mercoledì, novembre 13, 2013

Verso lo sciopero generale. Cgil-Uil: "A Palermo e provincia è un disastro"

Palermo 13 novembre 2013 – Ci saranno anche i sindaci a protestare assieme ai sindacati nel corteo di venerdì 15 nella piazza di Palermo per chiedere la modifica della legge di stabilità del governo Letta. Cgil e Uil Palermo  – che oggi hanno tenuto una conferenza stampa alla Camera del Lavoro di presentazione della manifestazione - prevedono la presenza di migliaia di lavoratori da città e provincia. Alla protesta partecipano anche gli studenti dell’Udu.
       “L’adesione del Comune di Palermo, dei comuni di Castellana, Altavilla, Trappeto, Corleone, e di tanti altri comuni che annunciano la loro partecipazione significa che i tagli stanno mettendo a dura prova il sistema degli enti locali, che non riescono a garantire più i servizi”, hanno detto i segretari generali di Cgil Palermo Maurizio Calà e di Uil Palermo Antonio Ferro illustrando oggi i numeri della crisi in vista dello sciopero generale di 4 ore di venerdì che a Palermo prevede  alle 10,30 il concentramento in piazza Massimo e un corteo che scenderà da via Cavour verso la  Prefettura.
La manifestazione sarà conclusa da un comizio davanti alla Prefettura luogo-simbolo della mediazione sulle grandi vertenze cittadine.  “Il tasso medio di disoccupazione nazionale è dell’11-12 per cento. Da noi è doppio: stiamo raggiungendo livelli eccezionali. Nel 2012 la cifra è stata del 19,4 e nel 2013 questo numero sta crescendo ancora. Per non parlare – hanno aggiunto Calà e Ferro - dell’incremento della cassa integrazione, che  è stato del 50 per cento, solo nella provincia di Palermo. Da noi la coesione sociale rischia di non reggere”.

  Il raddoppio del lavoro nero, con un operaio su due non  in regola nei cantieri; la crisi generale nell’edilizia in città con una perdita di 10 mila addetti dal 2008 al 2013 e salari a livelli di indigenza; le grandi aziende del settore private che chiudono, come la Fiat; 800 lavoratori metalmeccanici palermitani in cig e in mobilità da gennaio, lasciati da gennaio  senza il sostegno al reddito previsto dagli accordi;  la mancanza di commesse  del Cantiere Navale, con i lavoratori ancora in servizio – stamattina c’è stata un’assemblea - che da dicembre non avranno più prospettive. E ancora: le vertenze aperte alla Italtel, alla Serit.
     Ma  se tutta l’industria, il manifatturiero in particolare,  è in crisi, anche nel settore pubblico Regione e comuni sono in difficoltà. “Chiediamo ai sindaci che aderiscono di favorire la partecipazione dei lavoratori dipendenti”, hanno detto  la Funzione pubblica Cgil e Uil FPL-Uilpa.
    I sindacati della Funzione pubblica hanno denunciato per i dipendenti pubblici  una diminuzione delle retribuzioni dello 0,7  per cento nel 2011 e dello 0,6 nel 2012. “La perdita secca sugli stipendi è stata pari al 9,9 per cento. A ciò si aggiunga che in Sicilia la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici sono contrattisti, con retribuzioni medie di 750 euro mensili, ovvero al di sotto della soglia di povertà”. Fp  Cgil e Uil Fpl hanno contestato anche il decreto cosiddetto “salva precari”, trasformato di fatto in legge “ammazza precari”. “Questa legge – hanno denunciato i sindacati - dal 1° gennaio 2014  non consentirà il rinnovo dei contratti del personale a tempo determinato con grande nocumento per l’erogazione dei servizi sia negli enti locali che nella sanità siciliana”. E si tratta di un esercito di quasi 18 mila i precari nei comuni siciliani: di questi 5.200 lavorano nella sola provincia di Palermo. Mentre sono  2.500 i precari a rischio delle aziende sanitarie, di cui 900 solo a Palermo.
   La perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni ha avuto effetti drammatici: il  27,03 per cento della popolazione in Sicilia vive in povertà relativa, con un reddito di quasi mille euro al mese, mentre 180 mila famiglie si trovano in povertà in assoluta, in  condizioni di non potere fare nemmeno un pasto al giorno. Nella provincia di Palermo, 140 mila famiglie si trovano in condizioni di povertà relativa e 46 mila famiglie vivono in povertà assoluta. A Palermo e in provincia il 14,7 per cento delle famiglie ha un reddito al di sotto di 10 mila euro l’anno e il 30 per cento dei pensionati riceve una pensione integrata al trattamento minimo di  meno di 500 euro al mese. Il fondo nazionale politiche sociali per la Sicilia è   passato dai 35 milioni del 2010 a 27 milioni del 2013 e i servizi agevolati a favore di  anziani e poveri sono stati azzerati, a partire da  ticket e trasporto pubblico. “Chiediamo – hanno detto Cgil e Uil di recuperare potere di acquisto dei salari”.
 Nell’edilizia a Palermo e provincia esistevano fino al 2008 quasi 20 mila addetti. Ora, tra incompiute, cantieri annunciati e mai partiti e opere già finanziate e  finite nel dimenticatoio, il numero è sceso a 12 mila nel 20012 e nel 2013 si calcolano altri 2 mila operai in meno. Di pari passo, anche la massa salariale è diminuita del 16 per cento, passando da 135 milioni a 110. “Nei cantieri edili – ha detto Mario Ridulfo, segretario Fillea Cgil Palermo – fino al 2008-2009 il lavoro nero era al 30 per cento. Adesso supera il 50 per cento. Ed ‘ un dato stimato per difetto. Ci sono casi come quello scoperto in un cantiere di Bagheria, dove su 12 lavoratori 11 erano in nero. Ci sono imprese edili che nella crisi stanno aumentando i loro utili”. Infine i livelli di criticità esasperata delle aziende dei settori della chimica, dell’energia e del manifatturiero. “E la crisi – hanno aggiunto Cgil e Uil - coinvolge le aziende del settore plastico, che  stanno chiudendo tutte. I grandi gruppi come Enel, Eni, Terna, Italgas stanno riducendo gli investimenti. E il disastro riguarda anche le partecipate del Comune di Palermo: il processo di riorganizzazione atteso  da un paio d’anni viene continuamente spostato. In questo quadro inseriamo il fallimento  del servizio idrico integrato gestito da Aps nei 52 comuni del palermitano”.   


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