mercoledì, luglio 09, 2014

Sos dal centro storico. "A Palermo c’e’ Vucciria":



Un momento della manifestazione in piazza Garraffello
Palermo 8 luglio 2014 - Sos dal centro storico. Oggi a piazza Garraffello si è svolta l’iniziativa "A Palermo c’è Vucciria", per alzare la voce e riaccendere i riflettori sullo stato di degrado del centro storico, sui palazzi pericolanti, l’immondizia per strada, i lavori che non partono, la fuga di residenti e commercianti. La Cgil e la Fillea Cgil, durante l’assemblea, hanno chiesto a gran voce di far ripartire i cantieri e piccoli interventi mirati al restauro. "Il centro storico sta morendo. Facciamo vucciria, rompiamo il silenzio a partire da questa piazza, cuore e simbolo della città antica - hanno detto il segretario Cgil Maurizio Calà e il segretario Fillea Mario Ridulfo - Il fatto che l’amministrazione e il consiglio comunale, con il vice sindaco Emilio Arcuri e con Alberto Mangano, siano venuti a questo incontro, è già un primo passo. 
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Non c’è solo un problema di risorse pubbliche, come sa bene l’amministrazione: bisogna mettere insieme un fronte di forze dal basso, sindacati, associazioni, cittadini, che il centro storico l’hanno a cuore, e investire risorse pubbliche e private in nome di una cultura del recupero".
Nella piazza trasformata in auditorium, con tavoli e sedie, per la ricorrenza dei morti delll’8 luglio del 1860, erano presenti gruppi di edili disoccupati, la soprintendente ai Beni culturali Lina Bellanca, la restauratrice Arianna Padrut, l’associazione partigiani (Anpi), l’associazione "Oltre le Mura" rappresentata dall’architetto Giovanni Franzitta, la vice presidente di "Salvare Palermo" Renata Prescia, il segretario nazionale della Fillea Walter Schiavella. Il sindacato ha chiesto di fare ripartire il settore dell’edilizia, dal centro storico alle periferie. "Bisogna partire dai nuovi bisogni sociali favorendo una riconversione del settore attraverso la riqualificazione urbana - ha detto Piero Ceraulo della Fillea nella relazione - Bisogna rendere conveniente per le piccole abitazioni, disabitate, disomogenee e abbandonate, diventare una sola costruzione, caratterizzata da una maggiore qualità edilizia e architettonica. E c’è un problema di professionalità: ogni anno l’Università di Palermo sforna 30 restauratori. Che fine fanno? Col centro storico che cade a pezzi non possiamo costringerli ad emigrare".

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