giovedì, dicembre 09, 2010

«Qualunquemente»: Cetto La Qualunque, tanto volgare ma fin troppo reale

di Riccardo Di Grigoli
Cetto La Qualunque (alias Antonio Albanese)
Erotizzante, menzognero, screanzato e anche tanto (ma proprio tanto) sgrammaticato. Cetto La Qualunque è così: prendere o lasciare. Se decidi di tenertelo stretto, allora devi anche essere disposto ad ‘ascoltarlo’. Non puoi solo ‘sentire’ le sue parole e ridere magari per una parolaccia lanciata apparentemente per caso. Dietro i suoi espliciti riferimenti goliardici degni della più bassa delle osterie, si nasconde una realtà straordinariamente aderente al mondo attuale. Antonio Albanese ha a lungo lavorato, insieme con il coautore Piero Guerrera, alla realizzazione di questo personaggio e adesso, dopo il successo ottenuto dal librino ‘Cchiù pilu pe’ tutti’ (in fase di ripubblicazione), si appresta a presentare l’uscita nelle sale cinematografiche italiane (il prossimo 21 gennaio) di ‘Qualunquemente’, film diretto da Giulio Manfredonia e nel quale lo stesso Albanese sarà l’indiscusso protagonista. Cetto La Qualunque, dunque. Un nome che già di per sé non può non far quantomeno sorridere e che richiama ad un primigenio disinteresse della madre nei suoi confronti. ‘Cetto’ sarebbe infatti diminutivo di Concetto, nome fin troppo comune in Calabria. ‘La Qualunque’ invece, appare come una “delega a medici ed infermieri affinché facessero un po’ come gli pareva”. Ma quale vuole essere il messaggio di cui Cetto, politico calabrese paramafioso, vuole farsi portavoce? A vedere un suo comizio sembra quasi che egli possa controllare il mondo: la natura, che anche se venisse coperta da colate di cemento, non rappresenterebbe una grossa perdita per l’umanità, la sanità pubblica, assolutamente inutile se paragonata alla privata, l’emergenza rifiuti, problema irrisolvibile e che dunque può restar tale o ancora l’accoglienza agli immigrati, stigmatizzata da un indifferente cenno di saluto con la mano. Per lui questi non sono ‘problemi reali’, ma fastidi che possono essere tranquillamente mandati ‘a quel paese’ (per dirla in maniera più pulita rispetto a quanto non faccia lui). Eppure, nell’esasperare certi aspetti della sua ‘ingombrante’ personalità, Cetto tratteggia in fin dei conti una realtà che in qualche maniera deve pure essere stata fonte di ispirazione. Antonio Albanese, figlio di emigrati siciliani trapiantati in Lombardia, attraverso questo divertente personaggio cerca di salvare quanto di più bello il meridione ha da offrire. La sua satira è una denuncia forte, senza mezzi termini. Poco importa se volgare, anzi, meglio che lo sia, così fa più ‘rumore’. Ma il suo forte ‘ego’ rischia però di creare falsi miti. Prenderlo a modello è quanto di più sbagliato si possa fare. Ecco allora che lo slogan ‘Prima voti e poi rifletti’ può essere utile a creare un corto circuito, soprattutto in quei giovani che in Cetto riconoscono i tratti del successo e del prestigio di cui sono alla disperata ricerca. ‘Cchiù pilu pe’ tutti’, ‘I have no dreams. Ma mi piace ‘u pilu’ e tanti altri slogan del simpatico personaggio, sono ormai entrati nel vocabolario dei suoi estimatori che, sin dal suo esordio (datato anno 2003), lo seguono con profondo affetto. In fin dei conti, con Cetto La Qualunque, Albanese mette semplicemente a nudo la parte più guascona e volgare di noi. Nel farlo però ci permette di ridere, di riflettere e di indignarci. E’ questa la chiave del suo successo.
Siciliainformazioni, 08 dicembre 2010

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