giovedì, novembre 01, 2018

Per una Corleone città aperta, ma (speriamo) impermeabile ai mafiosi

Il Municipio di Corleone

DINO PATERNOSTRO
Finito il tormentone sui candidati a sindaco (due-tre-quattro o più...) e presentate le liste collegate per il consiglio comunale, in attesa delle prime "uscite" dei protagonisti, si possono cominciare a fare le prime considerazioni. 
A Corleone il prossimo 25 novembre si celebreranno le prime elezioni comunali dopo il trauma politico, sociale e psicologico dello scioglimento per infiltrazioni mafiose. E si vede. La coalizione che nel 2012 sosteneva la sindaca Savona ci ha provato, ma non è riuscita a ripresentarsi, nemmeno al netto degli “impresentabili” per legge. Solo il M5S presenta una lista col simbolo di partito, sperando sull'onda lunga delle politiche. Le altre due liste sono rigorosamente civiche, con la rivendicazione di questo loro "civismo". Difficile pensare ad un atto di generosità nei confronti della città. Più probabile, invece, la consapevolezza che i simboli dei partiti tradizioni in questo momento politico non tirano molto. Quindi, avanti col civismo!

Non può non colpire la scomparsa del Pd. Un “cespuglio” piddino si è candidato con Nicolosi. Altri “cespugli” con Saporito. Ma il Pd e l’idea della rappresentanza di un centrosinistra largo in grado di competere per il governo della città non sono decollati, anzi sono scomparsi dall’orizzonte politico corleonese. Si tratta della vecchia classica diaspora della sinistra, storicamente datata. Ma qui e adesso a Corleone sembra qualcosa di ancora più grave e definitivo.  
Nicolò Nicolosi ritorna a Corleone, dopo averla amministrata per cinque anni (2002-2007). "Chiamato a gran voce da diversi amici ed estimatori", dice lui. Sarà anche vero, ma sommato alla sua voglia (umanamente comprensibile) di rivalsa nei confronti degli ex amici che nel 2006/2007 lo "tradirono", arrivando persino a presentargli contro una mozione di sfiducia.
Corleone “città aperta”, dopo aver accolto un bisacquinese, non poteva non accogliere il toscano Maurizio Pascucci, che tra l’altro risiede a Corleone (magari poco, ma vi risiede…), si è sposato a Corleone e presiede un’associazione a Corleone. Un toscano a Corleone? Tanti si sono meravigliati. Pensavano magari che il M5S un candidato corleonese, attingendo al grande serbatoio di giovani che vi aderisce, lo avrebbe trovato. Invece no. Ed hanno fatto ricorso all’uomo nato a Poggibonsi, cresciuto a Cecina e adesso di stanza a Corleone, esperto di movimenti di massa e di antimafia sociale.
Il terzo candidato, Salvatore Saporito, è un corleonese doc, da sempre gravitante nell’area del centrosinistra. Ma adesso si è candidato rigorosamente da civico, proposto dal movimento “Ora Corleone”, che in un primo momento aveva candidato alla carica di sindaco Paolino Misuraca (adesso nemmeno candidato per il consiglio comunale). Questo movimento, strettamente legato all’ex parlamentare del Pd Franco Ribaudo, oggi sindaco di Marineo, ha tentato varie alleanze in diverse direzioni, ma alla fine si è dovuto friggere col proprio olio. Se è stato un bene o un male saranno gli elettori a decretarlo.
Per adesso, buona campagna elettorale a tutti i candidati a sindaco e a tutte le liste che corrono per il consiglio comunale. E speriamo che tutti, a prescindere dai ruoli a cui saranno chiamati dall’esito del voto, riusciranno a consolidare l’opera di risanamento etico iniziato dalla Commissione straordinaria, costruendo una Corleone città aperta, ma impermeabile ai mafiosi (pulita e “pulita”, quindi), attrattiva, con la capacità di promuove lavoro, sviluppo, servizi di qualità.    
Dino Paternostro

1 commento:

a.saporito56@gmail.com ha detto...

Che dire? Secondo me è mancato per l'ennesima volta un atto di coraggio e di responsabilità della quasi totalità del mondo corleonese che a vario titolo si occupa di sociale.
Ancora una volta, sicuramente perché sfiduciati dai politicanti, hanno deciso o non hanno trovato il modo di scendere in campo.
Un esempio, ma si potrebbe fare in ogni altro ambito del sociale, il mondo che gravita attorno alla fede invece che "contaminare" positivamente la politica, desistendo in modo netto, mostra di aver paura che invece la politica possa contaminare il proprio credo.
Peccato, l'attuale legge elettorale consentirebbe di scegliere i propri amministratori e di incidere sulle scelte programmatiche. Ci ritroviamo, invece, di fronte a tre candidati a sindaco autoreferenziali.