sabato, gennaio 31, 2015

Fallisce l'Ato, 17 comuni del Palermitano senza raccolta rifiuti



Il curatore considera i 277 dipendenti "in quiescenza": niente stipendi e nessun obbligo di lavorare. Allarme da Altofonte a Santa Cristina Gela. Appello dei sindacati al prefetto
di LUIGI GULLO
Da oggi in 17 comuni della provincia di Palermo non verrà svolta la raccolta dei rifiuti. Si tratta di Altofonte, Belmonte Mezzagno, Bisacquino, Campofiorito, Camporeale, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Corleone, Giuliana, Monreale, Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi, Prizzi, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Santa Cristina Gela. Sono questi i comuni che rientrano nell'Ato servito dalla "Alto Belice Ambiente". Un bacino di oltre 117.000 abitanti. I 277 dipendenti della società che si occupa del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti hanno deciso di incrociare le braccia e si sono dati appuntamento dinanzi la Prefettura di Palermo di Via Cavour dove in queste ore è in corso un sit-in. Dopo il decreto di fallimento emesso dal Tribunale Civile di Palermo, IV Sezione Civile e Fallimentare, il 22 dicembre, nessuna soluzione è stata ancora trovata per salvare la società. L'assessore regionale al Territorio, con delega ai Rifiuti, Vania Contrafatto, ha istituito da ieri un tavolo permanente presso il dipartimento Rifiuti di viale Campania. Vi prenderanno parte delegazioni di sindaci, sindacati e alcuni esperti del settore.



Ma la vicenda ha raggiunto una fase di stallo. Cristina Bonomonte, curatore fallimentare dell'Alto Belice Ambiente, con
una nota inviata il 27 gennaio al commissario straordinario dell'ente Taverna, ha voluto sgombrare qualsiasi dubbio sulla posizione dei 277 lavoratori dell'Ato: "Considerata la natura del contratto di lavoro  -  si legge nella nota -, lo stesso è entrato in una situazione di quiescenza, fino al momento in cui gli organi fallimentari non decideranno di sciogliere (con il licenziamento) il rapporto, ovvero proseguirlo, e ciò solo nell'ipotesi di esercizio provvisorio autorizzato dal Tribunale". "Fino a quel momento, pertanto, - spiega il curatore fallimentare - non sussiste alcun diritto per il lavoratore a percepire la retribuzione e, conseguentemente, non vi è obbligo alcuno di corrisponderla. Con il fallimento l'impresa entra in una fase statica e quindi i rapporti di lavoro devono ritenersi temporaneamente sospesi, con conseguente stato di quiescenza dei diritti ed obblighi reciproci".

Il curatore ha inoltre specificato che non ritiene di utilizzare le prestazioni del dipendente a causa delle esigenze della procedura, ed è quindi sua facoltà sciogliere il contratto tramite l'intimazione di licenziamento, "la quale ha efficacia retroattiva alla data della dichiarazione di fallimento". Nessun dubbio quindi sulla questione stipendi. "Il Tribunale non ha disposto l'esercizio provvisorio e dunque i rapporti di lavoro sono allo stato sospesi, con conseguente impossibilità dei lavoratori di rendere la prestazione in favore della società fallita". I sindacati hanno aperto da oggi formale vertenza.

"E' fondamentale - spiegano Valerio Lombardo (Fp Cgil), Dionisio Giordano (Fit Cisl) e Nino Celano (Uiltrasporti) - che le istituzioni, la politica e lo stesso tribunale fallimentare intervengano per evitare emergenze igienico sanitarie, sociali e di ordine pubblico che sono già dietro l'angolo e che, fino ad oggi, sono state evitate dal grande senso di responsabilità dei lavoratori, che hanno reso comunque il servizio nonostante il mancato pagamento di ben tre stipendi e l'incertezza sul futuro".

La protesta dei lavoratori continuerà anche domani con il sit-in davanti alla prefettura di Palermo. "Confidiamo che il prefetto di Palermo possa condurre a ragionevolezza tutti gli attori coinvolti. Abbiamo atteso fino ad oggi la soluzione del problema  -  concludono i tre sindacalisti  -, che passa a parere nostro o attraverso l'autorizzazione dell'esercizio provvisorio da parte del tribunale o il passaggio immediato dei lavoratori alle Srr. Allo stato attuale, risulta complicato arginare le reazioni spontanee dei lavoratori, sono davvero esasperati".
La Repubblica – Palermo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che si dovesse arrivare a questa situazione era facilmente prevedibile al momento in cui la "POLITICA" ha creato i carrozzoni ATO per sistemare i defenestrati della politica stessa, i parenti e gli amici degli amici. Si sapeva già che questo carrozzone avrebbe provocato gravi danni economici ai Comuni che ne hanno fatto parte in quanto i costi altissimi per mantenere in vita gli ATO erano fuori da qualsiasi immaginazione e che nemmeno mamma Regione era in grado di mantenere all'infinito. Le spese spropositate per locali, mezzi, consiglio di amministrazione, personale..... sono stati posti a carico dei cittadini che pagano profumatamente un servizio scadente come ad esempio quello svolto per il Comune di Corleone che malgrado abbia iniziato da più di un anno la raccolta differenziata ha prodotto un solo risultato e cioè quello che il paese e tutto il territorio è sempre più sporco. E' vero i cittadini non collaborano così come dovrebbero fare ma il servizio reso lascia molto a desiderare e l'Amministrazione Comunale sta a guardare. La gente è stanca di pagare un servizio che non funziona e che viene a costare tantissimo ed infatti il risultato è che tantissimi non pagano sia perchè non se lo possono permettere sia perchè il Comune non è in grado di concludere le procedere nei confronti dei cittadini morosi. L'ATO è fallita e quelli che ne stanno pagando le conseguenze sono gli operai senza stipendio e i cittadini che malgrado abbiano già pagato si ritrovano con cataste di immondizia in ogni angolo delle strade. E' impensabile creare dei nuovi carrozzoni con questi costi. Il personale degli ex ATO che dovrebbe essere assorbito dagli ARO e/o da ditte private non può assolutamente pretendere il pagamento degli stessi stipendi che venivano elargiti dall'ATO. I sindacati se veramente desiderano il bene dei lavoratori e il mantenimento dell'occupazione devono dare in questo senso un segnale. Come cittadino e così penso tantissimi come me sono disposti a pagare un servizio ma a patto che lo stesso funzioni correttamente e puntando seriamente sulla raccolta differenziata. Forse non sarebbe il caso così come avveniva prima che il servizio della raccolta rifiuti soli urbani ritorni nuovamente ad essere gestito autonomamente dai singoli Comuni a condizione che si trovi una scappatoia per l'assunzione del personale ex ATO garantendogli lo stesso stipendio degli impiegati comunali? Antonio