domenica, novembre 19, 2017

Corleone attende la salma del boss: cittadini divisi fra lutto e ribellione

ROMINA MARCECA
Il feretro partirà domani da Parma. In paese sono arrivati i turisti stranieri: “Dov’è la casa di don Totò?” Su Facebook in mille hanno rilanciato la foto della figlia Maria Concetta che invita la gente a tacere
La salma del boss è rimasta bloccata dalla burocrazia. Corleone è un paese in attesa dell’arrivo della bara del padrino Totò Riina, rimasta a Parma fino a ieri perché gli uffici del comune erano chiusi. La famiglia non ha potuto ricevere il nulla osta per partire verso la Sicilia dopo l’autopsia disposta dalla magistratura. Il capo dei capi partirà da Parma domani verso la cittadina natale dopo 24 anni trascorsi in carcere, luogo in cui è morto. Ma ancora non si sa come, se in aereo o a bordo di un carro funebre.

È un sabato uggioso nella terra che si porta addosso il marchio di essere la patria di Totò u’ curtu. Ci sono due Corleone anche in questa attesa. Da una parte i corleonesi che hanno trascorso la giornata al lavoro, a scuola o impegnati in attività antimafia. Poi c’è la Corleone di chi si stringe attorno alla famiglia Riina per reverenza e in alcuni casi per timore. Su Facebook c’è chi non si nasconde. In più di mille hanno condiviso la foto che raffigura il volto di una donna con un dito davanti alla bocca che indica il silenzio, è postata sulla sua pagina da Maria Concetta Riina. Una immagine che la figlia maggiore del boss ha deciso di spiegare così: «La foto sfondo del mio profilo non vuole affatto essere un messaggio mafioso dove si intima il silenzio, bensì la richiesta di rispettare questo mio personale momento di dolore».
Ieri a Parma sono arrivati la moglie Ninetta Bagarella, la figlia maggiore e Salvuccio. Ad accompagnarli c’era Vincenzo Bellomo, il marito di Lucia, la figlia minore del capomafia che è rimasta a Corleone con la sua bambina. Sono stati circondati dai giornalisti. L’impresario funebre del paese sul trasferimento della salma risponde secco: «Non abbiamo ancora novità».
Il padrino sarà sepolto nel cimitero comunale di Corleone dove si trovano Michele Navarra, Luciano Liggio e le ceneri di Bernardo Provenzano: il gotha della mafia corleonese che ha spadroneggiato dal dopoguerra. Anche qui una doppia Corleone. Nel cimitero c’è pure l’urna coi resti di Placido Rizzotto, il sindacalista della Cgil ucciso nel 1948 da Luciano Liggio e dai suoi sodali.
Al Comune sono state due giornate vissute nella normalità. Le tre commissarie straordinarie, che si sono insediate 15 mesi fa, sono rimaste immerse nel loro impegnativo incarico. Una di loro spiega: «Siamo qui per risanare i meccanismi di una burocrazia malata. Sono giornate come le altre per noi». Nella piazza principale del paese, quella dedicata ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, in mattinata invece sono scesi dalla corriera due turisti stranieri con gli zaini in spalla, hanno chiesto agli anziani seduti sulle panchine l’indirizzo della casa del boss. La curiosità non si placa attorno alla figura del boss. Dall’altra parte del paese 25 studenti americani sono arrivati da Firenze alla Camera del lavoro per una tappa del loro viaggio con la “Syracuse University” sui luoghi della mafia: studiano il contrasto a Cosa nostra. Ad accoglierli Dino Paternostro, il responsabile del dipartimento legalità della Cgil Palermo. «L’antimafia di Corleone è antica quanto la mafia — dice Paternostro — ed è lì che cerchiamo di attingere quelle forze che ci fanno continuare questa lotta».
In paese, è innegabile, non c’è disinteresse assoluto nei confronti della morte di Totò Riina. «Corleone non può non fare i conti con la sua storia — ammette Pippo Cipriani, ex sindaco Pd — e infatti non c’è casa in cui non si parli di questa morte. Gli anziani sono legati a uno schema antico. Una parte del paese non sopporta più la ribalta legata solo ai fatti di mafia e vede il male assoluto in chi cerca di raccontare questa realtà».
Sul ritorno del padrino in paese però c’è anche un’alta attenzione da parte degli addetti al settore del turismo. Sono stati annunciati gli arrivi di giornalisti da diverse parti del mondo, alcune camere sono state già bloccate. «Non ci interessa dove verrà seppellito Riina, ci interessa il nuovo cammino della nostra città. Speriamo in un impegno ancora maggiore», dice Calogero Parisi, presidente della cooperativa “Lavoro e non solo”, la prima a ottenere l’assegnazione dei beni tolti a Riina.
Giuseppe Listì è tra i più anziani di Corleone, ha 90 anni. In testa, rigorosamente, porta la coppola, sostiene i suoi passi con un bastone. È una delle memorie storiche del paese. Da piccolo giocava con Totò Riina. Non si sottrae alle domande e offre la sua analisi schietta e senza fronzoli: «Iddu era una criatura cu quattru crape. Si inguaiò prima dei 18 anni col suo primo omicidio. Proprio qui. Vede?». Riina uccise un suo coetaneo sul campo di bocce dietro a casa sua. Lì, adesso, c’è il centro per anziani dedicato al piccolo Giuseppe Di Matteo.

La Repubblica Palermo, 19 novembre 2017

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