mercoledì, giugno 27, 2007

L'opposizione, dov'è l'opposizione in Sicilia?


Agostino Spataro
C’è nella politica siciliana attuale una stranezza di comportamento cui pochi fanno caso. Certo, di stranezze ormai è pieno il mondo della politica e tutti gli altri che vi girano intorno. Tuttavia, nel caso che andiamo ad illustrare ci sembra che vi sia qualcosa di fortemente anomalo, perfino di asimmetrico, rispetto al sistema di relazioni di relazioni fra partiti vigente a livello nazionale.
Intendo riferirmi al fatto che mentre a Roma il centrodestra continua a sabotare l’attività del Parlamento per poi reclamare, un giorno sì e l’altro pure, la cacciata del governo Prodi e nuove elezioni, in Sicilia, invece, il centro sinistra esercita la sua opposizione in uno stile molto soft che non lascia segno e non determina conseguenze apprezzabili nei confronti di un centro-destra arrogante quanto inconcludente.
Per altro, c’è da rilevare che mentre Prodi è impegnato in uno sforzo poderoso di risanamento delle finanze pubbliche e di rilancio dell’economia, il governo Cuffaro è tutto proteso a dare continuità a politiche clientelari già fallacemente sperimentate nel precedente quinquennio.
A ruoli invertiti, il centro sinistra siciliano concede un abbuono, un credito immeritato ad un centro-destra come quello siciliano che costituisce, insieme a quelli lombardo e veneto, la punta più insidiosa di un tridente col quale si tenta di assestare un colpo decisivo al governo Prodi.
Tutto ciò non si capisce, quasi ci trovassimo nel reame di Tonga. Isola incantevole per carità, però governata da un re dispotico e capriccioso che mal sopporta la pur minima critica alla sua roboante maestà.
Per fortuna, siamo in Sicilia e ancora si possono censurare i governanti.
Di scioglimento dell’Ars manco a parlarne. Qui non si usa; non si è mai verificato.
Trattasi, infatti, di una sorta di eretica utopia divenuta una prerogativa- di fatto- attribuita al presidente della Regione che la brandisce come una clava sopra la testa dei deputati recalcitranti, di maggioranza e di opposizione.
Ma non è lo scioglimento dell’Ars che, oggi, si chiede quanto un ripristino di condizioni politiche e parlamentari coerenti con i ruoli assegnati dall’elettorato, per avviare una corretta dialettica fra maggioranza e opposizione. Insomma, una trasparente normalità democratica da molti richiesta anche per rilanciare l’attività legislativa e ispettiva che all’Assemblea lasciano molto a desiderare.
E- si sa- in una democrazia, il controllo parlamentare (o consiliare) degli atti di governo, a tutti i livelli istituzionali e amministrativi, non è solo una faccenda procedurale ma -prima di tutto- una questione di principio costituzionale e di sostanza politica. Poiché, comunque la si gira, un potere senza controllo non è democratico.
In Sicilia, la tendenza (o la tentazione) a sottrarsi ai rari controlli esistenti è forte e diffusa e si riscontra anche a livello degli enti locali dove al potere quasi autarchico di sindaci e presidenti di provincia non corrispondono penetranti azioni ispettive da parte dei consigli.
In presenza di tali carenze, l’opposizione dovrebbe centuplicare gli sforzi (informandone debitamente i cittadini) per sviluppare un’azione rigorosa e mobilitante degli interessi discriminati e di tutte le forze disponibili a battersi per un’ipotesi di governo alternativo.
Invece, nulla o quasi. O forse si pensa di risolvere il problema affidando all’on. Rita Borsellino il ruolo di portavoce della protesta sociale riservando per se stessi quello di mediare? Se questo si pensa credo che siamo di fronte ad una furbizia dalle gambe corte che potrebbe tradursi in un grave errore politico e di calcolo elettorale.
Nessuno reclama il muro contro muro, come, irresponsabilmente, fanno i capi della CdL a Roma, ma ci si aspetta almeno una convincente azione di contrasto delle scelte più sconsiderate della giunta regionale. Insomma, la gente vorrebbe vedere emergere più distintamente il ruolo e l’utilità di un’opposizione che va oltre il comunicato-stampa e articoli la sua iniziativa di denuncia e di mobilitazione sul territorio e nella società.
Una richiesta più che legittima rivolta a tutte le forze del centro-sinistra siciliano in questa fase impegnate in uno sforzo di ri-aggregazione e di verifica degli obiettivi strategici, attraverso la creazione del Partito democratico e della Sinistra europea. Anche qui, credo che interessi poco sapere quanti posti in direzione conquisteranno gli uni e gli altri, gli iscritti e gli elettori vogliono capire se e come le nuove formazioni politiche intendono affrontare la “questione Sicilia” che rimane una grande questione nazionale insoluta.
Per altro, in questi giorni, caratterizzati da un caldo torrido e da feste dispendiose, si stanno addensando sulla Regione (ma anche sull’Ars) problemi enormi che vanno dai rigassificatori agli inceneritori, dalle ricerche petrolifere in val di Noto all’emergenza rifiuti e idrica in diverse province, dal risanamento dei conti della sanità all’aumento vertiginoso dei ticket, alla mancata dotazione finanziaria per le proposte di legge in cantiere, ecc.
Un quadro davvero allarmante che provoca pesanti ricadute sulle già difficili condizioni delle famiglie e dei ceti meno abbienti. La gente negli ospedali, nelle farmacie o in fila nelle fontanelle per riempire un bidone d’acqua è esasperata e non sa più a quale santo rivolgersi. Eppur…nulla si muove. Ne nel governo ne nell’opposizione. Parliamoci chiaro, così la situazione non può continuare. Pena la disaffezione dalla politica e dall’impegno civile. In Sicilia siamo giunti al limite del degrado politico e istituzionale, ad un punto molto critico quando anche le idee più abiette potrebbero diventare buone e travolgere quanto resta di questo simulacro di Autonomia.
Agostino Spataro
La Repubblica, 27 giugno 2007
NELLA FOTO: Il governatore Cuffaro

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