domenica, giugno 03, 2018

Accadde 50 anni fa. L'assassinio di Kennedy, erede di Martin L. King

Robert Kennedy

Voleva portare Usa fuori dal tunnel dell'odio e dell'ingiustizia
Gina Di Meo
NEW YORK - "Amore, saggezza, solidarietà per coloro che soffrono, giustizia per tutti, bianchi e neri": cosi' Robert Francis Kennedy ricordava Martin Luther King dopo la sua uccisione, lui che da molti ne era in qualche modo considerato un erede. Era il 4 aprile del 1968: due mesi dopo, il 6 giugno, fresco di vittoria alle primarie della California e del South Dakota e con la strada praticamente spianata verso la Casa Bianca, il fratello minore del presidente Jkf subiva lo stesso tragico destino del reverendo icona dei diritti civili.

Una vita interrotta a 42 anni quella di Bob, quando dalla sala da ballo dell'Ambassador Hotel di Los Angeles, dopo il discorso di saluto ai suoi sostenitori, poco dopo la mezzanotte venne fatto allontanare passando per le cucine: fu in quel momento che diversi colpi di pistola vennero sparati contro di lui sotto gli occhi dei reporter e dei teleoperatori che lo seguivano. Uno dei proiettili gli perforò la tempia destra e si capì subito, nel panico generale, che la situazione era disperata. Rfk, così come veniva chiamato, morì ore dopo in ospedale.
Prima di perdere conoscenza, tra le sue ultime parole Bob disse: "E gli altri? Come stanno gli altri?". Il suo assassino fu subito preso: Sirhan Bishara Sirhan, un giovane palestinese che non vedeva di buon occhio il sostegno americano ad Israele durante la Guerra dei Sei Giorni. Condannato inizialmente alla pena di morte, quando questa fu abolita dallo stato della California la sua pena fu mutata in ergastolo.
Quello di Bobby Kennedy, dopo John Fitzgerald Kennedy e Martin Luther King jr, fu il terzo assassinio di alto profilo negli Stati Uniti in un arco di tempo durato circa un decennio caratterizzato da grandi trasformazioni sociali ma anche da molta violenza politica. Le rivolte razziali, a lungo represse, erano all'ordine del giorno e Rfk sembro' a tantissimi l'uomo giusto che avrebbe potuto far uscire dal buio la nazione. Era di visioni molto piu' di sinistra rispetto al fratello Jfk ed era al fianco dei poveri, sosteneva i diritti civili, l'attivismo della classe operaia ed era contro la guerra in Vietnam.
Nato a Brookline, alle porte di Boston, il 20 novembre del 1925, Rfk si laureo' ad Harvard nel 1948. Nel 1950 si sposo' con Ethel, figlia di un imprenditore di Chicago e dalla quale ebbe ben undici figli. Dopo una breve carriera come legale, dal 1959 si dedico' alla campagna presidenziale del fratello John che dopo la vittoria nel 1960 lo scelse come ministro della giustizia. Dopo l'assassinio di Jfk Robert lasciò il governo per candidarsi al Senato nel 1964. Qualche anno dopo decidera' di candidarsi alla presidenza.
Fu agli inizi degli anni '60 che si avvicinò anche al movimento per i diritti civili di Martin Luther King. La notizia della morte del leader afroamericano lo raggiunse mentre stava per tenere un comizio a Indianapolis. Nonostante gli fu consigliato di rinunciare per motivi di sicurezza, Kennedy decise lo stesso di salire sul palco e in una zona poco sicura della citta'. Nel frattempo in circa 60 citta' americane scoppio' la protesta che presto si trasformo' in vera e propria rivolta. Ai funerali del reverendo Bob fu accompagnato da Jackie Kennedy e, secondo le testimonianze dell'epoca, fu l'unico politico bianco ad essere applaudito.
Ansa, 03 giugno 2018

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