lunedì, giugno 10, 2019

Come far uscire l’antimafia dall’idea dei cerchi magici


di VITO LO MONACO 
Come ricomporre la frattura dell’antimafia evidenziatasi in occasione del 23 maggio? Sul tema, del quale ha discusso l’assemblea dei soci e amici del Centro Studi La Torre, sono già intervenuti Umberto Santino e Maria Falcone. Senza vantare alcun merito e primazia, il Centro da tempo ha auspicato, anche alla vigilia del 23 maggio, con un articolo pubblicato sul proprio sito, purtroppo senza eco nella stampa, la necessità urgente di un passaggio generazionale della memoria. Tutti gli anniversari rituali dei grandi delitti di mafia vanno consegnati alla memoria delle nuove generazioni spiegando loro che il giovane Impastato, il democristiano Piersanti Mattarella, il comunista La Torre, i servitori dello Stato, magistrati, forze dell’ordine, i giornalisti, gli imprenditori uccisi dalla mafia non appartengono a qualcuno ma sono di tutti. Senza cancellare la loro diversa identità e cultura politica, essi sono stati tutti vittime della mafia che in loro ha visto pericolosi nemici e incorruttibili oppositori.

La grande cesura storica della seconda guerra di mafia 1978/83 ha generato la legge Rognoni-La Torre con la quale magistrati e forze dell’ordine di varia cultura politica hanno potuto realizzare il primo processo della storia d’Italia che ha visto gli uomini di mafia condannati all’ergastolo. Ciò a sua volta ha motivato le feroci stragi degli anni 1991-93, che, a causa delle reazioni trasversali dei cittadini italiani, dello Stato, nonostante le complicità e tutti i tentativi di depistaggio, hanno segnato la sconfitta della mafia stragista, ma non ancora delle mafie e delle loro reti con il mondo delle professioni, degli affari, della corruzione e della politica.
Le antimafie sociali, politiche, istituzionali sono tante e diverse, ma animate dallo stesso obiettivo: farla finita con questo cancro che inquina la vita sociale, economica, politica, istituzionale del Paese. Appunto per questa convergenza, tutte le componenti del movimento antimafia debbono svolgere il compito che si sono dati in modo autonomo, unitario e paritario nella distinzione dei ruoli.
Spetta alla società e alle sue varie rappresentanze prevenire, anche culturalmente, il fenomeno mafioso, mentre ai corpi e alle istituzioni dello Stato esercitare, secondo le leggi volute dalla politica, la repressione e garantire tutte le libertà civili, politiche e di mercato.
La separatezza delle funzioni, tra le due aree, in un rapporto paritario, esclude la delega reciproca, ma non la collaborazione e il controllo reciproco.
In questo quadro va invertito il nostro modo di organizzare gli eventi della memoria. Il Centro Pio La Torre questo anno ricordando il 37° anniversario dell’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo ha voluto svolgerlo nella sede dell’Ars, per ribadire che quella è la sede anche dell’antimafia simbolicamente rappresentata da due vittime, Piersanti Mattarella e Pio La Torre. Ha fatto tenere le relazioni introduttive a studenti delle scuole secondarie di secondo grado (del Nord, del Centro e del Sud Italia) non rinunciando agli interventi dei rappresentanti istituzionali dopo aver ascoltato quelli degli studenti.
I giovani hanno riferito le loro riflessioni maturate partecipando al progetto educativo antimafia e antiviolenza del Centro e hanno avanzato le loro proposte alla classe dirigente del paese sollecitandone la scelta radicale di rottura del sistema politico, affaristico, mafioso. Senza pretendere che questa possa essere l’unica soluzione, ma rompendo la logica dei cerchi magici, anche mediatici, dell’antimafia " pura"e autoreferenziale, tutte le associazioni antimafia hanno una grossa responsabilità morale. Esse devono rivendicare la propria autonomia da ogni partito o istituzione e ricercare la collaborazione tra di loro prima di tutto e poi con le altre componenti politiche, istituzionali, culturali nazionali e internazionali Si può creare una concertazione permanente tra le associazioni, una forma di Consulta che, fermo restando le proprie diversità, faccia sì che i grandi eventi, per esempio quelli del 21 marzo (Giorno della memoria), 30 aprile (Pio La Torre e giorno della memoria deliberata dall’Ars), del 9 maggio (Peppino Impastato), del 23 maggio (Giovanni Falcone), del 19 luglio (Paolo Borsellino), del 29 luglio (Rocco Chinnici) e degli altri anniversari senza alcuna esclusione, siano promossi dalle singole associazioni in concerto tra di loro. Credo che in questo percorso metodologico, cogliendo anche la disponibilità degli altri soggetti, si possa avviare una nuova fase dell’antimafia sociale, politica e istituzionale. Anche per cancellare quell’antimafia di cartone servita a schermare affari, corruzione e carriere, non solo politiche. Come scrisse Pio La Torre la mafia (oggi avrebbe scritto le mafie) è un fenomeno afferente la classe dirigente (tutta, cioè politica, economica, istituzionale, sociale).
Riuniamoci, tra tutte le associazioni antimafie, e discutiamo.
La Repubblica Palermo, 7 giugno 2019

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