mercoledì, febbraio 16, 2011

L’Italia unita e la scoperta della mafia


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di Carlo Ruta
Già prima dell’unificazione del paese sotto la dinastia sabauda, alcuni miti resistenti che i viaggiatori europei dell’ultimo Settecento avevano irradiato della Sicilia, a partire da quello di Palermo «città felicissima», prendevano a venir meno: non senza
fondamento. Di massima, gli osservatori stranieri in quei decenni usavano toni cupi nell’annotare la città, sottolineando più che in passato il disarmante spettacolo dei poveri, il commercio decaduto, il terrore borbonico, lo spionaggio, le brutalità, la corruzione degli uffici. La capitale siciliana si mostrava in effetti come il centro di una suppurazione sociale e politica. E benché non tutto apparisse in disordine, pure in virtù dei commerci e delle relazioni che intessevano i protagonisti dell’industria, i più importanti dei quali stranieri, come gli Ingham e i Whitaker, i deficit civili riuscivano ad adombrare le curiosità architettoniche, il paesaggio, la storia millenaria. LEGGI TUTTO

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