venerdì, settembre 05, 2014

Nel giorno di Dalla Chiesa, la Cgil invita lo Stato a dare concretezza alla lotta alla mafia



Un momento del dibattito al Cidma
Ieri Corleone ha ricordato Carlo Alberto Dalla Chiesa, il prefetto dei 100 giorni. A Corleone siamo profondamente legati a Dalla Chiesa perché, da giovane capitano di carabinieri, nel 1949 condusse le indagini e individuò tre degli assassini di Placido Rizzotto (Luciano Liggio, Pasquale Criscione e Vincenzo Collura), che la giustizia ingiusta di allora assolse ... per insufficienza di prove. Dalla Chiesa, insieme a Pio La Torre, innovò profondamente la lotta contro la mafia. Grazie a Dalla Chiesa e a Pio La Torre abbiamo oggi una legislazione antimafia molto efficace, a cominciare dall'art. 416 bis (il reato di associazione mafiosa) e dalla possibilità di confiscare i beni ai mafiosi. Oggi il riuso dei beni confiscati sta dimostrando che la società civile (specie se si migliora la sua concreta applicazione) può davvero avere restituito il "maltolto" dalla mafia.
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E non abbiamo dimenticato in una giornata come questa don Luigi Ciotti, presidente di Libera, minacciato di morte da Totò Riina, al quale (dopo l’odg proposto da me ed approvato all’unanimità dal consiglio comunale la sera dell’1 settembre) abbiamo manifestato ancora una volta la nostra stima e la nostra vicinanza. L’iniziativa di Corleone è stata organizzata dalla Cgil, dall’Arci, dalla Coop lavoro e non solo, dal C.I.D.M.A. e dal Comune di Corleone. Dopo la deposizione di una corona di alloro e di una corona di fiori davanti all’alto rilevo del prefetto collocato nell’atrio del complesso S. Ludovico, è iniziato il dibattito da me coordinato. Hanno partecipato il presidente della coop lavoro e non solo Calogero Parisi, il presidente del Cidma Marcello Barbaro, il segretario della Camera del lavoro di Palermo Enzo Campo, e la segretaria nazionale della Cgil, con delega alla sicurezza e alla legalità, Gianna Fracassi. Ha portato il saluto dell’Arma dei Carabinieri il colonnello Pierluigi Solazzo, comandante del Gruppo CC di Monreale. A seguire, il concerto di Luca Gennaro e Martina Lala.
La mattina del 3 settembre a Palermo la Cgil aveva tenuto una conferenza stampa, lanciando il suo invito al Parlamento ad accelerare misure forti nei confronti della criminalità organizzata, a partire  dal tema dei beni confiscati. Un appello esteso alla stessa Agenzia dei beni confiscati, perché intervenga per mettere in campo risorse e strumenti  per le  aziende  in amministrazione giudiziaria, alcune delle quali oggi versano in difficoltà finanziarie, con i lavoratori non pagati da mesi.  La richiesta di intervento  è stata lanciata, nel giorno del ricordo  di Carlo Alberto Dalla Chiesa, in una conferenza stampa dal segretario generale della Cgil di Palermo Enzo Campo, dalla segretaria nazionale Gianna  Fracassi, dal responsabile del dipartimento legalità e sicurezza del sindacato Luciano Silvestri, e dal segretario della Cgil di Corleone, Dino Paternostro.    


L’occasione è servita per fare un bilancio dopo 10 anni di amministrazioni giudiziarie e rinnovare la solidarietà a don Luigi Ciotti, minacciato dal boss Salvatore Riina proprio per  l’impegno rivolto ai beni confiscati.  A Palermo, dove  sono 390 le aziende confiscate alla mafia, ben più della metà rispetto alle 560 aziende confiscate in tutta la Sicilia, la Cgil oggi registra luci e ombre, esperienze positive, come quelle della cooperativa “Lavoro e non solo”, che gestisce 300 ettari di terreno a Corleone, con i lavoratori forti di garanzie contrattuali e iscritti alla Cgil. Ma anche “paradossi”. E’ il caso dell’Ati Group e delle altre due aziende edili del gruppo Aiello di Bagheria Emar ed Ediltecna). “Da quando, a fine 2013,  il patrimonio dell’Ati Group su decisione dell’Agenzia, è stato scorporato e acquisito all’erario, l’azienda si è ritrovata  in crisi di liquidità, senza più credito con le banche – ha affermato il segretario generale della Cgil Enzo Campo - Lo Stato di fatto ha tolto le risorse finanziarie all’azienda, ci sono 120 lavoratori che a giugno hanno ricevuto un acconto di 400 euro dello stipendio di febbraio e  cinque opere in corso per 40 milioni di euro di appalti che rischiano di restare delle incompiute:   gli ospedali di Bronte e di Barcellona Pozzo di Gotto, il mattatoio di Partinico, l’ampliamento della casa di cura  villa Santa Teresa e un lavoro al Policlinico di Palermo. Per i lavoratori chiediamo che la cassa integrazione per il 2014, ancora in sospeso, venga approvata in corsia preferenziale. E all’Agenzia, al ministero dell’Interno e a quello del  Lavoro, che risolvano il paradosso”. “La Cgil – aggiunge Campo - intende portare avanti a partire da Palermo una linea di iniziative, non in contrapposizione con la gestione straordinaria. A noi interessa difendere gli interessi dei lavoratori, chiediamo  il rispetto dei contratti e un lavoro continuativo, consapevoli delle difficoltà di mercato. Ma non ci possono essere inadempienze da parte dello Stato. La nostra impostazione  è che il lavoro porta valore, che con lo Stato si lavora e con la mafia no.  Non può passare l’idea che con lo Stato non si può cambiare”.    

     La segretaria nazionale Gianna Fracassi ha ribadito che l’impegno del sindacato nella lotta alla criminalità è totale. “Oggi sono 1.700  le aziende confiscate in Italia. E delle 1.200 in gestione da parte dell’Agenzia nazionale circa la metà è in chiusura, in fallimento o in definizione del suo ruolo imprenditoriale. Siamo stati tra i promotori del disegno di legge di iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro”  già depositato in Commissione e in via di  approvazione, che tra le sue norme prevede  forme di tutela per i lavoratori  delle aziende confiscate e anche  un fondo per le aziende, per superare le difficoltà nei rapporti con le banche. Non possiamo sprecare lavoro. Il messaggio ai lavoratori e al Paese deve essere che la legalità conviene. Chiediamo alle forze politiche di fare uno sforzo. E all’Agenzia che, superata la fase di stallo  della sua costituzione, si mettano in campo tutte le azioni per consentire  alle aziende di proseguire il loro lavoro”.

Il segretario della Camera del Lavoro di Corleone, Dino Paternostro,  ha illustrato la positiva esperienza della cooperativa  “Lavoro e non solo”, che ha promosso il riuso significativo di un bene confiscato con l’ingresso  dei prodotti agricoli nella filiera nazionale,  e che ha visto la partecipazione di 8 mila ragazzi italiani in 10 anni al lavoro nei campi. “Questa partecipazione massiccia ha creato una coscienza antimafiosa diffusa, una consapevolezza maturata dal basso – ha detto Paternostro – Chiediamo che l’esempio di Corleone sia seguito anche nelle altre città, a partire da Palermo,  mettendo a disposizione terreni confiscati per farne orti e giardini che aprano prospettive occupazionali e appartamenti confiscati per l’emergenza abitativa”.  
Nella mattinata del 4 settembre, la delegazione della Cgil composta da Gianna Fracassi, Luciano Silvestri e Dino Paternostro, insieme al presidente della coop "Lavoro e non solo" Calogero Parisi, e al coordinatore del Progetto "Liberarci dalle spine Maurizio Pascucci, ha visitato alcuni dei terreni confiscati alla mafia di Corleone in contrada Sant'Ippolito (dove i soci della coop e i giovani volontari stavano raccogliendo pomodoro) e in contrada Malvello.

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