domenica, novembre 13, 2011

Rizziconi. L'urlo di don Ciotti: "Roma combatta la mafia anche al Nord. Servono dignità e lavoro"

Don Luigi Ciotti, presidente di Libera
Attenzione. Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, lo grida alto e forte sul dischetto di centrocampo del sintetico di Rizziconi, quando gia' tutte le autorita' hanno lanciato il loro messaggio. Il vescovo di Oppida Mamertino, il presidente della Regione Scopelliti, quello della Provincia Raffa, e poi il commissario del Comune e il presidente Figc Abete hanno parlato. Poi arriva il monito del prete coraggio, e si fa silenzio assoluto. E' lui il promotore della giornata, un allenamento speciale della nazionale che si concludera' con gli azzurri che lo lanciano in aria, neanche avesse vinto una Champions.
''Attenzione - urla Don Ciotti azzittendo i distratti dalla nazionale di Prandelli in campo - E' la terza volta che inauguriamo questo campo: o ci impegniamo tutti, ma proprio tutti, a fare qualcosa o questa giornata non servira'. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di voi''. Si rivolge ai ragazzi, agli abitanti del Comune tante volte sciolto per mafia, alla Polizia cui poi chiedera' ufficialmente di difendere questo campo. ''Il giorno dopo l'annuncio dell'arrivo della nazionale qui, sono stati bruciati sette ettari di uliveti, in questa terra - racconta Don Ciotti - Questa giornata e' uno schiaffo, per loro: non lo accettano, e' sicuro che risponderanno''. Le risposte dell'antimafia, invece, devono venire da Roma. ''La mafia non e' solo Calabria, i grandi capitali vanno al Nord: lo sapete che il comune di Bordighera e' stato commissariato per infiltrazioni? La lotta alla mafia, alle mafie si fa a Roma, in Parlamento. Con leggi giuste, con la cultura che e' consapevolezza, con la difesa del lavoro e della dignita'. Sono i valori della democrazia. E senza di loro, le mafie non moriranno mai''. Promette ai ragazzi di Rizziconi di non lasciarli mai soli, ma poi racconta ai media: ''Per l'inaugurazione del 2007, gli autisti dei pullman che dovevano portare i ragazzi non vennero: li avevano minacciati la mattina con la pistola. Il calcio puo' essere malaffare, a pochi chilometri da qui Rosarnese e Interpiana, due societa' dilettanti, sono state confiscate perche' in mano alla 'ndrangheta. Ma puo' essere anche speranza, come quella di oggi: e la speranza e' una opportunita'''. Da prete e uomo di fede, non sposa la tesi del procuratore Gratteri, convinto che gli adulti siano persi e solo i giovani siano la speranza. ''Lavoro nell'anonimato con tanti pentiti, perche' quando escono dal carcere cosa troveranno? Certo, gli adulti, tutti noi, dobbiamo metterci coraggio e corresponsabilita', perche' siamo tutti responsabili. Ci vuole tempo, molto tempo. Qui il vero problema non e' la mafia, ma la mafiosita'. Ma se non cominciamo a giocare - conclude - non metteremo mai la mafia in fuorigioco''. (ANSA). GRN. (Ansa.Legalità)

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