martedì, luglio 20, 2010

Intercettazioni, il governo fa dietrofront. I finiani esultano, Berlusconi deluso

MILANO - Il governo ha presentato il suo atteso emendamento al ddl intercettazioni. E in un colpo solo ha deluso le attese di Berlusconi ed esaltato i finiani consegnando loro una vittoria politica. Il costo dell'intesa tra le due anime del Pdl è stato infatti un corposo alleggerimento delle restrizioni per i giornalisti. Con il nuovo testo curato dal sottosegretario Giacomo Caliendo, in questi giorni tirato in ballo a più riprese dall'inchiesta P3, le intercettazioni saranno ancora pubblicabili. Ma solo quelle essenziali alle indagini, e naturalmente solo quando vengono rese note alle parti, come accade adesso. Un orientamento che è agli antipodi della linea dettata dal premier, che infatti commenta: «Questa legge così non risolve nulla. Anzi, lascia tutto com'è». Al contrario, si mostra soddisfatto il presidente della Camera Gianfranco Fini: «Oggi è stato raggiunto un punto di compromesso, ha prevalso il buon senso». Un modo per sottolineare di aver vinto un altro round nel duello ormai perenne con i berlusconiani. Tanto che il cavaliere sbotta: «Questo testo non lascerà gli italiani parlare liberamente al telefono e l'Italia non sarà un Paese davvero civile». Per il presidente del Consiglio, inoltre, l’iter di approvazione del disegno di legge sulle intercettazioni mette in evidenza «un difetto della nostra democrazia che è costruita su un’architettura costituzionale non in grado di introdurre interventi di ammodernamento».

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