lunedì, febbraio 20, 2012

"Il certificato antimafia non è tabù"

Il procuratore antimafia Grasso
PALERMO - Quando mesi fa un politico - l'allora ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta - lanciò la proposta di rivedere, in nome dell'esigenza della semplificazione, la disciplina della certificazione antimafia, si scatenò un putiferio. E gli stessi alleati di governo, Roberto Maroni in testa, bocciarono l'idea senza appello. Ora, però, a parlare della necessità di venire incontro alle imprese, strette tra crisi economica, lungaggini burocratiche e ricatti della criminalità organizzata e superare "lungaggini e pastoie burocratiche", è un tecnico: il capo della Dna Piero Grasso che raccoglie subito la convergenza del guardasigilli.
OLTRE IL TABU'. Il superprocuratore sceglie il palco di un convegno sul codice antimafia, organizzato dall'Università di Palermo, per riproporre l'argomento. "Andiamo oltre il tabù del certificato antimafia - dice provocatorio Grasso ai magistrati presenti, ma soprattutto al ministro della Giustizia Paola Severino, a Palermo per partecipare all'incontro -. Anche questa volta lo scopo è semplificare la vita alle aziende e ridurre i tempi di accesso al mercato. L'iter per procurarsi la documentazione è lungo e allora perché non superare l'idea?". 

Ma il magistrato sa che un controllo nell'ingresso delle imprese nel settore produttivo è necessario, per questo ha pronta una idea per colmare il vuoto lasciato da un'eventuale soppressione della normativa. Si tratta di una sorta di "white list", un elenco di aziende virtuose che rispettino determinati requisiti e che perciò possano stare sul mercato legale.

IL MINISTRO APPROVA. La proposta sembra piacere al ministro che dice: "Ha ragione il procuratore Grasso: il certificato antimafia non deve essere un tabù. Si può discutere della sua abolizione e della creazione di un'etica di impresa che selezioni quelle ditte che rispettino certi valori". E "per una curiosa coincidenza", fa notare lei stessa, ha parlato poche ore prima, sempre a Palermo, di "un'etica di impresa che selezioni le ditte che rispettino certi valori".

"E' giusto premiare le aziende virtuose", aveva detto Severino mostrando di apprezzare la svolta di Confindustria che, da anni, ha dichiarato guerra al racket arrivando a cacciare chi cede al ricatto degli estorsori.

Grasso amplia i requisiti richiesti alle ditte candidabili a far parte della white list e chiede di più del contrasto alle estorsioni. Ad esempio, la tracciabilità delle spese, da farsi attraverso bonifici bancari, la trasparenza dell'assetto societario, il rispetto della legge sullo smaltimento dei rifiuti: insomma un comportamento virtuoso a 360 gradi.

MESSINEO CAUTO. L'idea dell'elenco delle aziende da promuovere piace anche al procuratore di Palermo Francesco Messineo, più cauto, però, sulla radicale abolizione del certificato antimafia. Su un punto, comunque, magistrati e politici concordano: "Non devono esserci preclusioni, argomenti tabù: è giusto e necessario dialogare, insieme, di tutte le tematiche relative alla criminalità organizzata". 

Un argomento sul quale il ministro batte spesso durante il suo intervento di apertura del convegno organizzato per discutere degli aspetti del codice antimafia che vanno migliorati e corretti. "L'iter di approvazione  si è concluso - dice il ministro -. Ora occorre attendere il consolidamento della disciplina e monitorarne l'applicazione per formulare, poi, le disposizioni correttive".

CORRUZIONE E MAFIA. Un impegno a intervenire sulla legislazione che il ministro ha assunto anche sul fronte della lotta alla corruzione, raccogliendo un assist lanciato da Grasso e rispondendo alle polemiche sollevate dal leader dell'Idv Antonio Di Pietro che accusa il governo di affrontare la questione con eccessiva lentezza. "Viviamo - spiega Severino - un momento di ingorgo istituzionale: in fase di conversione ci sono due decreti - quello sulle semplificazioni e quello sulle liberalizzazioni -: non appena si concluderà il loro iter è mio principale impegno intervenire sulla normativa anticorruzione".

Per il ministro inoltre "la lotta alla mafia è una priorità assoluta di questo governo. Non bisogna abbassare la guardia, solo con un impegno costante e un intervento coordinato di tutti gli attori sarà possibile proseguire sulla strada intrapresa. Perché il fenomeno della criminalità organizzata assume forme sempre meno visibili e sempre più diverse. I flussi dell'economia dimostrano come vi siano sempre delle impermeabilità più oscure e più celate".

IL RUOLO DELLA MAGISTRATURA
. "Molti provvedimenti del governo interessano la magistratura, è importante il dialogo con i magistrati e stiamo affrontando i temi legati al sistema carcerario. L'altro istituto sul quale stiamo lavorando è quello della depenalizzazione. Ci sono una serie di riforme di carattere procedurale che interessano la magistratura, come il Tribunale dell'impresa", ha detto la Severino.

"Bisogna
diversificare - ha aggiunto il Guardasigilli - la lotta alla criminalità organizzata. Il Codice antimafia ci permette, in Italia, di essere all'avanguardia: il nostro è un modello apprezzato in altri Paesi, mi piacerebbe se venisse esportato e mi piacerebbe coltivare questo progetto, sebbene ci sia poco tempo a disposizione".

"Mi preme, inoltre, il tema della formazione del magistrato - ha poi sottolineato - Dietro a ogni successo contro la criminalità organizzata, c'è sempre l'organizzazione di un ufficio. I nostri magistrati hanno un alto livello di formazione, ma l'organizzazione è importante".

PROMUOVERE RATING PER LE IMPRESE. "L'incrocio fra tutela delle parti sane dell'economia e la magistratura coinvolge anche altri contesti. Questo incrocio è segnato dalla liberazione dell'economia dal fenomeno mafioso. Bisogna agire in questo modo anche nei confronti delle imprese. Un'impresa che costruisce su valori morali va promossa e premiata". "Il 'rating' di Confindustria - ha poi aggiunto - va promosso. Parliamo da tempo di mafie e non di mafia. Lo Stato nella lotta alla mafia è andato molto avanti grazie anche al sacrificio dei magistrati, alcuni dei quali hanno pagato con la vita il proprio 

Nessun commento: