venerdì, maggio 01, 2020

Primo Maggio, una corona di fiori al cimitero e un'altra al sasso di Barbato per l'omaggio alle vittime della strage di Portella della Ginestra

Serafino Petta legge i nomi delle vittime della strage
Il segretario Cgil Enzo Campo: “Dal sacrario di Portella la forza per costruire una società  del lavoro e dei diritti”.
Palermo 1 maggio 2020 -  “Dal ricordo delle lotte dei lavoratori e dei morti di quegli anni dobbiamo tirare fuori l'energia per combattere la pandemia che ci confina a casa e per costruire una società del lavoro”. L'ha dichiarato il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo, che stamattina si è recato a Portella della Ginestra per rendere omaggio alle vittime della strage del 1° maggio 1947. Niente corteo, per questo Primo Maggio, da Piana degli Albanesi al memoriale di Portella, come sempre da 72 anni a questa parte. Due cerimonie ristrette soltanto: prima  la  deposizione di una corona al cimitero, poi i fiori poggiati al sasso di Barbato, accanto ai nomi dei martiri di Portella.  Presenti, oltre al segretario Cgil Enzo Campo, Serafino Petta, 89 anni, superstite della strage e presidente onorario dell'associazione Portella della Ginestra,  che con forte commozione ha letto i nomi delle 12 vittime, Papas Jani Pecoraro e il sindaco di Piana degli Albanesi Rosario Petta.

“Siamo addolorati, perché oggi il Primo Maggio di Portella non è affollato dei tanti dirigenti sindacali e militanti e della gente che spontaneamente ogni anno si riversava in questo luogo. Il  nostro pensiero va  alle migliaia di persone che avrebbero voluto essere qui e che non ci sono ma la Cgil ha ritenuto irrinunciabile contribuire a fermare il dilagarsi del coronavirus - ha esordito Enzo Campo - Questa Festa assume quest'anno un valore particolare e ci induce a una riflessione importante. Portella non rappresenta solo l'eccidio del 1° maggio 1947,  dove morirono trucidate 12 persone, uomini, donne e bambini innocenti, giunti in questo luogo per festeggiare le lotte e le rivendicazioni di quegli anni.  La conquista della terra  significava  la conquista del lavoro, dei diritti, della dignità, della libertà, della giustizia, della democrazia. Ma la mafia e il banditismo non tolleravano che le persone potessero ribellarsi. Dobbiamo da questa memoria tirare fuori l'energia fondamentale che ci deve consentire oggi di contrastare questa epidemia che ci tiene confinati dentro  casa”. 
Il segretario Enzo Campo ha anche ricordato la memoria dei 69 dirigenti sindacali della Cgil uccisi a partire dal 1943 e fino al 1956, caduti durante la conquista delle terre, per il riscatto della giustizia sociale e per la libertà. “Hanno pagato con la propria vita per quelle lotte. Oggi ricordiamo anche il loro impegno sociale – ha proseguito Campo – Portella è stata eletta a sacrario del movimento sindacale non soltanto siciliano ma dell'Italia intera, dell'umanità. E in questo momento, in cui per la  pandemia il Paese è fermo, e  una grande sofferenza ha colpito il mondo intero, da questo sacrario avvolto da un grande silenzio, ove tutto urla di dolore, ma dove risuonano anche urla di gioia e grida di speranza,  bisogna tirare  fuori l'energia per costruire una società migliore. Questo è ciò che veramente vogliamo: una società dei diritti, una società del lavoro e per il lavoro”.
 “E quando parliamo di lavoro – continua Enzo Campo - pensiamo ai tanti modi di lavorare, all'approccio diverso dei giovani al mondo del lavoro, ai diversi contratti di lavoro. Ma per tutti, indistintamente,  per i  subordinati,  i precari, per chi è  a partita Iva e per  i  collaboratori,  uguali devono essere i diritti. In questa nuova società centrale deve diventare il tema del lavoro, ancora una volta il lavoro come emancipazione e come libertà”.
Oggi a Portella, al fianco della Cgil Palermo,  avrebbe dovuto esserci la Flc Cgil, la categoria della Scuola e dell'Università. “Dovevamo essere qui con i nostri colleghi della scuola. Perché oltre alla Sanità, che come si è capito svolge una funzione fondamentale nella vita degli uomini e delle donne, in un paese democratico come il nostro  l'altra grande questione è quella del sapere. Il sapere per tutti, la conoscenza, per rendere veramente libere le persone ad  affrontare  la vita e le condizioni di lavoro.  Nel nostro Paese c'è bisogno di formazione, di saperi, in particolar modo per le persone più deboli, per tutti quelli che non hanno opportunità. Solo una giusta formazione può guidare la gente al riconoscimento di  un giusto lavoro. Uno spazio democratico, una società civile si deve basare sulla solidarietà, sui diritti, sul lavoro  sul sapere come volano fondamentale per la democrazia. Nella nostra agenda sindacale diventa irrinunciabile  la lotta per rivendicare il lavoro per tutti, la salute e la sicurezza sui posti di lavoro, la scuola e la sanità.  Vogliamo costruire una società dove il lavoro è libertà, dove la salute e la sicurezza sono ai primi posti dell'agenda politica e la sanità pubblica diventi fiore all'occhiello nel nostro Paese. Una società dove il lavoro è emancipazione dal bisogno e realizzazione dei sogni”.
"Questo è un primo maggio particolare per la nostra regione ed il nostro Paese - scrivono in una nota i deputati regionali del Pd - che stanno attraversando una crisi pesantissima dovuta ad un’emergenza sanitaria che ha cambiato profondamente la vita di ognuno di noi. Oltretutto il primo maggio è una data che per la Sicilia ha un significato ancora più profondo, legato a ciò che avvenne nel 1947 a Portella della Ginestra ed alle vittime di una strage, mossa da un oscuro intreccio di interessi e dalla mano mafiosa, che ha drammaticamente segnato la storia della nostra terra. Oggi più che mai la classe politica e dirigente, a tutti i livelli, oltre a pensare a chi non ha un lavoro, deve difendere tutti quei lavoratori che si trovano di fronte ad incertezze e nuove difficoltà"."La strage di Portella della Ginestra - dichiara il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando - fu il primo esempio dell'utilizzo della mafia da parte di una parte politica per destabilizzare la democrazia in Italia, con il bandito Giuliano incaricato del "lavoro sporco", della mattanza di dirigenti sindacali, rappresentanti dei braccianti, esponenti della sinistra istituzionale. Oggi ad oltre 70 anni di distanza la mancanza di una verità storica e giuridica su quei fatti non è solo un'offesa alle vittime e ai loro familiari, ma è anche una macchia nella storia dello Stato."

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