martedì, febbraio 16, 2010

Corleone. I mafiosi le uccisero 2 figli e il genero, ma il Viminale le nega i benefici di legge

Caterina Somellini, nonna di due bambini rimasti orfani in un agguato nel 1995 a Corleone, si costituì parte civile nel processo contro Riina e altri boss. "Non mi aspettavo questa decisione, vorrei quello che mi spetta". Il ministero: "Non ci sono i requisiti oggettivi"
PALERMO - La mafia le ha ucciso i figli e il genero nel 1995 a Corleone. Uno dei nipotini si salvò per miracolo dall'agguato perché la madre lo coprì con il suo corpo dalle pallottole. Caterina Somellini, madre delle vittime e nonna di due bambini rimasti orfani, si costituì parte civile nel processo. A distanza di 15 anni il ministero dell'Interno ha rigettato la sua richiesta, presentata anche nella qualità di tutrice dei propri nipoti, per ottenere i benefici previsti per le vittime della criminalità di tipo mafioso. Il ministero ha ritenuto che non sarebbe stata raggiunta la "prova obiettiva della sussistenza dei requisiti oggettivi per l'ottenimento dei benefici e cioè della totale estraneità della vittima e del beneficiario ad ambienti e rapporti delinquenziali". Il processo è stato celebrato tra la fine degli anni 90 e i primi anni del 2000, davanti alla Corte di assise di Palermo. Imputati erano Leoluca Bagarella, Leonardo e Vito Vitale, Giovanni Brusca considerati gli autori materiali degli omicidi e Giovanni Riina, allora incensurato, figlio del capomafia Salvatore Riina. La Corte di Assise ha condannato tutti gli imputati e sancito che "non emerge alcun minimo elemento che conforti l'ipotesi di legami o contatti di qualsiasi genere stabiliti tra Giuseppe Giammona e persone o comunque a gruppi o ambienti della criminalità organizzata". I legali della Somellini, gli avvocati Mario Milone e Carmelo Franco, hanno anticipato che proporranno ricorso alla decisione del ministero. "Non me lo aspettavo - dice la donna, che ha 68 anni -. Non credevo che il Viminale respingesse la mia richiesta di ottenere i benefici previsti per i familiari delle vittime della criminalità di tipo mafioso. Nessun potrà ridarmi i miei figli ma vorrei ottenere quello che mi spetta dalla legge per aiutare e dare un futuro migliore ai mie nipoti rimasti orfani e che sono ancora minorenni". "In questi anni - aggiunge - sono rimasta a Corleone da dove non mi sono mai mossa. Ho continuato a vivere facendo tanti sacrifici e guardando avanti con dignità. Credo però che lo Stato debba sostenere chi lo aiuta a combattere la mafia".
16/02/2010
NELLA FOTO: Il boss mafioso Leoluca Bagarella

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