sabato, marzo 12, 2011

Scandalo fotovoltaico, Gip convalida il fermo di Vitrano. Coinvolto un altro deputato regionale?

Un impianto fotovoltaico
Il gip del Tribunale di Palermo Michele Alaimo ha convalidato il fermo del deputato regionale siciliano Gaspare Vitrano (Pd), fermato ieri sera a Palermo per concussione dopo avere ricevuto una mazzetta da 10 mila euro da un imprenditore. A confermare la convalida del fermo di polizia giudiziaria e' il legale di Vitrano, l'avvocato Vincenzo Lo Re che ha assistito all'interrogatorio durato circa 4 ore. Convalidato anche il fermo di Pier Giorgio Ingrassia, l'ingegnere che avrebbe fatto da mediatore tra il deputato e l'imprenditore. All'interrogatorio hanno partecipato anche i pm che coordinano l'inchiesta condotta dalla sezione di polizia amministrativa della Squadra mobile di Palermo. Nell'inchiesta sulle tangenti pagate per il fotovoltaico che ha portato all’arresto di Gaspare Vitrano, bloccato dalla polizia mentre intascava una mazzetta da diecimila mila euro, spunta il nome di un altro deputato regionale siciliano. Anche lui avrebbe avuto un ruolo nella vicenda. La posizione del secondo politico è stata sommariamente delineata negli atti dell'indagine che hanno preceduto il fermo di Vitrano. L'episodio non costituirebbe, infatti, un semplice caso di corruzione, ma viene ricondotto dagli investigatori a un consolidato “sistema” di corruzione che nel settore delle energie alternative imponeva agli imprenditori il pagamento di tangenti in cambio dello snellimento dei tempi per il rilascio delle autorizzazioni. Spesso venivano creati ostacoli burocratici artificiosi per indurre i titolari delle imprese interessate all’ installazione di impianti fotovoltaici a pagare le mazzette secondo un preciso tariffario. Lo scenario dell'inchiesta è stato delineato dal racconto di un imprenditore che aveva ottenuto in sub concessione lavori per la realizzazione di impianti fotovoltaici a Roccamena, nel Palermitano, e a Francofonte, in provincia di Siracusa. Da tempo, tuttavia, le due pratiche erano bloccate in alcuni decisivi passaggi burocratici. Per fare ripartire l'iter delle autorizzazioni si sarebbe fatto avanti Piergiorgio Ingrassia, un ingegnere ben introdotto nel settore dell'energia alternativa. Ingrassia non si è però presentato soltanto come un tecnico, ma come un elemento di collegamento tra la politica e le imprese. “Solo la politica può spingere il procedimento burocratico”, avrebbe detto Ingrassia all'imprenditore. L'imprenditore che sta collaborando con gli investigatori ha riferito che il tariffario presentato da Ingrassia prevedeva il pagamento di una tangente da diecimila euro per ogni Megawatt. A Roccamena, la potenza dell'impianto è di 7,5 Megawatt e quindi la mazzetta doveva essere di 75 mila euro. Ma Ingrassia aveva concesso uno sconto: chiedeva 50 mila euro, una cifra non contrattabile. Era ammessa, tutt'al più, una rateizzazione e il primo versamento doveva essere di almeno 20 mila euro, dieci per Vitrano e altri dieci per Ingrassia. All'appuntamento la vittima si è presentata con “soli” 10 mila euro. “Ci vedremo lunedì per il resto”, avrebbe detto Vitrano nel momento in cui ha intascato la rata. Non sospettava che tutta l'operazione fosse registrata dalle microspie e dalle telecamere della polizia. Siciliainformazioni.it, 12 marzo 2011

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