giovedì, aprile 18, 2019

Il personaggio. Spia o doppiogiochista? Vaccarino, sindaco dei misteri

Antonio Vaccarino

È stato primo cittadino di Castelvetrano tra il 1982 e l’83 e ha sempre rivendicato di essere un “ uomo dello Stato” Ma sono tanti i punti oscuri
Per tre anni, fra il 2004 e il 2006, si scambiava pizzini con l’imprendibile Matteo Messina Denaro. «Ma ero un infiltrato dei servizi segreti», esordì quando la procura di Palermo cominciò ad indagare su di lui. Il professore Antonio Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano fra l’ 82 e l’ 83, ha sempre rivendicato di essere un « uomo dello Stato » . Anche se aveva avuto una condanna per traffico di droga e due pentiti – Vincenzo Calcara e Giacoma Filippello – lo accusavano di essere stato il braccio operativo di Francesco Messina Denaro, il padre di Matteo, al Comune.

Mistero Vaccarino. Il Sisde dell’allora generale Mario Mori confermò che faceva l’infiltrato speciale e l’inchiesta venne archiviata, poi quando la storia uscì sui giornali arrivò una lettera al professore: « Lei ha buttato la sua famiglia in un inferno. La sua illustre persona fa già parte del mio testamento. In mia mancanza verrà qualcuno a riscuotere il credito che ho nei suoi confronti. Firmato M. Messina Denaro » . Una condanna a morte, però Vaccarino ha continuato a vivere tranquillamente a Castelvetrano. E, da qualche tempo, addirittura, frequentava anche mafiosi di un certo rango, come Vincenzo Santangelo.
Mistero Vaccarino. Lui ha sempre sostenuto di non avere mai intrattenuto rapporti particolari con Francesco Messina Denaro e col figlio: «Io sono stato solo un sindaco molto amato » , ripeteva. Ma Matteo Messina Denaro scriveva di lui a Bernardo Provenzano: « Tengo a precisare che per me è una brava persona, che voglio bene e stimo… io so che lui agirà sempre in bene per tutti noi e per la nostra causa». E nell’archiviazione i pubblici ministeri di Palermo hanno scritto: «Nel comportamento di Vaccarino sono indubbiamente ravvisabili talune zone d’ombra e altrettanto indubbiamente talune dichiarazioni rese in sede di interrogatorio appaiono reticenti e fuorvianti su punti non secondari, mentre – per altro verso – risulta difficile spiegare il suo personale successo nei rapporti con i capi di Cosa nostra e con un pericoloso ed astuto latitante come Messina Denaro».
Chi è davvero Antonino Vaccarino? Ha sempre continuato a gestire l’unico cinema della città, «il primo aperto in Sicilia, nel 1898 — si vantava — mio nonno aveva conosciuto i fratelli Lumiere ».
La sua grande passione, la politica: negli anni Ottanta era stato componente della segreteria Fanfani. Più di recente, invece, si era lanciato sui social per i suoi proclami tutti scanditi da slogan antimafia; aveva persino rilanciato l’anatema di Papa Wojtyla nella Valle dei Templi. E ribadiva spesso di essere «vittima di una persecuzione » messa in campo del pentito Calcara. Voleva riscrivere la storia.
Ma davvero Vaccarino aveva lavorato per lo Stato? Oppure faceva il doppiogioco, per alimentare i suoi contatti con Messina Denaro?
Ripercorrendo nuovamente questi eventi, va ricordato un dato di cronaca intervenuto più di recente su quel direttore del Sisde che allora curò l’operazione: Mario Mori, oggi generale del Ros in pensione, è stato condannato in primo grado a 12 anni nel processo Trattativa Stato- mafia. Resta il mistero Vaccarino.– s.p.
La Repubblica Palermo, 17 aprile 2019

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