domenica, settembre 30, 2012

San Vito Lo Capo, al "Cous-Cous Festival" 250 mila visitatori


Si è chiusa a San Vito Lo Capo con un bilancio di circa 250 mila visitatori la quindicesima edizione del Cous Cous Fest, il festival internazionale dell’integrazione culturale, organizzato dal Comune di San Vito Lo Capo in collaborazione, da oltre dieci anni, con l’agenzia di comunicazione Feedback. Per una settimana nella cittadina del trapanese è andata in scena una festa non solo di musica, degustazioni e spettacoli ma anche di culture. E’ anche attraverso il cibo, infatti che popoli, religioni e etnie diversi possono stare insieme e nutrirsi reciprocamente attraverso lo scambio e il confronto. E’ la “magia” del cous cous, piatto povero nato nei deserti del Maghreb, diventato a San Vito Lo Capo simbolo di pace e integrazione.

E’ stato un compleanno da ricordare quello della rassegna sanvitese che quest’anno ha spento 15 candeline con un programma che ha visto la presenza di grandi ospiti, come Edoardo Bennato, Fiorella Mannoia, Goran Bregovic, Mario Venuti, Vladimir Luxuria, Andy Luotto e Fede&Tinto.
Il pubblico ha premiato un programma qualificato che quest’anno ha ospitato anche la Giornata europea della cooperazione territoriale, promossa dalla Commissione Europea e organizzata dal Programma Interact in tutta Europa per diffondere i principali risultati della cooperazione territoriale, evidenziando il valore aggiunto del contributo dell’Unione Europea allo sviluppo dei territori e al benessere delle popolazioni coinvolte.
“Siamo fieri di questo risultato – ha detto Matteo Rizzo, sindaco di San Vito Lo Capo – che conferma il Cous Cous Fest come uno degli eventi di maggiore rilievo nel panorama nazionale. La manifestazione ha un’identità forte e molto qualificata, la sua fama è sempre crescente e attira turisti da tutto il mondo. Gli “ingredienti” su cui si basa sono semplici ma unici: integrazione, pace e amicizia che creano a San Vito Lo Capo un’atmosfera speciale”.
Sono stati oltre 38mila i ticket di degustazione venduti durante i cinque giorni, record storico di incassi di una manifestazione che vede coinvolte nell’organizzazione 400 persone tra chef, autisti, personale di sala, hostess, sommelier, addetti al villaggio e alla sicurezza, accompagnatori e interpreti. Anche quest’anno è stata grande l’attenzione mediatica con articoli, tra gli altri, sulla stampa spagnola, francese, tedesca e giapponese.
Ed oltre 10 mila litri di vino siciliano sono stati consumati al villaggio gastronomico, insieme a quasi 2 mila litri d’olio, 6 tonnellate di semola di grano duro e quasi 40 mila porzioni di dolce siciliano tra cassatelle, cannoli e sfince. Il centro storico di San Vito Lo Capo, complice anche il caldo record che completava la suggestione africana, è stato invaso da un fiume di visitatori e turisti: tantissimi gli stranieri, i russi, i tedeschi, i danesi. Soddisfazione è stata espressa anche dai main sponsor istituzionali, la multinazionale internazionale Electrolux, Unicredit, Bia Italia Spa e Sicilconad.
 “E’ il cous cous la star della festa – ha detto Vladimir Luxuria, tornata con passione a San Vito Lo Capo – noi siamo solo contorni che servono a esaltarne il sapore. A dispetto dell’egoismo, della speculazione e delle economie virtuali il cous cous è generosità e concretezza di gusto che fa impazzire ogni papilla gustativa. Il cous cous, qui, non è in crisi.” Le fa eco il giornalista Paolo Marchi, al timone della giuria internazionale che quest’anno ha premiato nuovamente la Francia, rappresentata dalla chef Alice Delcourt, “il cous cous a San Vito è una religione. In questa cittadina il Cous Cous Fest, con i suoi cento volti e i milioni di sorrisi, permette a tutti di capire quanto è vivo e profondo il mondo, profumato da questa bontà che la cucina creativa contemporanea ancora sfiora. Ho colto uno spirito allegro e un impegno diffuso perché la stagione turistica duri il più a lungo possibile, tanto per sfatare tanti luoghi comuni sul Meridione d’Italia. Ci sono posti al Nord che dovrebbero andare a lezione dai sanvitesi. Qui si vive e altrove si vivacchia, che è un po’ morire”.
SiciliaInformazioni.it, 30 settembre 2012

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