La performance dell’artista corleonese Vincenzo Trapani |
BIAGIO CUTROPIA
Proprio ieri ho pubblicato “La Crocifissione” di Renato Guttuso. L’opera,di grandi dimensioni (200x200), conservata oggi presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma,fu realizzata nel 1941. L’opera suscitò scalpore e sgomento, non già per il tema raffigurato, bensì per come essa fu reinterpretata dall’artista, tanto da essere inizialmente respinta nel 1942 in occasione della quarta edizione del Premio Bergamo. Essa fu, infatti, giudicata volgare, una provocazione che minava la cultura e la fede nostrane. La diatriba fu accesa, ma alla fine l’opera fu ammessa aggiudicandosi il secondo posto. L’episodio evangelico viene pertanto trasposto nel presente ed universalizzato come dramma in perpetuo essere al quale tuttavia Guttuso (fervido comunista) invita a non sottostare, ma a resistere: i pugni chiusi dei crocifissi ne sono l’emblema e il messaggio più evidente. Il gesto della lotta, della resistenza, in un tempo oscuro (sono i difficili anni della guerra) in cui la dignità e la fede sono calpestate e il male ha il sopravvento. Pertanto alcuna presenza di blasfemia, bensì un nuovo umanesimo in fieri, l’auspicio che da quel contemporaneo ed antico testamento possa un giorno riprendere l’umanità tutta consapevolezza della propria coscienza e riscoprire in tempi nuovi le antiche radici.
Nella stessa giornata,un giovane artista Corleonese,Vincenzo Trapani,il quale non è un “bizzarro personaggio”ma piuttosto un intellettuale che racconta il mondo e il tempo come l’arte sa fare, non adeguandosi all’inferno come l’arte ci insegna a fare, attraverso una modalità di espressione artistica famosa nel mondo, la Body Art, interpreta, e inviterei tutti a eliminare gli afflati blasfemi e parapolitici dell’opera, ancora in un tempo oscuro e tragico, soprattutto per i giovani,la sofferenza quotidiana degli ultimi.
Che ciò avvenga a Corleone è segno di un mondo che cambia.Se ciò avviene nella culla della cultura mafiosa dove silenzio,omertà e genuflessione o almeno indifferenza al “potere sporco”della mafia sono stati per decenni le regole sociali,in un pezzo di Sicilia dove la cattiva politica,clientelare,ha trasformato i sogni dei giovani in incubi,allora l’opera di Vincenzo,se letta senza pregiudizi ideologici,è così come la Crocifissione di Guttuso,un’opera di speranza.
Si faccia lo sforzo di decontestualizzarla dai fatti recenti Corleonesi o dalle piccole questioni politiche locali, e la si inquadri in un contesto storico tragico quasi quanto la guerra mondiale e la si contestualizzi all’interno di un contesto geografico che sta scomparendo per l’incuria e il disinteresse dei “primi e dei migliori” e rispetto ai quali fatti qualcuno ha ancora la passione e il coraggio di rappresentarne il malessere e il disagio collettivo. Vincenzo Trapani, così come tanti altri giovani, è un sognatore e racconta con i suoi mezzi la lotta affinchè il sogno non diventi incubo.
Biagio Cutropia
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