venerdì, maggio 13, 2011

Palermo, preghiera per le vittime gay davanti alla chiesa di Santa Lucia chiusa

La preghiera per le vittime dell'omofobia
di LORENZO TONDO
Il parroco obbedisce al diktat del vescovo, ma illumina Santa Lucia. La solidarietà di comunità valdesi e cattoliche: "Per il Signore nessuno è impuro". Alla cerimonia hanno partecipato molte famiglie. In piazza racconti di discriminazioni
Se una folla di 150 credenti si riunisce per pregare fuori in una piazza, davanti alla Chiesa di Santa Lucia, all'Ucciardone, non è perché così all'aperto il buon Dio riuscirebbe ad ascoltarli meglio. Sono omosessuali e poco importa se tutti credenti, cristiani, cattolici e regolarmente battezzati. Loro da quella chiesa, ieri, sono stati lasciati fuori. Così ha deciso la Curia di Palermo, per bocca della più alta carica ecclesiastica, quella dell'arcivescovo Paolo Romeo. Un veto ribadito anche all'esito dell'incontro chiarificatore, svoltosi due giorni prima, tra l'associazione cattolica di gay e lesbiche Ali d'Aquila e lo stesso cardinale.
Così, la veglia di preghiera per ricordare le vittime dell'omofobia, organizzata d'intesa con altre associazioni cristiane, ha avuto luogo all'aperto, in piazza della Pace. "Abbiamo detto che avremmo pregato lo stesso, e lo stiamo facendo - dice Marco Siino, uno dei promotori dell'evento - anche davanti a porte che ci vengono chiuse". Già, porte chiuse, in senso figurato, s'intende. Perché ieri sera quelle della chiesa di Santa Lucia, che prima del veto avrebbe dovuto ospitare la veglia, erano aperte e l'interno dell'edificio illuminato. Un'iniziativa del suo parroco, Don Lugi Consonni, a dimostrare che gli ordini dall'alto vanno eseguiti, ma non devono necessariamente essere condivisi.
"È un gesto simbolico - spiega Padre Luigi - La Chiesa è illuminata all'interno, perché è legata a Dio e il Signore è luce. Le porte sono aperte perché è un segnale che guarda al futuro. Peccato che loro non possano entrare. Ma questo purtroppo non l'ho deciso io". Eppure 2 giorni fa, un piccolo segnale d'apertura c'era stato, con quell'incontro appunto, il primo nella storia, tra il gruppo di gay e lesbiche Ali d'Aquila, e il cardinale Romeo, durante il quale la curia avrebbe chiarito le motivazioni del suo veto, ribadendo però il divieto a pregare all'interno delle mura della chiesa.
Ieri sera, nella piazza affollata non c'erano solo gli omosessuali. Alla veglia hanno partecipato moltissime famiglie con i bambini al seguito. Ma anche studiosi, teologi e parroci, come quello della Chiesa di San Giuseppe Artigiano e il pastore delle Chiese Valdesi di Trapani e Marsala. La lettura della lectio è stata affidata alla comunità Kairòs: "Abbiamo scelto di leggere un brano significativo dei testi - spiega Maurizio Muraglia - quello in cui si dice che "Dio non ritiene immondo nessun uomo". È veramente triste quello che è accaduto. Noi però stasera siamo qui, accanto al Gruppo Ali D'Aquila, per dimostrare quello che è stato già scritto negli Atti degli Apostoli: ovvero che agli occhi di Dio nessun uomo è impuro".
Poi è stata la volta dei racconti. Quello di Piera e Marta, coppia di lesbiche costrette a cambiare casa dopo le ripetute intimidazioni dei vicini. La storia di Kameron Jacobsen, ennesima vittima del bullismo omofobico e morto suicida all'età di quattordici anni il 18 gennaio scorso. E infine la legge anti-gay discussa in questi giorni al parlamento di Kampala, in Uganda, che prevede la pena di morte per gli omosessuali. "Al di là delle polemiche - spiegano i membri del gruppo Ali d'Aquila - questa sera non bisogna dimenticare il senso dell'iniziativa. Pregare per tutte le persone morte a causa del loro orientamento sessuale. Con questa veglia noi volevamo semplicemente ricordarli".
(La Repubblica-Palermo, 13 maggio 2011)

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