martedì, luglio 09, 2013

Papa Francesco a Lampedusa

Papa Francesco a Lampedusa
Papa Francesco ha stretto mani, baciato ammalati, preso in braccio bambini, e' voluto rimanere il piu' possibile fisicamente vicino alla gente. Il tragitto dal molo Favaloro al campo sportivo si e' trasformato in una sorta di processione con migliaia di persone letteralmente di corsa dietro la campagnola con a bordo il Pontefice
dal nostro inviato ALESSANDRA ZINITI
LAMPEDUSA - Quello che per tanti anni e' rimasto un grido nel silenzio degli abitanti di Lampedusa oggi 'e diventato un durissimo atto d'accusa. La "globalizzazione dell'indifferenza" l'ha chiamata Papa Francesco nella sua accorata omelia chiedendo perdono a nome di tutti per quei ventimila morti in fondo al Canale di Sicilia e per tutti quei migranti che ce l'hanno fatta tra tante sofferenze.
E per la gente di Lampedusa, che dall'alba ha accolto con incontenibile entusiasmo la visita del Pontefice, e' finalmente il giorno in cui la solitudine e l'abbandono lasciano il posto alla solidarieta' e alla speranza che, andato via il Papa, cambi veramente qualcosa. "L'Europa ci ha lasciati sempre soli, ora forse chi non ha voluto ascoltare noi vorra' ascoltare il Papa", dice la gente, quasi un passaparola.

Sfidando ogni protocollo, Papa Francesco non ha certo lesinato carezze, saluti e strette di mano a nessuno. Ai migranti che ha voluto incontrare sul molo Favaloro, a quelli che lo attendevano in prima fila alla Messa al campo sportivo, ai pescatori e alle loro famiglie che lo hanno accompagnato in mare fino alla porta d'Europa dove ha gettato in mare la corona di giacinti gialli e bianchi in memoria delle vittime, alle migliaia di lampedusani, turisti e pellegrini che ha voluto salutare per due volte girando nei corridoi ricavati tra la folla nel campo sportivo a bordo della semplice campagnola che ha voluto utilizzare per i suoi spostamenti a terra. Ha stretto mani, baciato ammalati, preso in braccio bambini, e' voluto rimanere il piu' possibile fisicamente vicino alla gente, a pochi centimetri di distanza. Non a caso il breve tragitto dal molo Favarolo al campo sportivo si e' trasformato in una sorta di processione con migliaia di persone letteralmente di corsa dietro la campagnola con a bordo il Pontefice.

Quasi paralizzata dalla commozione Giusy Nicolini, il sindaco che il Papa ha voluto accanto unica autorità civile gradita alla giornata lampedusana e che ha ancora una volta voluto ringraziare con un fuoriprogramma durante l'omelia. Emozionatissima, davanti al Papa, nel momento dell'accoglienza, la Nicolini e' riuscita a stento a dirgli 'grazie' poi si e' bloccata con le lacrime agli occhi e quando si e' ripresa giustificandosi con un 'e' troppo grande l'emozione', il Pontefice ha risposto:" e' troppo grande il dolore, qui sotto ci sono ventimila morti".

Alle 12.45, quando l'aereo con a bordo il Pontefice ha lasciato l'isola la festa e' continuata. L'isola e' rimasta colorata di giallo e bianco, i colori scelti per la visita, i colori della corona di fiori, delle magliette e dei cappellini e delle bandierine stampate per la visita. Alla gente di Lampedusa 'e rimasto un profondo sentimento di gratitudine e una rinnovata carica di solidarieta' nell'accoglienza, con la consapevolezza che i 166 disperati sbarcati all'alba di questa mattina dopo due giorni di navigazione saranno soli i primi di una lunga estate. Il mare 'e piatto, e ripartito il Papa a Lampedusa si torna a scrutare l'orizzonte.
 
(La Repubblica, 08 luglio 2013)


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