venerdì, febbraio 04, 2011

LE REAZIONI. Giuseppe Lumia, Sonia Alfano e Giovanna Maggiani Chelli: "il boss può essere curato in carcere"

Sonia Alfano
"La presa di posizione del figlio di Provenzano è sibillina e tipicamente mafiosa", ribatte il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della commissione parlamentare antimafia: "Il sistema carcerario italiano è in grado di prendersi cura delle condizioni di salute di Provenzano in modo serio. Gli arresti domiciliari no, questo mai. La fuoriuscita dal 41 bis sarebbe una scelta sciagurata". E sulle parole di Angelo Provenzano, Lumia dice: "C'è una strada che il figlio, se non vuole stare dentro la cultura mafiosa, potrebbe intraprendere: convincere il padre a collaborare. Perché non prende questa iniziativa?". Sonia Alfano, europarlamentare e responsabile nazionale del Dipartimento Antimafia di IdV, dice: "Nessuno intende negare i diritti dei detenuti, soprattutto quello alla salute. Ma c'è da dire che i penitenziari italiani hanno una nutrita popolazione, e tanti sono i detenuti in precarie condizioni di salute, eppure nessun medico o perito viene scomodato. Non vedo perchè per Bernardo Provenzano, sanguinario boss di Cosa nostra, bisognerebbe adottare un metodo diverso concedendo una scarcerazione dopo meno di cinque anni di carcere". Anche Sonia Alfano si rivolge al figlio del capomafia: "Se ha contezza del fatto che al padre vengano negate le cure in carcere, e questo sarebbe gravissimo, lo denunci nelle sedi e con i toni più opportuni. Sparare nel mucchio non serve a nulla. Mi sembra assurdo continuare con gli appelli in favore di un pluriergastolano stragista che non si è mai pentito. Anzi, l'unico appello Angelo Provenzano dovrebbe farlo al padre, chiedendogli di cominciare a collaborare con la giustizia". Sull'intervista ad Angelo Provenzano interviene anche Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili: "Non crediamo affatto che Bernardo Provenzano venga trattato disumanamente e se è malato, lo chiediamo anche noi, lo si curi, affinchè possa scontare tutto il suo ergastolo per strage al 41 bis fino in fondo in una patria galera". A Lumia risponde il legale di Provenzano, Rosalba Di Gregorio: "Sono personalmente convinta che la nostra grande civiltà giuridica ci insegni a rispettare il diritto alla vita e alla salute . Le richieste di vendetta, invece, evocano nella mia mente certe metodologie che dovrebbero essere estranee alla cultura antimafiosa. Ecco perché chiedo al senatore: di verificare, con un giro nelle carceri, l’efficienza del sistema penitenziario rispetto alle esigenze di cura dei detenuti ammalati. Di verificare, a Novara, le condizioni di vita del detenuto Provenzano Bernardo, cui potrà, ove lo ritenga, chiedere di “pentirsi”. Il tutto nel pieno esercizio del ruolo di parlamentare e di componente della commissione antimafia. Chiedo ciò da avvocato che ha grosse difficoltà a condividere il giudizio di “seria efficienza” del sistema penitenziario anche in tema di cure mediche". Il legale di Provenzano rivolge un appello anche ai parlamentari Radicali, "cui da sempre sono ideologicamente vicina nella cultura garantista - dice - affinché sul tema sanità nelle carceri possano offrire un quadro chiaro e aggiornato".

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