lunedì, settembre 24, 2012

Il primo movimento contro il pizzo è nato nei feudi siciliani

I contadini in lotta
di PIPPO ODDO
Il primo movimento contro il pizzo è nato nei feudi. Sì, è proprio così. Ma non voglio mitizzare nulla; anzi comincio con lo sfatare la fola che i contadini fossero per loro natura il contraltare della mafia. I contadini si misero di traverso ai campieri mafiosi solo dopo che i primi decreti Gullo del 19 ottobre 1944 e l’azione assidua della Federterra fecero capire loro che i vecchi patti agrari erano iniqui e le terre incolte e mal coltivate un’offesa alla loro miseria e un attentato all’economia.
Da quel momento fu tutto un susseguirsi di lotte per la terra e per fare ottenere ai contadini il 60% del prodotto e l’abolizione di tutte le forme di pizzo, come la guardiania, u fumu di la cannila, u funnu da quarara, e altri residui feudali come i carnaggi, ossia i polli, i galletti e i formaggi, che il metatiere doveva corrispondere al padrone. La reazione di lor signori e dei loro gendarmi fu feroce. Sono lì a dimostrarlo le decine di sindacalisti uccisi e le diverse migliaia di contadini denunziati. Ma le campagne divennero però teatro di una democrazia diffusa che aveva nelle leghe della Federterra e nei “Consigli di feudo” dei formidabili presidi democratici, che fondavano la loro azione conformemente alla legge (decreti Gullo). Non sarebbe allora il caso di far tesoro di quella esperienza, che portò i contadini sul davanti della storia? Sarebbe forse un proposta insensata costruire anche nei paesi, nei quartieri dei grandi agglomerati urbani e negli stessi condomini dei presidi antipizzo sul modello delle leghe e dei consigli di feudo? E magari tentare di mettere in piedi una sorta di nuovo “Comitato di solidarietà democratica” per assicurare la difesa gratuita a chi denuncia o subisce pesanti intimidazioni?

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