sabato, agosto 24, 2019

La Corleone di 50 anni fa nelle foto di Nonuccio Anselmo e Mario Cuccia

Ecco a voi la Corleone degli anni Settanta. Con un centinaio di immagini d’epoca, la raccontano Nonuccio Anselmo e Mario Cuccia in un libro fotografico che sarà presentato venerdì 30 settembre al complesso monumentale Sant’Agostino dal giornalista e critico fotografico Nino Giaramidaro.
Come nel resto d’Italia, gli anni Settanta qui sono stati un’occasione perduta, soltanto una cerniera tra i “favolosi” anni Sessanta e la nuova speranza degli anni Ottanta.
Corleone si ritrova con un terzo della popolazione in meno portata via dalle ondate migratorie di inizio secolo – in America e Tunisia, - e degli anni Cinquanta verso il triangolo industriale italiano e i paesi dell’Europa centrale. Si perdono gli addetti all’agricoltura, all’edilizia, all’industria. Crescono solo i commercianti, perché ognuno deve arrangiarsi come può.
            C’è stato un terremoto che, se non ha provocato vittime e grandi danni, ha messo a nudo tutta la fragilità dell’economia locale. Mancano gli strumenti urbanistici, scattano gli scioperi spinti dalla mancanza di lavoro. La triade Castro-Catania-Liggio, per tanti anni padrona della Democrazia cristiana con la benedizione del decano Bajada, viene defenestrata e inizia l’era La Torre, che durerà vent’anni. Partono i grandi lavori pubblici, come la messa in sicurezza della rocca soprana, il rifacimento del bastione di San Rocco, il rifacimento delle strade.
Anche nella Chiesa sono cambiate molte cose. E’ arrivato un battagliero arciprete di nome Emanuele Catarinicchia e i parroci sono in prima linea nella cacciata di Totuccio Castro. Catarinicchia ha grandi ambizioni, la prima delle quali è cancellare lo strappo provocato dalla soppressione della “Sfilata dei santi” del Sacramento. Per questo chiama al suo fianco il fido Bruno Ridulfo per organizzare una grande festa di primavera. Si farà, ricca e grandiosa, ma non riuscirà a cancellare lo strappo. Catarinicchia penserà alla sua Chiesa dell’oggi e del domani. Organizzerà un grande e affollatissimo convegno al salone Papa Giovanni sul tema “Dove va la Chiesa corleonese”. Per il domani chiama a raccolta gli universitari nella Fuci (Federazione universitari cattolici): così cerca di formare la classe dirigente di domani. Un lavoro che viene premiato nelle “segrete stanze”, quando nel 1979 don Emanuele viene ordinato vescovo e spedito prima a Cefalù e poi a Mazara del Vallo.
            Ma intanto, prima di andar via, è riuscito ad organizzare il ritorno a Corleone delle spoglie del beato Bernardo, che ora sono state raccolte in un manichino. Bernardo torna al suo paese in una proibitiva giornata invernale, sotto lampi e tuoni, accolto da un manifesto che dice: “Torno perché amore vale più di una spada (o di una P 38)”. Uno slogan forte, dettato dalle gesta dei terroristi ma soprattutto da quelle dei mafiosi di qui. Luciano Liggio è stato arrestato per la seconda volta a Milano e al potere è arrivato Totò Riina con la sua corte di Binnu Provenzano e Luchino Bagarella. Così Corleone in quegli anni diventa la capitale della mafia, anche perché nel ’72 è uscito il film “Il padrino”, un boss di nome Corleone, che in tre capitoli griderà il nome del paese, divenuto sinonimo di mafia, nei cinema di tutto il mondo.
            In paese la vita continua al rallentatore, aspettando il vento sulle aie di campagna e la morte sulla selva di sedie che tappezza il corso principale nei giorni di festa.

Da Il Cuore e il Leone, Blog di Nonuccio Anselmo:
http://nonuccioanselmo.wixsite.com/ilcuoreeilleone/single-post/2019/08/24/Ecco-a-voi-gli-anni-Settanta-di-Corleone

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