giovedì, luglio 10, 2014

Ecco la Corleone che non conosce Corleone!

La targhetta posta davanti la Chiesa Madre
PUBBLICHIAMO QUESTA NOTA DEL PROF.  CALOGERO RIDULFO, DA CUI TRASPARE AMAREZZA E DELUSIONE PER GLI STRAFALCIONI CONTENUTI NELLE TARGHE TURISTICHE ISTALLATE DAVANTI AI MONUMENTI DELLA NOSTRA CITTA'. IL MINIMO CHE POSSA FARE UN'AMMINISTRAZIONE COMUNALE SAREBBE CHIEDERE SCUSA E CORREGGERE IMMEDIATAMENTE GLI ERRORI. LO CHIEDIAMO A VIVA VOCE (d.p.)
di CALOGERO RIDULFO
Don Giovanni Colletto e prima di lui l’erudito Costantino Bruno, ma anche Nicolò Anzalone e più di recente Leoluca Pollara e Salvatore Mangano, hanno compiuto un lavoro preziosissimo nell’intento di fare emergere dal passato secoli di storia della nostra amata Corleone. Per una sorta di campanilismo, che è comune ad altri luoghi e ad altre genti della nostra Isola e dell’Italia tutta, nei loro scritti hanno spesso raccontato le vicende di un popolo, esaltandone il grande coraggio, gli avvenimenti di una terra, enfatizzandoli fino al punto di presentarla come l’ombelico del mondo.
La città delle cento chiese, dei due castelli, soprano e sottano, dei tanti palazzi nobiliari, delle tante famiglie di nobile rango che l’hanno popolata.

Il senso di appartenenza che gli “storici” locali (ogni paese ne ha almeno uno) tendono a trasmettere ai posteri li rende consapevoli della propria identità, anche se a volte  si tende ad esagerare nella convinzione di trovarsi nel luogo più interessante e bello del Pianeta. In questo esercizio sentimentale i più adusi ad interpretare il comune sentire sono gli amministratori locali,  che normalmente tendono  ad usare tutta la retorica di cui sono capaci, per esporre in chiave pubblicistica il luogo che rappresentano: ideale per un turismo di qualità, grazie alle pregevoli emergenze storico-architettoniche, alle immancabili opere artistiche di grande valore distribuite nelle chiese, al territorio sempre unico nella sua bellezza.
A questo ineluttabile destino non può essere sfuggita la città di Corleone, tanto che qualcuno ha ben pensato di rendere più gradevole la vacanza dei tanti turisti che approdano nella nostra Corleone collocando, nei luoghi più significativi del centro storico, delle targhe didascaliche di presentazione dei beni indicati.
Nella tarda primavera dell’anno 2014 la cittadina di Corleone si è rivelata con una nuova veste nel suo arredo urbano: ai piedi di un monumento architettonico, antistante una chiesa, davanti a una emergenza storica, sono posizionate delle locandine poggianti su sostegno bipede.  Incuriosito mi avvicino alla prima targa che incontro, per capirne di più, e dalla scritta deduco trattarsi di  breve presentazione del bene culturale. Dai relativi loghi posti in alto alla scritta  evinco che gli enti  interessati sono il Comune di Corleone, credo come ente proponente, e l’Unione Europea quale ente finanziatore, attraverso il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale.
Si tratta sicuramente di una iniziativa lodevole, utile a fornire ai turisti, sempre più numerosi nella nostra Terra, una breve descrizione storica, artistica e architettonica del bene che sta davanti a loro, così pure  ai concittadini, perché abbiano coscienza e consapevolezza della propria identità storica e culturale.
Decido pertanto, da cittadino, in veste da “turista per un giorno”, di tuffarmi indietro nella storia alla scoperta di quanto i nostri avi hanno a noi lasciato perché ne avessimo cura; ma è con vivo rammarico che devo ammettere di non essere riuscito a raggiungere il traguardo che mi ero fissato; dopo aver visionato alcune insegne ho dovuto, come si suole dire, gettare la spugna, per le troppe inesattezze che ho letto. Per non rimanere sul vago vado ad elencarle:
-          Nella targa posta sul lato occidentale delle mura della chiesa madre, leggo che il primitivo impianto medievale (sec. XIII) è stato completato nel 1148. Come è possibile che la chiesa madre nasca nel ‘200 e venga completata nel 1148? Benché non ammissibile un refuso in un supporto a carattere permanente, è chiaro che la data  che si voleva inserire è “1448”, così come riportato da Costantino Bruno e, a seguire da altri studiosi di casa nostra; se poi l’autore di questo grossolano errore avesse consultato il volume “Ecclesia Sancti Martini”, andato in stampa nel 2012, avrebbe appreso, come gli autori hanno dimostrato con ricerche d’archivio inconfutabili, che il 1448 è una data che sicuramente non ha significato il completamento dell’impianto medievale della chiesa.
-          Nella targa posta davanti la chiesa del Carmine sta scritto che la stessa venne eretta nel 1576, allorquando i Padri Carmelitani spostarono il loro convento dal sito del “Piano delle Donne”(oggi SS. Salvatore). Bene, anzi male, perché i Padri Carmelitani avevano il loro convento, almeno fin dal XIV secolo, al largo sant’Agata, che tutto si può dire tranne che si trovi al “Piano delle Donne”.
-          Nella targa posta davanti il santuario dell’Addolorata si legge che la chiesa è stata fondata dal giovane e colto sacerdote don Nicolò Toscano. Il fondatore della chiesetta non fu l’immaginario don Nicolò, bensì don Giuseppe Toscano.
-          Nella targa della chiesa dell’Immacolata si dice che la bellissima statua della Madonna ivi conservata, sarebbe stata scolpita da ignoto artista palermitano. Perfino i bambini dell’Istituto Comprensivo “G. Vasi  di Corleone, nel loro bel volumetto “Lingua, Arte, Storia, Tradizioni nella Chiesa dell’Immacolata”, dato alle stampe nel 2009, hanno scritto che la statua è “opera dello scultore Antonio Barcellona di Palermo, il cui nome è scolpito nel piedistallo della statua”. Diamo il giusto merito a questi bravi studenti, e leggiamo quello che scrivono.
-          Nella targa posta davanti la chiesa di san Leoluca sta scritto che la statua del santo Patrono è stata realizzata nel XVIII secolo. Come scrive lo storico dell’arte Antonino Giuseppe Marchese nel volume “Antonino Ferraro e la Statuaria Lignea del ‘500 a Corleone”, a pag. 20, la  statua di san Leoluca subì un intervento di rimaneggiamento nel 1561 ad opera dell’artista giulianese Antonino Ferraro; quindi era molto più antica rispetto al XVIII secolo.
La targa davanti al museo etno-antropologico
-          Nella targa posta davanti la porta del museo Etno-Antropologico, in via Asilo, c’è scritto che lo stesso sorge nei locali dell’ex monastero dei frati Olivetani a Corleone, costruito tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Trasecolo nell’apprendere che i frati Olivetani avrebbero fondato a Corleone il loro convento, è notizia a me sconosciuta.
-          Nella targa posta davanti la chiesa del monastero  del SS. Salvatore vien detto che “il santuario, di origine medievale, fu riedificato nel XVIII secolo per volontà di un non bene identificato cavaliere Salvatore. Il redattore della presente didascalia avrà fatto un poco di confusione nel consultare le sue fonti, le quali narrano dell’episodio del fantomatico cavaliere Salvatore, collocandolo però alle origini della fondazione, ovvero tra il XII e il XIV secolo.
-          Nella targa posta davanti al portone dell’ex Ospedale dei Bianchi può leggersi che “il complesso ospedaliero fu eretto nel 1649, per volontà della Compagnia dei Bianchi”. Non capisco da dove esca fuori tale data, in realtà l’Ospedale dei Bianchi già agli inizi del ‘500 era in piena attività.

Qui mi fermo nell’elencazione delle fanfaluche contenute nelle didascalie di presentazione degli “Splendori” della nostra Terra, ma ritengo sia legittimo porre ai responsabili del progetto e al sindaco, in quanto primo cittadino del Comune di Corleone, i seguenti quesiti: quali criteri si sono scelti nella selezione del personale per portare a compimento il programma? Da quali  fonti tale personale ha tratto le informazioni trasposte nelle locandine? Qualcuno ha visionato le didascalie prima di essere impresse su supporto permanente? Se no, perché?
Sappia signor Sindaco, che nei secoli passati tutti gli impegni di committenza prevedevano una clausola di tutela del committente, secondo la quale l’opera che si andava a realizzare, di qualunque portata, specie e qualità, andava vista, rivista e valutata da parte di personale qualificato; qualora non rispondente agli standard di qualità veniva fatto obbligo alla parte inadempiente di riparare al danno prodotto.
Non si vuol sapere chi materialmente ha condotto l’operazione, non è importante, ma non si dica che non è mancata la superficialità e il pressappochismo nella conduzione del programma, perché le fonti, qualora siano state consultate, lo  sono state  in maniera frammentaria, incompleta, superficiale. Non si vuol sapere qual è l’entità del finanziamento che l’Unione Europea ha concesso per la realizzazione del progetto, ma si vuol dire con determinata chiarezza che è ammissibile l’errore del privato cittadino che opera in proprio, ma a un ente pubblico che opera con i soldi della Comunità, e l’Amministrazione Comunale è tale, non è lecito commettere errori di tale portata.
Mi rivolgo con  dovuto e doveroso rispetto al Sindaco del Comune di Corleone,  per invitarla a porre rimedio, nei limiti del possibile, al certissimo danno d’immagine che in futuro potrà ricadere sulla nostra Comunità: se pure la gran parte dei visitatori che approdano nella nostra città non fanno molta attenzione alle dette targhe o, pur leggendole non riescono a percepirne i contenuti di ordine storico, cronologico, artistico, è altamente probabile che tali didascalie divengano oggetto di attenzione di studiosi e conoscitori di cose di casa nostra; non possiamo farci trovare così impreparati e divenire oggetto di facili critiche, farci deridere e accusare di ignoranza. Facciamo in modo che le troppe imprecisioni immortalate in quelle targhe, rimangano circoscritte il più possibile al nostro ambito paesano, si trovi il sistema per sostituire quelle più palesemente imbarazzanti.
Chiarisco anticipatamente di non aver titolo per esprimere la qualità delle didascalie, per ciò che concerne l’uso della sintassi e della punteggiatura, lascio ad altri tale compito, ma sembra che se n’abbia fatto un uso quantomeno rocambolesco; se ciò fosse vero caricherebbe ancor più pesantemente la nostra posizione di imbarazzante disagio.
Per concludere vorrei consigliare al Sindaco, cui va dato atto di aver posto, in campagna elettorale, la cultura al primo posto del suo programma di governo,  di non farsi parte attiva nella promozione di altre iniziative culturali; forse come Comunità non abbiamo la giusta preparazione, ne un buon livello di cultura generale e neppure sufficienti conoscenze sulla storia del luogo, ci riduciamo il più delle volte a collocare targhe commemorative nei posti meno azzeccati, non riusciamo a distinguere fra un aggettivo e un movimento artistico-letterario.
Sarebbe meglio fare una pausa di riflessione e, visto l’interesse per la valorizzazione dei nostri beni artistici-architettonici-ambientali, nonché per le personalità che hanno dato lustro alla nostra Terra, attivare iniziative di studio e di apprendimento, affinché Corleone possa conoscere Corleone.
Calogero Ridulfo

1 commento:

Mauriziodipa ha detto...

Che dire, difficile commentare. Il livello di incapacità, incompetenza, strafottenza e ignoranza è talmente evidente che risulta difficile aggiungere qualcosa a quanto scritto nell'articolo, senza lasciarsi andare ad insulti più o meno pesanti. Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Una sola parola: imbarazzante!