martedì, settembre 10, 2019

Casolare dove fu assassinato Peppino Impastato: dalla Regione un finanziamento beffa

Il casolare dove fu assassinato Peppino Impastato

di GIADA LO PORTO
Lo stanziamento disposto dalla Regione per acquisire il cascinale dove venne ucciso l’attivista antimafia si sovrappone a quello previsto dalla ex Provincia. E rischia di annullarlo. L’appello del fratello di Peppino
Non uno, ma ben due finanziamenti per il casolare dove la mafia uccise Impastato. Peccato che siano incompatibili tra loro. Così il casolare di Peppino rischia di perdere mezzo milione di euro. Potrebbe essere una beffa. Nei fatti, dopo quarant’anni, i due provvedimenti arrivano a distanza molto ravvicinata ( pochi giorni l’uno dall’altro). Uno viene dall’ex provincia, l’altro dalla Regione. Ma andiamo con ordine. Qualche giorno fa la giunta regionale siciliana annuncia che, su proposta del presidente Nello Musumeci, ha approvato gli atti necessari per procedere all’espropriazione del casolare e del terreno circostante.
Per acquisirlo la Regione ha impegnato una somma di 106.345 euro. La proposta del governo Musumeci arriva però dopo che la città metropolitana di Palermo, lo scorso 27 agosto, con partenariato del Comune di Cinisi e utilizzando fondi europei, ha stanziato mezzo milione di euro. Somme da utilizzare non solo per l’acquisizione ma pure per la riqualificazione di quel posto abbandonato in cui realizzare una tensostruttura e dare vita a un centro nazionale per la lotta alle mafie. Tutto ora rischia di andare in fumo. E il motivo è semplice. Se la Regione diventa proprietaria del bene, questo annullerebbe di colpo il finanziamento dell’ex provincia che ha come presupposto giuridico l’acquisizione del casolare quale elemento indispensabile della riqualificazione. « Eppure le intenzioni dell’ex provincia sono ben note alla Regione Sicilia e questo progetto al momento si trova alle Infrastrutture » dice il sindaco di Cinisi Giangiacomo Palazzolo. Si tratterebbe infatti di un progetto presentato dalla ex provincia proprio partecipando a un avviso della Regione. Una svista? Come sottolinea anche Leoluca Orlando presidente Anci e sindaco della città metropolitana « su quel casolare c’è già un progetto ben articolato » . Per provare a « uniformare » le due iniziative il sindaco di Cinisi ha chiesto la convocazione di un tavolo urgente sia alla Regione che all’ex provincia. « Rischiamo davvero di perdere una grande opportunità e, dopo 40 anni, non mi sembra il caso». Come si dovrebbe procedere? « E’ necessario che la Regione modifichi la delibera di giunta, deve cambiare oggetto - dice Palazzolo - quei 106 mila euro potrebbero essere utilizzati ad esempio per fare un museo. L’acquisizione, necessaria alla riqualificazione, deve essere della città metropolitana. O si hanno due finanziamenti di fatto incompatibili » . E Orlando si dice « fiducioso » di poter trovare con la Regione una soluzione « che permetta di sfruttare al meglio i fondi disponibili per restituire alla fruizione pubblica quel bene che ha un altissimo valore storico e simbolico nella lotta alla mafia » . Il casolare, pur in stato di abbandono, continua ad essere visitato ogni anno il 9 maggio da tantissimi giovani e studenti che arrivavano a Cinisi per onorare la memoria di Peppino. E pare una beffa che dopo 40 anni si rischi di mandare tutto in fumo per una " disattenzione" burocratica. « Adesso speriamo che Regione e Città metropolitana collaborino per rendere il giusto merito a questo luogo di memoria - dice Giovanni Impastato, fratello di Peppino - il casolare di Peppino deve diventare patrimonio collettivo».
La Repubblica Palermo, 10 sett 2019

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