martedì, novembre 15, 2011

Carini, gli scavano la fossa e poi lo graziano

PALERMO - Il dipendente di un bar di Carini ha rischiato di essere ucciso dalla cosca locale. Aveva rubato all'interno dell'attività commerciale e il titolare si era rivolto al boss Calogero Passalacqua. L'impiegato infedele meritava una punizione. E' uno dei particolari più crudi dell'operazione dei carabinieri che ha sgominato il locale clan mafioso. Dalle intercettazioni si scopre che l'uomo era stato condotto in montagna per essere giudicato secondo le regole d'onore di Cosa nostra. Gli avevano addirittura scavato la fossa per seppellirlo. Il ladro aveva invocato il perdono: "Però non è che piangeva per paura, piangeva come un bambino per la vergogna". Perdono che, alla fine, gli è stato concesso: "Tutti possiamo sbagliare nella vita, o no?". Su Carini soffiavano anche venti di guerra. Nel 2009, all'interno del residence Serracardillo a Villagrazia di Carini, era stato incendiato un escavatore di proprietà di Giacomo Lo Duca. Gli accordi prevedevano che l'impresa di Lo Duca, facente capo alla famiglia Passalacqua, si occupasse degli sbancamenti, mentre il trasporto dei materiali era appannaggio delle ditte di Giuseppe Pecoraro e Nino Pipitone, entrambi da tempo detenuti. Solo che Lo Duca non aveva rispettato i patti. Tony Buffa e Croce Maiorana, cognati dei due mafiosi in carcere, erano stati incaricati di bruciargli l'escavatore. Solo l'intervento di Passalacqua ha evitato il peggio. Gli esecutori dell'intimidazione si erano impegnati a ripagare l'escavatore bruciato e a lasciare la Sicilia per rifugiarsi negli Stati Uniti, dove il padre di Buffa gestiva una pizzeria.

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