domenica, dicembre 17, 2023

LA MOSTRA. Dai mobili ai dipinti quel liberty che cambiò il volto di Palermo


di Sergio Troisi
Secretaire di Basile e Ducrot, i disegni per il Villino Florio, le sedie e gli abiti Palazzo Sant’Elia celebra “l’età d’oro” anche con ricostruzioni sceniche
Nel 1902 Ernesto Basile presentò, alla I Mostra d’arte decorativa di Torino, alcuni arredi realizzati in collaborazione con Vittorio Ducrot. Si trattava, per l’architetto palermitano, della prima piena adesione allo Stile Nuovo che la manifestazione torinese imponeva all’inizio del secolo come codice internazionale, e a cui Basile avrebbe legato tanta parte della sua attività professionale e della successiva fortuna critica, segnando con questo tanta parte del volto moderno della città.

Della partecipazione dello stesso binomio alla Biennale di Venezia del 1903, la mostra inaugurata a Palazzo Sant’Elia, “Palermo Liberty. The Golden Age” (promossa dalla Fondazione Sant’Elia, a cura di Cristina Costanzo. Massimiliano Marafon Pecoraro e Ettore Sessa, sino al 30 maggio 2024) espone un’opera paradigmatica di quel modello di collaborazione tra le arti che segnò l’orizzonte anche teorico del Modernismo, ilsecrétaire con inserti in bronzo di Antonio Ugo e le ante interne dipinte da Ettore De Maria Bergler, custodito alla Gnam di Roma.
Nelle prime sale, quel clima di rinnovamento è annunciato (tra le altre opere) con l’archetipo ligneo del teatro Massimo, qui esposto aperto a ventaglio così da poterne leggere i dettagli interni, e con una “Veduta dell’Orto botanico” di Francesco Lojacono datato 1896 recentemente passato in asta; la mostra ne segue poi gli esiti ben oltre i liniti tradizionalmente assegnati alla cronologia dello stile floreale, sino alla metà degli anni Venti quando gli stilemi erano ormai déco e i professionisti formatisi intorno a Basile come Ernesto Armò, Salvatore Caronia Roberti e Giovan Battista Santangelo contribuirono in modo determinante a variarne la lezione, tanto nell’edilizia residenziale di ville e palazzi che in quella delle nuove tipologie di caffè, teatri e cinema.
Che sia stata effettivamente un’età dell’oro sarebbe in verità tutto da dimostrare, non solo in senso economico e sociale (la fortuna dei Florio era già declinante, da lì a poco sarebbe crollata), ma anche in termini storico artistici, tant’è che quella stagione per molti versi si imbozzolì in se stessa piuttosto che originare, come altrove, le aperture verso il razionalismo tra le due guerre. Ma in ogni caso, abbracciando quindi l’arco di quasi un quarantennio, la mostra, scandita in cinque sezioni scalate in senso cronologico, presenta una granquantità di materiali, fotografie, tanti disegni — alcuni celeberrimi di Basile relativi al Villino Florio all’Olivuzza, tra cui lo schizzo magnifico per il camino — dipinti e bozzetti di artisti magari solo occasionalmente tangenti allo stile floreale, sculture, tra le altre quelle di Ugo e di Mario Rutelli, e soprattutto arredi, allestiti a scandire il percorso (di effetto una parata di sedie presentate a diversa altezza) ricreando gli ambienti d’epoca: stanze da letto, saloncini, studioli, fumoir.
Una alternanza di approccio espositivo tra focalizzazioni storiche e ricostruzioni sceniche (tra cui nel grande salone la parata di abiti della collezione di Raffaello Piraino) non sempre convincente, aldilà del pregio e dell’importanza delle opere selezionate.
Emerge comunque, e non è poco, quello che rimane un tratto distintivo del liberty palermitano, il suo carattere diffuso sia nei numerosi esempi di edilizia, con cui i nuovi ceti della piccola e media borghesia tentavano di uniformarsi ai modelli più alti, sia negli studi di artisti-artigiani (Salvatore Gregorietti è in questo una figura cardine) capaci di dar vita a una organizzazione produttiva in grado di misurarsi con committenze diverse diffondendo a macchia d’olio quel lessico elegante: ferri battuti, maioliche, decorazioni d’interni, vetrate. La cosiddetta Pupa del capo, la stilizzata figura di Demetra posta come insegna a mosaico del panificio Morello, già immagine guida della mostra “Palermo 1900” che nel 1981 al ridotto del Politeama segnò una tappa importante nella rivalutazione dl liberty locale, nella sua preziosa stilizzazione déco è in tal senso una testimonianza esemplare.
La Repubblica Palermo, 17 dicembre 2023

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