sabato, maggio 31, 2014

Mafia. Nuove minacce a Bellavia, giornalista di “Repubblica”

Enrico Bellavia
di Daniele Ferro    
Per bloccare interviste al pentito di mafia Franco Di Carlo su retroscena della “trattativa”. Aveva già ricevuto un’intimidazione analoga due anni fa a Palermo
Una nuova lettera anonima contenente minacce è arrivata al giornalista di Repubblica Enrico Bellavia, dopo la prima del giugno 2012. Ancora una volta l’intimidazione riguarda la versione del pentito Franco Di Carlo sulla trattativa Stato-mafia che Bellavia sta raccogliendo intervistandolo. “Avevamo raccomandato a lei e al suo amico Di Carlo di non occuparsi del passato, ma così non è stato. Sappiamo che è in progetto un libro, speriamo non venga pubblicato e che Di Carlo non deponga a Caltanissetta”.

Questo il testo della lettera imbucata a Palermo il 13 maggio e arrivata il 27 maggio alla redazione centrale di Roma, dove Bellavia lavora. Il giornalista ha sporto subito una denuncia circostanziata.
“Questa lettera fa esplicito riferimento all’altra minaccia anonima che mi fu mandata due anni fa – spiega Bellavia a Ossigeno - e riguarda un libro che sto scrivendo per approfondire ciò che Di Carlo mi ha detto in un’intervista pubblicata il 29 gennaio scorso”.
Il pentito aveva raccontato al giornalista che nel 1989, poco prima del fallito attentato dell’Addaura contro Giovanni Falcone, ricevette in carcere la visita di alcuni agenti dei servizi segreti e con loro c’era l’allora capo della Squadra Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, che non si era presentato ma aveva assistito all’incontro. Gli agenti, aveva detto Di Carlo, gli chiesero “di trovare un modo per costringere Falcone ad andar via da Palermo, a cambiare mestiere”.
Nell’intervista, Di Carlo affermava di avere riconosciuto La Barbera solo successivamente a quella visita in carcere, da una fotografia. Per questa dichiarazione, spiega Bellavia, “in seguito all’intervista il pentito è stato convocato per un’udienza pubblica a Palermo. Gli hanno chiesto chi gli fece vedere quella fotografia. Lui ha risposto che ero stato io. In sostanza – prosegue il giornalista – così ha rivelato che lo stavo intervistando per scrivere un altro libro di sue memorie (il primo è Un uomo d’onore, ndr). Qualche giorno dopo queste sue dichiarazioni mi è arrivata la lettera”.
Secondo il giornalista, di questa nuova intimidazione è molto importante il riferimento a una probabile deposizione di Di Carlo alla procura di Caltanissetta, che si occupa delle stragi mafiose. “È un indizio inquietante – spiega Bellavia – perché dimostra che le testimonianze di Di Carlo sono preziose, utilissime per approfondire le indagini sul coinvolgimento nelle stragi degli apparati deviati dello Stato, che volevano porre fine al lavoro di Falcone e Borsellino. Probabilmente – continua il giornalista – da questo stesso ambiente, legato a Cosa Nostra ma non appartenente alla mafia militare, sono partite le lettere di minaccia destinate a me”.
Solidarietà a Bellavia è stata espressa dal comitato di redazione di Repubblica. Il presidente dell’Unione nazionale cronisti italiani, Guido Columba, e quello dell’Unci Sicilia, Leone Zingales, hanno dichiarato di essere “vicini al collega, nella consapevolezza che nessuna minaccia potrà interrompere il suo compito di informare i lettori così come ha fatto finora”. “Si allunga l’elenco già numeroso – hanno aggiunto Columba e Zingales – dei cronisti minacciati in ragione del diritto-dovere di informare. È una lista che deve far riflettere sulle condizioni di rischio cui sono esposti quanti si occupano con serietà, competenza e professionalità dei temi legati alla mafia e ai poteri occulti che hanno condizionato la vita democratica del paese”.
Ossigeno per l’informazione, 29 maggio 2014  

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