di Teresa Mannino, moglie del boss Tommaso Lo Presti, figura importante del mandamento di Porta Nuova

Ed è questo il mandamento coinvolto nell’inchiesta, soprattutto il quartiere della Vucciria, cuore della movida e centro di spaccio per tutta la città.

In questa parte del centro storico sono state scoperte le quattro basi della banda coinvolta nelle indagini. A vicolo Calzonai, una traversa di corso Vittorio Emanuele, c’era la centrale dello smistamento della droga che sarebbe stata gestita da Luigi Abate. Un secondo luogo, cortile Sant’Andrea, era il posto di acquisto a cielo aperto delle sostanze stupefacenti. Un terzo covo, in piazza Monte Santa Rosalia, serviva da vero e proprio deposito delle droghe. Infine in via Emerico Amari venivano custodite le armi del clan.

La gelosia di Teresa La Mantia, moglie di Luigi Abate, ha dato un aiuto notevole alla scoperta dei traffici illeciti e ai luoghi dove si svolgevano. Infatti gli sfoghi della donna che si confidava con maghi e cartomanti del tradimento del marito sono stati captati dalle intercettazioni telefoniche, e grazie anche alle telecamere nascoste si sono scoperti alcuni dei quattro covi.

E, secondo gli inquirenti, sono state le intercettazioni che hanno fatto emergere l’importante ruolo di Leonardo Marino. Nelle telefonate, infatti, viene definito come quello che è “un responsabile più grande”. D’altronde questa funzione di vertice di Marino nel traffico degli stupefacenti è stata confermata di recente anche da due collaboratori di giustizia. Filippo Di Marco, soldato di Borgo Vecchio, ha confessato di essere stato alle sue dipendenze, e Alfredo Geraci ha raccontato che il gestore di un chiosco di frutta a Porta Carbone che trafficava droga era “nella squadra con Leo Marino”. Tutt’e due i collaboratori di giustizia hanno parlato di crack, che è la droga più diffusa, facile da preparare e che costa poco, 10 euro a dose.

In questa inchiesta, che nasce da quella denominata “Porta dei Greci” del 2022 (https://gioburgio.wordpress.com/2022/09/02/violenze-e-arresti-nel-mandamento-di-porta-nuova/), la droga veniva chiamata “macchina” o “birra”, e veniva smistata in maniera attenta e ben organizzata: gli spacciatori avevano dei veri e propri turni di lavoro e utilizzavano un solo telefonino. E tutte le zone dal traffico di droga che ricadevano sotto la giurisdizione del clan erano controllate rigidamente. Ha raccontato il collaboratore di giustizia Filippo Di Marco che una volta era stato visto spacciare in corso Scinà un pusher di un’altra zona, della Marinella; subito gli è stato detto che non si doveva permettere, e che doveva chiedere l’autorizzazione.

Nel corso delle indagini sono stati documentati due pestaggi di tossicodipendenti che non avevano pagato le dosi. Tutt’e due si sono verificati all’interno della casa di vicolo Calzonai. Il primo è stato ai danni di un giovane di S. Giuseppe Jato che sarebbe stato sequestrato e picchiato per un debito di 400 euro. L’altro ha coinvolto un ragazzo di Gela, al quale prima sono stati presi 180 euro, il cellullare, il portafoglio e le chiavi della macchina. Poi, alla richiesta di un ulteriore pagamento di 300 euro, il giovane ha telefonato al padre, che prontamente si è precipitato a versare la somma ai malviventi.

Giovanni Burgio

28.2.24

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