mercoledì, settembre 18, 2019

San Bernardo da Corleone, un "Santo tra le corde"


Cuntu e vi ricuntu senti chi Santu ca vi cuntu
“San Bernardo da Corleone, cappuccino siciliano vissuto nel Seicento, fu un santo barocco e come tale partecipò delle caratteristiche della santità del suo tempo: rappresentò, cioè, una santità da ammirare più che da imitare. Da ammirare per la facilità con cui egli sembrava anticipare nella fede la visione di Dio, trapassando agevolmente il velo che separa il mondo terreno dal mondo celeste. E impossibile da imitare nella sua ascesi tanto aspra da fare agli altri paura”. Così scriveva monsignore Cataldo Naro, in maniera esemplare, di san Bernardo.
L'ammirazione fu tale che la devozione verso il Nostro varcò i confini non solo isolani ma anche nazionali, tanto che durante il primo secolo dopo la sua morte, avvenuta il 12 gennaio del 1667, vennero pubblicate sue biografie non soltanto in Italia ma anche in Spagna (1683), in Germania (1682) e in Francia (1690); ovviamente dedicate al “cappuccino” Bernardo da Corleone essendo in quel periodo ancora non beatificato. A queste si aggiunsero le numerose incisioni, pitture e sculture. Un’imponente diffusione a dimensione europea che è indice indubbiamente anche della ramificata presenza cappuccina dell'epoca. Dichiarato venerabile il 21 marzo 1699 fu beatificato il 15 maggio 1768 e santificato nel 2001. Nel panorama iconografico e letterario vasta è la produzione, così come la venerazione, tanto che nel 2017 la confraternita di san Bernardo accettò di buon grado la proposta del sottoscritto e di padre Bernardo Briganti di allestire una mostra il cui nucleo fondamentale era costituito dalle collezioni private dei “curatori”. Collaborarono con noi, tra i tanti e in maniera diversa, Simonpietro Cortimiglia, Dino Garofalo, Giovanna Governali, Gino Grizzaffi, Giovanni Lisotta e Tommaso Ruggirello. Esponemmo documenti e testimonianze di diverso tipo: libri, incisioni, matrici in rame, l'atto di proclamazione a Beato, reliquie, manifesti e la “Positio super miraculo Beati Bernardi a Corleone”. Alcuni dei pezzi pregiati e inusuali furono: un libro in lingua francese del 1690, scritto ventitré anni dopo la sua morte e con una bellissima incisione; una rivista francese del 1902 la quale stampò a puntate la storia del Beato; un fumetto disegnato da Campos Carlos per un'edizione messicana del 1966 del Beato Bernardo De Corleone. Il titolo della mostra fu “Beato tra le righe” il quale non era altro che un doppio gioco di parole, in riferimento alla tipologia del materiale esposto, prevalentemente cartaceo e dedicato al Santo quando era ancora Beato, e per rimarcare la figura atipica (tra le righe) del nostro Bernardo. L'affluenza di visitatori e la quantità e qualità del materiale messo in mostra evidenziò quanto capillare e diffusa fosse, ed era, la devozione, prima, durante e dopo la sua beatificazione. Forte della buona riuscita dell'evento proposi ai confrati, all'inizio del 2019, di mettere in scena teatralmente la storia di san Bernardo. Lo aveva già fatto nel 2006 il sindaco di Corleone, Nicolò Nicolosi, nella sua doppia veste di responsabile del C.I.D.M.A. (Centro Internazionale Documentazione Mafia e Antimafia), sponsorizzando un musical il cui contenuto doveva essere incentrato sulla tematica dell’antimafia. In quella occasione venne affidato l'incarico di musicare l'opera a Massimo Sigillò Massara e quello di redarre il testo a Nonuccio Anselmo, il quale propose di far ruotare il tutto attorno alla storia del Beato Bernardo da Corleone proclamato Santo qualche anno prima. La figura dell'ex spadaccino che si redime tanto da entrare a far parte di uno degli ordini più severi, quello dei cappuccini, ben si prestava all'idea iniziale del sindaco. Filippo Latino diventava metafora di un sistema improntato sulla legge del più forte ma all'interno del quale poteva avvenire un cambiamento, alternativo ed opposto. L'impostazione del nostro progetto era alquanto diverso e soprattutto con finalità differenti. Non volevamo trasmettere un messaggio ma rappresentare la storia del Santo in maniera insolita attraverso un linguaggio semplice e nello stesso tempo immediato. Da qui l'idea di coniugare il tradizionale al moderno, quello di fare narrare la vita di Bernardo ad un cantastorie con relativa chitarra e cartellone inserendo contestualmente e inframmezzati i personaggi dell'opera dei pupi. I cantastorie erano figure di intrattenitori ambulanti che si spostavano di città in città raccontando e cantando le varie storie. Si posizionavano nelle piazze dei vari paesi, aprivano il cartellone precedentemente arrotolato, nel quale erano raffigurate le scene salienti del racconto, imbracciavano la chitarra e cominciavano a cantare le storie, vere o inventate. Solitamente salivano sul tetto della loro auto per esibirsi utilizzandolo come palco. Venivano raccontati fatti di cronaca, vicende di amori infelici, miracoli, storie cavalleresche o di banditi gentiluomini, narrati in un avvicendamento tra cantato e recitato. La forza dei cantastorie era quella di sapere penetrare nella cultura popolare facendo leva sui valori della gente. Le modalità narrative erano date dalla voce declamata, dalla mimica facciale, dalla gestualità accentuata e il linguaggio utilizzato. Il pubblico era talmente affascinato dalle capacità interpretative dei cantastorie da rimanere seduto per ore intento ad ascoltarli. Il ruolo da loro svolto era quello di veri e propri cronisti dell'epoca. Se il titolo della precedente mostra era stato “Beato tra le righe”, quale poteva essere quello dello spettacolo? L'idea fu quella di intitolarlo “Santo tra le corde”, in riferimento sia alle corde della chitarra, che nella nostra rappresentazione è l'elemento cardine, che al cingolo, ovvero il cordone utilizzato per cingere l'abito monacale dei cappuccini di cui  Bernardo faceva parte. Bernardo fu il quinto frate della riforma cappuccina ad essere elevato agli onori dell'altare, dunque un “Santo tra le corde”. La storia del cantastorie si concludeva, nella maggior parte dei casi, con una sentenza morale. Anche noi ne abbiamo trovata una, contraddicendo i propositi iniziali. Se per certi aspetti la figura di Bernardo può apparirci oggi distante, secondo noi, aveva ragione monsignor Cataldo Naro quando, parlando del nostro Santo, affermava che “è a noi vicinissimo nella condivisione della medesima comunione col Signore Gesù ed anche nell'indicarci il tratto fondamentale e permanente di ogni esistenza cristiana”.[2]
                                                                                                                      Leoluca Cascio

Lo spettacolo
Cantastorie – Paolo Zarcone
Violino - Beatrice Virga
Puparo – Antonino Guarino
Voci fuori campo – Calogero Milazzo, Tommaso Ruggirello
Scenografia – Giuseppe Lo Grasso
Ideazione e regia – Leoluca Cascio

Organizzazione
Leoluca Cascio, Presidente Associazione Prometheus Corleone
Girolamo Grizzaffi, Presidente della Confraternita di San Bernardo
Giovanni Lisotta, Associazione Prometheus Corleone
Tommaso Ruggirello, Associazione Prometheus Corleone



[1]    C. Naro, 2006, presentazione in B. Briganti, Ammirabile più che imitabile. Testimonianze iconografiche della santità di Bernardo da Corleone, Caltanissetta, Lussografica.
[2]    Idem.

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