giovedì, dicembre 03, 2020

Pippo Vetrano, un uomo "col sogno negli occhi e i piedi per terra"

Roberto Tagliavia (al centro), Pippo Vetrano (a sx),
Dino Paternostro e Pietro Ragusa (a dx)

ROBERTO TAGLIAVIA

C’eravamo rincontrati di recente per riprendere le fila di un discorso di tanti anni fa sullo sviluppo della zona del corleonese.
Tanti anni fa, appunto, a metà degli anni ’70, quando il Partito (il PCI) mi aveva mandato a Corleone come responsabile di zona. Tra i giovani che si lasciarono coinvolgere dall’idea di imprimere una svolta in un territorio ancora fermo al mulo e alla zappa, ma in procinto di venire travolto dalla modernità del trattore e del cemento armato (ma senza sviluppo), incrociai lo sguardo serio di Pippo Vetrano.

Nelle riunioni si teneva sullo sfondo, i suoi interventi erano pacati e riflessivi. Mi colpì la sua concretezza. Tra la polemica politica più o meno astratta di alcuni e la efficacia pretesa da lavoratori e disoccupati, lui teneva d’occhio la praticabilità delle proposte di sviluppo. Sapeva saldare il sogno con le urgenze, ed era molto aggiornato: guardava alle potenzialità delle moderne tecnologie e alle nuove pratiche di gestione di cui s’iniziava a parlare negli anni ’80.

Era esattamente questo il cuore di un tentativo di nuova politica che avevo messo al centro del mio lavoro: innovare e promuovere sviluppo. Ma le cose nella vita non sempre vanno come desiderato e quel sogno si scontrò con una realtà brutale che è riassumibile nel terribile dato dei mille morti ammazzati di Palermo e nella lunga teoria di stragi che ha segnato la nostra vita. Il clima politico ne fu devastato. Ripensandoci e leggendo ben più informate note, scritte da amici e suoi compaesani, mi sono reso conto di quanto lunga fosse stata la discontinuità e quanto rapsodico il nostro rapporto nel tempo, quanta parte della sua vita mi fosse perciò rimasta sconosciuta; ma il filo non si era spezzato.

Così quello sguardo, pacato e tenace, non aveva mancato di rincuorarmi nelle rare occasioni d’incontro. Lo ritrovai promotore della presentazione a Bisacquino del libro “Rosalia da Palermo” interessato ai percorsi descritti intorno all’eremo della Quisquina su cui pensava di costruire una proposta integrata di accoglienza e sviluppo turistico. Scoprii così la rete di relazioni da lui costruita con produttori e piccoli imprenditori della zona dei Sicani che di quel racconto avrebbero potuto farne elemento di promozione e conoscenza. Lo ritrovai anni dopo, quando veniva al gruppo parlamentare del PD per promuovere il parco dei Sicani o per superare le difficoltà nella gestione del GAL. Il tratto era sempre quello: col sogno negli occhi e i piedi per terra, per aiutare e spingere i giovani a cogliere le opportunità del territorio con le tecniche di gestione moderne e i finanziamenti disponibili.

Per quanto episodico, il legame con Pippo ha avuto la magia di una grande amicizia: era come se le distanze di tempo e di luogo non esistessero, cementata da una condivisione profonda di impegno civile e politico.

Resta per me uno degli esempi concreti di quei corleonesi nuovi, di quei siciliani che non smettono di pensarsi come cittadini europei, promotori di sviluppo economico ambientale e culturale. Non lo dimenticheremo.

Roberto Tagliavia

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