
Per esempio: il 24 dicembre, santa
vigilia, il postino mi ha consegnato una lettera. Mi scriveva niente meno che
la Città di Corleone, segnatamente il Servizio finanziario – politicamente
facente capo a un assessore che più assessore non si può perché dovrebbe essere
una delle deleghe rimaste nelle tasche del sindaco. In sostanza, si bussava a
quattrini e fin qui non è notizia. Si chiedeva di pagare la Tari. E neanche
questa è notizia. Ed uno magari accetta con rassegnazione – se non con gioia –
sapendo che le casse del Comune sono pressoché vuote, o almeno è quello che
dicono. Però bisogna riconoscere che non sono rapaci: per venire incontro
all’utente, la somma da pagare viene scaglionata in tre rate. Anche stavolta.
Però è chiaro che l’ente locale ha i suoi
problemi, e dunque ci sono delle date precise entro cui effettuare i
versamenti: 15 ottobre, 15 novembre e 15 dicembre: tutto sommato un volto più
che umano dell’amministrazione. Anzi, più che umano, abbastanza pecione. Perché
qui torniamo alla barzelletta e all’esclamazione finale: “N’avissi nzirtatu
unu!” Per la semplice ragione che la missiva è arrivata a destinazione (e non
solo al sottoscritto) alla vigilia di Natale, che sul calendario è segnata il
24 dicembre, ben oltre la scadenza dell’ultima rata che precede, addirittura,
l’inizio della novena di Natale: Tarì,Tarì, Taritatarì.” Non è la prima volta:
anche l’anno scorso c’era stata, se non ricordo male, la stessa performance.
So bene che il fisco “amico” non procederà mai per la mora, anche perché si trasformerebbe in un grande boomerang. Ma qui la domanda è: perché questa grande sciatteria in un biglietto da visita come la richiesta dei tributi? Non si possono aggiornare le date quando finalmente si decide di spedire le lettere? E’ così difficile andare appresso al calendario anche se a monte ci saranno certamente altri problemi? Computer e stampanti non dovrebbero più essere strumenti straordinari o sconosciuti. Pronto? E’ l’8465327?...
Blog il cuore e il leone, gennaio 2021
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