sabato, aprile 13, 2019

Piana degli Albanesi e Sciacca, il filo rosso della memoria


di ILARIA ROMEO 
Cerimonia di gemellaggio in onore di Accursio Miraglia e delle vittime di Portella della Ginestra. L’atto sottoscritto dai sindaci delle due città: “Un regalo alle nuove generazioni, affinché facciano tesoro del sacrificio di chi li ha preceduti”
Si è svolta oggi (11 aprile) al Multisala Campidoglio di Sciacca la cerimonia di gemellaggio tra la città in provincia di Agrigento e Piana degli Albanesi, nel Palermitano, nel nome del sindacalista Accursio Miraglia e delle vittime di Portella della Ginestra. A sottoscrivere l’atto di gemellaggio i sindaci Francesca Valenti e Rosario Petta, “per legare sempre di più le nostre comunità, mantenere viva con ogni mezzo la memoria comune, perpetuandola e consegnandola alle nuove generazioni, affinché facciano tesoro del sacrificio di chi li ha preceduti”.

“Non sono in molti a ricordarlo – raccontava un paio di anni fa Emanuele Macaluso, segretario generale della Cgil Sicilia dal 1947 al 1956, in un’intervista rilasciata a Rassegna Sindacale in occasione del 70° anniversario di Portella della Ginestra – ma dall’inizio del 1947 e fino a prima dell’attentato erano stati ammazzati già tre sindacalisti: tutti uomini di valore, dirigenti e militanti del calibro di Accursio Miraglia, Pietro Macchiarella, Nunzio Sansone. Anche se va detto che le intimidazioni, quando non addirittura gli atti terroristici contro il movimento sindacale e i suoi leader erano cominciati nell’immediato dopoguerra, con l’attentato del 16 settembre ’44 a Girolamo Li Causi, all’epoca segretario del Pci siciliano, avvenuto durante un comizio a Villalba”.
Alla constatazione degli intervistatori: “A cadere sotto i colpi della mafia erano soprattutto sindacalisti della Cgil…”, Macaluso rispondeva: “Esclusivamente. Della Cgil unitaria fino al 1948, della Cgil post-scissione in seguito. Andrea Raja, Gaetano Guarino, Nicolò Azoti, erano tutti sindacalisti della Cgil e, in particolare, dirigenti del movimento contadino e bracciantile. E del resto furono compiuti soprattutto tra i capi delle lotte per la terra i primi omicidi della criminalità organizzata agli inizi del Novecento, da Luciano Nicoletti a Bernardino Verro, e nel tragico marzo-aprile del 1948, con gli efferati assassini di Epifanio Li Puma, Placido Rizzotto e Calogero Cangelosi”.
E proprio di Portella della Ginestra parlerà Emanuele Macaluso il prossimo 15 aprile, alle ore 17.00, presso la sede della Cgil nazionale, in occasione della presentazione del suo libro “Portella della Ginestra. Strage di Stato?” (Castelvecchi, 2018), che vedrà la partecipazione del segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Un volume importante, all’interno del quale l’autore cerca di rispondere a due interrogativi fondamentali: quali sono le ragioni nascoste dietro la strage di Portella della Ginestra? Quali gli intrecci tra mafia e poteri politici?
Con prosa nitida e avvincente, Macaluso indaga i retroscena di quella che può essere definita la prima strage di Stato italiana. Lo scenario da cui prende le mosse è quello della Sicilia del dopoguerra, in preda a turbolenze sociali, attraversata da correnti separatiste che inglobano tutte le forze antistatali; dello sbarco degli Alleati nell’isola nel 1943, che risveglia una mafia dormiente e si sostituisce al fascismo come strumento di controllo sociale e politico; della miseria estrema, del mercato nero, del banditismo. Testimone diretto delle sparatorie di piazza a Villalba, il 16 settembre 1944, Macaluso vi scorge l’inizio di una storia sanguinosa di cui la strage di Portella è solo un momento: non un atto isolato attribuibile alla sola spietatezza del bandito Giuliano, ma un tassello di un mosaico più ampio che questo libro mira a ricostruire.
Rassegna sindacale, 11 aprile 2019
Ilaria Romeo è responsabile Archivio storico Cgil nazionale


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