martedì, maggio 26, 2020

L'ex assessore di Ceccano chiede scusa ai corleonesi: "non volevo sminuire il valore della loro lotta contro la criminalità organizzata"

Camillo Maura, le scuse su Facebook
ADESSO I CORLEONESI ONESTI DEVONO RIFLETTERE SERIAMENTE SUL MODO MIGLIORE PER TUTELARE GLI INTERESSI E L'IMMAGINE DELLA CITTA'
Sono arrivate già ieri sera le scuse di Camillo Maura, ex assessore del comune di Ceccano, in provincia di Frosinone, al comune di Corleone, dopo che, in uno sciagurato post sulla sua pagina Facebook, aveva pubblicato una foto taroccata dove Ceccano (dopo che era stato trovato un uomo morto nel carrello di un supermercato) diventava come Corleone, cioè delinquenza e mafia.
Chiedo sinceramente ed umilmente scusa a tutti gli abitanti di Corleone – ha scritto Maura -, che si sono comprensibilmente sentiti offesi dall’immagine infelice che ho impulsivamente pubblicato sulla mia pagina Facebook e che non rende in alcun modo giustizia a tutti loro e alla loro terra. Non volevo in alcun modo denigrare o sminuire il valore di tutti i Corleonesi che, da sempre, combattono in prima linea contro la criminalità organizzata,
dimostrando forza e coraggio smisurato. Il mio è stato un gesto impulsivo, compiuto con troppa leggerezza, in un momento di rabbia, a seguito di alcuni eventi dolorosi avvenuti ultimamente nella mia amata Ceccano”. “Spero che voi tutti cittadini di Corleone possiate accettare le mie più sentite e profonde scuse”, ha concluso il suo post l’ex assessore Camillo Maura.
Il giorno precedente, Nicolò Nicolosi, sindaco di Corleone, aveva protestato con fermezza contro il post di Maura. “Respingiamo con sdegno – aveva scritto Nicolosi - le volgari allusioni ad una Corleone terra di mafia e di delinquenza e, per tutelarne l’onore e la dignità, diamo mandato ai nostri legali per perseguire in tutte le sedi il sig. Maura e quanti dovessero insistere nel denigrare la nostra comunità”, aveva concluso il sindaco di Corleone. Probabilmente le scuse di adesso chiuderanno la vicenda, che ha lasciato tanta amarezza nell’animo dei tanti corleonesi onesti.
Non sarebbe male, però, che la stessa vicenda servisse ai corleonesi onesti e in buona fede a fare una seria e profonda riflessione per capire qual è il modo più efficace per scrollarsi di dosso il marchio di paese di mafia e recuperare un’immagine positiva in Italia e nel mondo. Sicuramente non è urlando contro quelli che accostano la parola mafia a Corleone che vinceremo la battaglia. Ho letto dei post in cui alcuni corleonesi (sicuramente in buona fede) consigliano a chi parla male di Corleone di sciacquarsi la bocca con l’aceto. Errore gravissimo: questa frase è bruciata perché anni fa l’ha utilizzata il boss mafioso Luciano Liggio, in un’intervista di Enzo Biagi. Non possiamo difendere Corleone come pensano di difenderla i mafiosi di Corleone.
Dobbiamo avere chiaro che la Corleone degli onesti ha nemici esterni, ma anche nemici interni. La “santa alleanza” di tutti i corleonesi contro tutti “gli altri” non ha senso e non può funzionare. Il mondo non si divide in Corleonesi e non-Corleonesi, ma in onesti e disonesti, in mafiosi e antimafiosi. Noi corleonesi onesti dobbiamo essere i primi a prendere le distanze dai corleonesi disonesti e mafiosi. Dobbiamo gridare forte che a Corleone c’è stata (e c’è) la mafia, ma ci sono state (e ci sono) le forze che vogliono combatterla. La Corleone degli onesti non ha bisogno che qualcuno le insegni la lotta alla mafia, perché può vantare un’antimafia antica quanto la mafia. Quindi, dobbiamo andare a testa alta nel mondo, rivendicando che i primi a combattere i mafiosi e i disonesti siamo noi. Solo così potremo essere credibili. Le urla sconsiderate contro tutto e tutti e l’unità indistinta di tutti i corleonesi contro il resto del mondo ci danneggia, perché da l’impressione al mondo che (in fondo in fondo) vogliamo difendere i mafiosi perché siamo noi stessi mafiosi, oppure amici dei mafiosi o, bene che vada, succubi dei mafiosi. Non è giusto. E non funziona. (dp)  

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