venerdì, giugno 25, 2010

Mafia, catturato in Francia il boss Giuseppe Falsone, è il capo della mafia di Agrigento

Lo hanno trovato gli agenti della Squadra mobile e dello Sco. Era nella lista dei trenta latitanti più pericolosi. Per non farsi riconoscere si sarebbe sottoposto ad alcuni interventi di chirurgia plastica. Al momento dell'arresto non ha opposto resistenza, aveva addosso un documento falso e nega di essere il boss della provincia agrigentina
Catturato a Marsiglia Giuseppe Falsone, ritenuto il capo della mafia della provincia di Agrigento e inserito nell'elenco dei trenta latitanti più pericolosi della provincia. È stato arrestato dalla Squadra mobile di Agrigento, insieme con quella di Palermo e con lo Sco. La notizia è stata confermata dal capo della Mobile di Agrigento Alfonso Iadevaia. Falsone, 40 anni il prossimo 28 agosto, nato a Campobello di Licata (Agrigento), era ricercato dal 1999 per associazione di stampo mafioso, omicidi e traffico internazionale di droga. Il 17 marzo del 2004 sono state avviate le ricerche in campo internazionale. E' considerato molto vicino a Bernardo Provenzano. Appena tre mesi fa, nell'ambito dell'operazione antimafia 'Apocalisse', i carabinieri di Agrigento e di Palermo hanno sequestrato beni e società riconducibili al Falsone per circa 30 milioni di euro. Giuseppe Falsone si sarebbe sottoposto ad alcuni interventi di chirurgia plastica al viso e al naso in particolare. L'uomo - che si trova al momento in un commissariato di Marsiglia - continua a negare di essere il superlatitante. Anche per questo saranno importanti i risultati dattiloscopici. I poliziotti gli hanno trovato una carta di identità francese con un nome italiano che corrisponde a una persona ritenuta dagli investigatori un fiancheggiatore. A Marsiglia Giuseppe Falsone stava cercando di aprire un'impresa edile. Al momento del suo arresto stava rientrando in casa in un quartiere nei pressi del porto e non ha opposto alcuna resistenza. A Marsiglia l'uomo non ha parenti con sè e al momento del suo fermo non era armato.
(La Repubblica, 25 giugno 2010)

Nessun commento: