sabato, novembre 18, 2023

L’ANNIVERSARIO. Il sogno di Kennedy ora è illusione

John Kennedy

DI FURIO COLOMBO

Il giornalista rilegge il mito della Nuova Frontiera a sessant’anni dagli spari di Dallas. E anche il nuovo Robinson torna su JFK con un’intervista esclusiva allo scrittore James Ellroy

La “Nuova Frontiera” è stata una forte parola d’ordine per mobilitare la sua folla di elettori, in prevalenza giovani, bianchi, privilegiati e in cerca di un mondo nuovo. John Kennedy li ha guidati non verso la continua celebrazione del passato, ma verso la ricerca e la costruzione del futuro. Ciò che Kennedy voleva far capire alla sua giovane constituency era un modo di convivere con la guerra fredda non tanto voltandole le spalle (sarebbe stato un progetto non credibile e non realizzabile), ma piuttosto guardando a progetti più vasti, che non fossero legati esclusivamente alla forza delle armi. La grande capacità di John Kennedy fu proprio quella di passare dalla guerra alla pace, non attraverso la resa, l’arretramento,l’indebolimento, bensì attraverso la promessa della frontiera in cui, fatalmente, gli Usa sarebbero stati i protagonisti. John Kennedy non ha mai rinnegato un principio dominante della sua cultura politica: «Occorre una classe media fiduciosa che crede nella possibilità di svilupparsi, che crede nel sogno americano, che crede nel futuro». 


La visione di Kennedy era quella di tenere il Paese molto stretto intorno ai valori fondanti americani, cercando di trasformare anche le questioni politiche quotidiane in soluzioni di aggregazione invece che di divisione, di inclusione invece che di esclusione. Il problema dei diritti civili, cioè l’inclusione dei neri, è stata la più clamorosa e tempestosa vicenda di questa prima parte della presidenza Kennedy. Il fine ultimo, al di là del razzismo, era quello di avvicinare le classi, rendendosi conto che l’America era un groviglio di ceti e dislivelli di opportunità, e che non era mai stata sfiorata da rivolte di classe,perché la dinamica del cambiamento, nella vita degli individui, era troppo rapida per poter consentire che si formassero stagnazioni permanenti di esclusione. Il suo progetto era comunque più vasto. È con lui che è cominciata la politica delleequal opportunities , di quella uguaglianza sostanziale di accesso che ha cambiato le modalità nell’ammissione dei giovani a percorsi che erano ancora proibiti. 
I due principi detti affermative action e equal opportunities sono stati i due pilastri di una rivoluzione nelle leggi e nei comportamenti. 
È vero che quella rivoluzione è stata tecnicamente realizzata da Lyndon Johnson dopo l’assassinio di Kennedy e non da Kennedy stesso, che aveva avuto difficoltà a trovare sostegno alla Camera e al Senato. È comunque vero che il presidente della “Nuova Frontiera” ha realizzato la politica di inclusione che voleva dire: «Se a scuola vi insegnano che siete tutti americani, ebbene bisogna che sia vero, che si realizzi nella vita quotidiana, che appaia nelle scuole, nel lavoro, nel reddito ». 
Rimane una domanda grave e importante, dopo avere ripercorso con inevitabile entusiasmo i giorni, la vita, la moralità, la politica di John Kennedy. Quel delittoè stato l’opera di un pazzo oppure aveva un senso? Che cosa è morto con lui? Nelle “Carte Federali”, a cui Kennedy si ispirava, noi troviamo valori e punti di riferimento che gradatamente sono andati scomparendo nella vita americana contemporanea. 
Sono il pluralismo, il multiculturalismo, la rigorosa separazione fra religione e politica, il primato della scuola pubblica, come appassionatamente stabilito dal fondatore del sistema, il filosofo ed educatore John Dewey, l’idea che la scuola pubblica (tutta la scuola pubblica, dalle scuole materne al liceo) doveva essere il luogo di formazione del cittadino. 
Per questo è apparso così grave l’attacco alla scuola pubblica sia di Reagan e di Bush padre, sia, molto più aspramente, di Bush figlio, attraverso trasferimenti di fondi federali a singole famiglie usando pretesti religiosi («i genitori hanno diritto di educare i figli come vogliono»). In questo modo risorse indispensabili vengono sottratte alla scuola pubblica. 
Ma nonostante l’interruzione creata al momento dal presidente Joe Biden alla pericolosa sequenza di attacchi e svilimento della democrazia e alla Costituzione, private della tenace difesa di John Kennedy, il processo di smantellamento dei princìpi delle “Carte Federali” continua con fervore. 
Le varie aggregazioni religiose hanno ottenuto di svuotare le biblioteche scolastiche dei libri ritenuti anticristiani, invadendo il terreno della scienza. Il “creazionismo”, che nega la creazione del mondo al modo in cui secoli di scienza e di culture lo hanno narrato, è insegnato in molte università. Le “obiezioni” fondamentaliste che interrompono continuamente le conferenze e le classi universitarie mostrano che lo spazio, svuotato di cultura, viene continuamente occupato dalla non-cultura fondamentalista. Sì, l’uccisione di John Kennedy ha lasciato l’America orfana, trasfor-mando un sogno in una grande illusione.

DI FURIO COLOMBO

La Repubblica, 18/11/2023

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