sabato, gennaio 27, 2018

Palermo provincia sommersa: i consumi superano i redditi

Gioacchino Amato
Dossier Cgil: ogni 100 euro guadagnati se ne spendono in media 140. Boom di inoccupati
Altro che new economy e industria 4.0, la provincia di Palermo si scopre terra di “Lapa economy”, fatta di ambulanti, lavoretti saltuari ma anche di lavoro nero e criminalità. E da immancabile corollario c’è l’evasione fiscale che incrociando i dati delle tasse pagate con quelli dei consumi riguarda la metà dei potenziali contribuenti. Un mondo sommerso e dalle mille facce che si materializza fra le cifre e i dati della crisi che in Sicilia non è ancora finita messi insieme dal focus della Cgil Palermo redatto dal centro studi del sindacato Cerdfos sul periodo 2008-2016.

Se la definizione dei sindacalisti può far sorridere, le dimensioni della Lapa economy fanno più che altro allarmare. In provincia di Palermo i disoccupati crescono da 74 a 107mila ma il vero esercito è quello degli inattivi, i cosiddetti neet, che non lavorano e non cercano lavoro e che sono 414mila. Disoccupati e neet insieme raggiungono la cifra di 521mila persone, il 44 per cento della popolazione da 14 a 64 anni che risulta fuori dal mondo del lavoro, che ufficialmente non fa nulla, neanche cercare di far qualcosa. «Lì dentro c’è di tutto – spiega Giuseppe Citarrella, a capo del Cerdfos – i veri disoccupati innanzitutto, chi non accetta lavori giudicati squalificanti e preferisce restare a spasso ma soprattutto il lavoro nero e senza tutele e la criminalità».
Che il fenomeno sia patologico lo dimostra il confronto non solo con il dato di tutta Italia dove disoccupati e neet insieme non superano il 27 per cento ma anche con quello globale siciliano che registra 500mila inattivi di età compresa fra i 15 e 34 anni di età. « A Palermo e provincia – sottolinea il segretario Enzo Campo – sono scomparse 3.700 imprese, crescono solo tre settori: alberghi e ristorazione, servizi informatici e finanziari e sanità. Per il resto la crisi continua e questo esercito di oltre 500mila persone ne è il prodotto » . « E la tendenza non accenna a fermarsi – avverte Citarrella – se guardiamo alle imprese attive e non al dato ambiguo delle imprese registrate, solo nel 2017 nel commercio ne sono scomparse altre 800. Questa zona oscura di presunti inattivi è destinata ad allargarsi ».
Che qualcosa non torna è ancora più chiaro incrociando il fenomeno neet con quello dell’evasione fiscale. Secondo i dati Istat a 100 euro di reddito dichiarato in provincia di Palermo, corrispondono 142,5 euro di consumi, in totale 871 milioni di euro di Irpef evasi all’anno. E a Palermo i contribuenti sono il 53,5 per cento della popolazione, il dato più basso fra le province siciliane e lontano dalla media siciliana (56,7) e soprattutto italiana ( 67,1). Quasi un terzo dell’evasione Irpef di tutta la Sicilia che si attesta sui 3 milioni di euro. Ma in totale fra lavoro nero, economia illegale e imprese che dichiarano solo parte del reddito in Sicilia mancano all’appello 20 miliardi di euro.
E le ombre si addensano anche sui settori in ripresa, tentati da nero e assenza di garanzie per i lavoratori: «A Trapani i nostri dati – rivela Citarrella – hanno evidenziato un boom di alberghiero e ristorazione ma un forte calo di occupati nel settore. Se ne sta interessando anche la prefettura » . « La crescita delle presenze – spiega il presidente di Federalberghi Palermo, Nicola Farruggio – non ha ancora fatto aumentare di molto il margine di guadagno e quindi l’occupazione anche per l’elevato costo del lavoro. Anzi nel settore molte aziende esternalizzano alcuni servizi. Siamo cercando insieme ai sindacati di potere ottenere contratti meno costosi perché come imprese vogliamo assumere, avere più personale significa per alberghi e ristoranti poter offrire più qualità e offrirla h24 in ogni periodo dell’anno. Ma ci scontriamo anche con la concorrenza di chi non ha dipendenti, dà le chiavi di una casa al turista e poi magari non paga neanche le tasse».
Così nel quadro fosco diventa quasi simpatica la quota di neet “nati stanchi”: «C’è chi rifiuta di lavorare nel settore perché i lavori sono faticosi – racconta Farruggio – o chi da Palermo va a Londra o Parigi e lì accetta pure di friggere patatine pur di lavorare, ma nella sua città lo considera poco dignitoso».

La Repubblica Palermo, 27 gennaio 2018

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