venerdì, giugno 01, 2012

Il nuovo rapporto di "Ossigeno". Dati, analisi, reportages dal Nord alla Sicilia


di Alberto Spampinato
Dal 1 giugno si può leggere  sul sito – Chi attenua la luce del giornalismo – Il nodo della diffamazione – Stillicidio di minacce – Il rischio dell’assuefazioneOSSIGENO – Roma, 31 mag 2012 – Da domani sarà possibile leggere su questo sito il Rapporto annuale di Ossigeno 2011, che è stato pubblicato sulla rivista “Problemi dell’Informazione”. Contiene un’elaborazione dei dati riassuntivi del 2011 (95 episodi di intimidazione con 325 giornalisti coinvolti) e dei casi accertati dal 2006 a 2011 (230 episodi con 925 giornalisti coinvolti) e fa una stima dei casi che rimangono sconosciuti e sono molto più numerosi.

Il Rapporto offre analisi, raffronti e una panoramica dei giudizi allarmati degli osservatori internazionali che sottolineano il “caso italiano” dei giornalisti minacciati e puntano il dito su episodi e aspetti che in gran parte sfuggono all’attenzione dei media nostrani. Il Rapporto spiega perché il fenomeno delle minacce è così diffuso nel nostro paese; indica le cause principali di un clima di intimidazione diffuso nei confronti dei cronisti che pubblicano notizie scomode per il potere; propone rimedi urgenti che chiamano in causa responsabilità editoriali, politiche e legislative. In particolare, l’Osservatorio individua fra le cause generali alcuni vuoti legislativi e una normativa più penalizzante di quella in vigore nei principali paesi occidentali, nei confronti dei giornalisti: in materia di diffamazione a mezzo stampa, di segreto professionale, di accesso ai dati.
Il Rapporto paragona lo stillicidio di intimidazioni alla caduta incessante, goccia a goccia, di un liquido corrosivo, inquinante che non può certo creare allagamenti, ma corrode progressivamente il tessuto della democrazia, del cui ordito l’informazione giornalistica è un filo fondamentale. I reportages di Matteo Finco sulle regioni del Nord, di Dario Barà sulla Sicilia e di Roberto Rossi e Roberta Mani sulla Calabria esaminano da vicino cosa avviene nelle varie parti del territorio nazionale.
Il dato comune al Nord e al Sud, a ogni latitudine, è che, nell’indifferenza generale, l’intolleranza per il giornalismo di cronaca sta crescendo, l’oscuramento di notizie di rilevanza generale attuato con la violenza, con l’arroganza, con gravi abusi si va estendendo, i comportamenti intimidatori e minacciosi si stanno moltiplicando; il tentativo di usare la legge per mettere a tacere le voci scomode con querele pretestuose e con richieste di danni spesso del tutto infondate si fa sempre più frequente. Molti giornalisti si rifugiano nell’autocensura. La voce del giornalismo si è affievolita. Si è affievolita anche a causa delle difficoltà economiche di molte testate e del lavoro precario e incerto della grande maggioranza dei cronisti. Lavorare in un giornale che fatica a pagare gli stipendi o lavorare per pochi euro ad articolo e senza alcun rapporto contrattuale rende estremamente difficile trattare notizie sgradite a personaggi potenti, in grado di influire sui finanziamenti dei giornali e sui rapporti di lavoro dei giornalisti. Il dato forse più grave del 2011 è che di fronte a tutto ciò si può diffondere un clima di rassegnazione, di silenziamento delle notizie più scomode, può farsi strada perfino l’assuefazione alle minacce, molte delle quali già oggi non vengono neppure denunciate.
E’ facile obiettare che a Roma, a Milano e in altre grandi città c’è la piena e assoluta libertà di informazione. Non è del tutto vero, perché il duopolio televisivo, e la concentrazione delle testate e i conflitti di interesse si fanno sentire anche lì. Ma non è questo il problema. Come emerge dal Rapporto, dobbiamo ammettere che per quanto riguarda l’informazione esistono due realtà ben distinte: da una parte, l’Italia dei grandi centri urbani dotati di ogni sevizio pubblico e illuminati da una informazione giornalistica potente e diffusa, che rispetta gli standard internazionali; dall’altra parte, la più vasta Italia formata dai piccoli comuni e dalle periferie dei centri metropolitani, quella che chiamiamo “la provincia”, un mondo in cui l’informazione giornalistica è spesso monocromatica, è spesso fioca o è addirittura inesistente ed è sostituita da surrogati che parlano la lingua della propaganda e della pubblicità: c’è una luce che illumina solo sé stessa.
Le analisi e i dati di fatto del Rapporto Ossigeno 2011 aiutano a riflettere su questi problemi che non riguardano solo i giornalisti.
Alberto Spampinato per www.ossigenoinformazione.it

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