mercoledì, aprile 10, 2019

Film "Il Delitto Mattarella": la parte “ rubata” da Miccichè attore per forza


Emanuele Lauria
Già è difficile dover sopportare la concorrenza dei colleghi, quella dei politici è sorprendente e francamente insopportabile». Dario Tindaro Veca è un attore siciliano che ha una rimostranza del tutto originale da fare: denuncia il fatto che l’ex ministro e sottosegretario Gianfranco Miccichè, oggi commissario di Forza Italia in Sicilia e presidente dell’Ars, gli ha rubato una parte cinematografica. Una polemica clamorosa, esplosa senza fragore nel giorno della presentazione dell’ultimo lavoro di Aurelio Grimaldi, che ha come oggetto un grande fatto di cronaca e di storia dell’isola, il delitto Mattarella. Grimaldi ieri ha parlato del film — al termine della lavorazione — proprio accanto a Miccichè, annunciando l’insolita presenza dello stesso esponente forzista nel cast: a lui è stata affidato il ruolo del comunista Michelangelo Russo, suo predecessore alla guida di Palazzo dei Normanni al tempo dell’omicidio di Piersanti Mattarella. Notizia certamente curiosa: sia perché Miccichè — evidentemente — non è un attore di professione e sia perché è chiamato a interpretare la parte di un comunista, per quanto migliorista. La riproposizione del compromesso storico, quarant’anni dopo.

Grimaldi ha spiegato così la scelta di portare il fedelissimo di Berlusconi sul set: « Se qualcuno mi avesse chiesto un parere su Miccichè avrei detto che è un mio nemico politico. Eppure, mentre preparavo il film su Mattarella, rimasi colpito ascoltando una sua dichiarazione temeraria in tv dove attaccava il ministro Salvini sui migranti. Non me l’aspettavo... ». E Micciché, di rimando, ha ringraziato per il “cameo” che gli è stato affidato: «Quando un registra di sinistra decide di fare un film a Palermo ho sempre paura che si faccia demagogia ma di Grimaldi ho riconosciuto la buona fede e l’onestà intellettuale. Vestire i panni di Michelangelo Russo è stata per me un’esperienza molto particolare, del tutto nuova e veramente emozionante ».
Ma poco lontano da questa kermesse ufficiale, con tanto di siparietto fra Grimaldi e Micciché, un attore siciliano - è nato a Patti ma vive fra Terrasini e Partinico non nasconde il suo disappunto, per un retrosceno anch’esso sorprendente. È appunto Dario Veca, volto caratteristico presente in film e fiction di successo: dai “ Cento Passi” di Marco Tullio Giordana ai due lungometraggi di Pif: “ In guerra per amore” e “ La mafia uccide solo d’estate”. Fino al « Giovane Montalbano » . Veca rivale che era lui il presidente dell’Ars prescelto in un primo momento dalla regia. E fa vedere le mail scambiate con la produzione e il contratto che porta la data del 26 febbraio e la firma di Grimaldi. Nell’intestazione si legge: « Contratto di collaborazione nel ruolo di attore per il personaggio di: presidente dell’Assemblea regionale siciliana » . Veca mostra pure il copione della scena che avrebbe dovuto vederlo coprotagonista: l’elezione del successore di Mattarella, Mario D’Acquisto, con uno scontro a Sala d’Ercole fra Michelangelo Russo e Pio La Torre. Poi che è successo? «Mi ha chiamato Grimaldi e mi ha detto che era molto dispiaciuto ma che il dottore Micciché - dice l’attore - gli aveva chiesto di fare la parte di Russo. Non ci potevo credere. Accetto la concorrenza di altri attori, ma di un politico no » . E quindi? « Ho dovuto accettare la parte del capogruppo della Dc. Ma, se permette, io volevo fare il presidente dell’Ars. Non è la stessa cosa...».
La Repubblica Palermo, 10 aprile 2019

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