I partiti, nessuno escluso, pagano i loro egoismi, i ritardi, l’incapacità di assumere decisioni nette ed inequivocabili, per esempio sul piano dei costi della politica, dove gli apparati – a qualunque livello – comunale, provinciale, regionale e nazionale – sono riusciti a fermare leggi di abbattimento delle spese. Gli scandali – Lazio, Lombardia, Campania, Sicilia ecc – hanno fatto il resto. L’impressionante numero di inchieste giudiziarie degli ultimi mesi, le denunce della Corte dei Conti sulla permanenza del fenomeno della corruzione, nel Paese hanno consolidato l’idea che la politica non abbia la coscienza a posto e vada in qualche modo “punita”.
In pochi giorni sono finiti nei guai giudiziari le aziende pubbliche e private più importanti del Paese: Monte dei Paschi, Finmeccanica, Saipem-Eni. Nemmeno la Chiesa di Roma è riuscita a rappresentare, come in passato, l’altra faccia della medaglia, a causa delle note vicende – dallo Ior al San Raffaele, gli affari immobiliari ecc -  che hanno nuociuto in modo grave all’immagine del Vaticano e reso insopportabile il peso del governo della Chiesa al Vescovo di Roma.
Nell’area del voto di protesta c’è Rivoluzione civile, ma Antonio Ingroia è nato “ieri” politicamente, rappresenta il mondo delle toghe, che per sua natura è difficile da amare. La visibilità conquistata sul campo lascia l’ex PM in una nicchia: il suo discorso è inevitabilmente confinato alla legalità, all’ordine ed alla giustizia, una volta  cavalli di battaglia della destra (espropriata dalla guerra di Berlusconi alle toghe). E poi, competere con Grillo – uomo di spettacolo – sul piano della comunicazione è praticamente impossibile.
Se nel ’94, dunque, l’opinione pubblica era divisa fra la Prima Repubblica e l’uomo nuovo, Silvio Berlusconi, oggi potrebbe compiere la stessa scelta. L’unica formazione in grado di contendere con il M5S è il centrosinistra, il Pd di Pierluigi Bersani ha affrontato una campagna per le primarie durissima e molto audace, guadagnandosi il merito di restituire agli elettori ciò che era stato rubato dalla legge elettorale, facendoli partecipare alla scelta dei candidati e regalando, finalmente, alle donne il diritto di rappresentanza in Parlamento.
In questa analisi manca la geopolitica, la diversità della Lombardia, della Sicilia e, in buona misura, della Campania, dove si giocano le chance di successo a Palazzo Madama. Nell’Isola c’è il fenomeno Crocetta, con il Megafono, che potrebbe fare pendere  la bilancia a favore del centrosinistra, in Lombardia c’è Umberto Ambrosoli.
Le idee, com’è noto, viaggiano con le gambe degli uomini. E le opinioni pure. Anzi sono gli uomini a materializzarle. Per questo finiscono con l’essere determinanti.
Siciliainformazioni, 22 febbraio 2013