venerdì, gennaio 31, 2025

IL RACCONTO. Arte, antimafia e scuole: il viaggio del Presidente nella sua città


di
Emanuele Lauria

Le immagini di dieci anni fa sono ancora nitide. Istantanee con il flash della memoria. L’elezione colse Sergio Mattarella, il protagonista di questa storia, in un appartamento di via Flaminia, nella Capitale, con diciotto fra parenti e amici stretti. 

In quell’esatto momento, a Palermo, il fioraio di famiglia Filippo Solito andava in via Libertà, davanti alla targa dedicata al fratello Piersanti, per depositare un mazzo di iris e bocche di leone. Come aveva fatto il 6 gennaio di tutti gli anni, in precedenza, da quando nel 1980 era stato ucciso dalla mafia l’ex capo della giunta siciliana. Come avrebbe fatto ancora. Un omaggio e insieme una naturale richiesta di continuità, era contenuto in quel gesto del fioraio, il laccio discreto nell’immaginazione fra un presidente e l’altro, ma anche un moto di orgoglio come quello che nei due lustri successivi, con Sergio Mattarella sul Colle, ha unito tanti altri cittadini comuni in ogni dove: sull’autobus, in un negozio, in un bar, fai fatica a non trovare oggi qualcuno che non abbia un aneddoto, una storia, un frammento di memoria al fianco di Sergio Mattarella da narrare al prossimo. 


E sì che il Capo dello Stato è un palermitano sui generis, distaccato, rigoroso e taciturno, isolano ma politicamente contrario agli eccessi dell’autonomia siciliana, se è vero che da giudice della Corte, ultimosuo incarico prima del Quirinale, ha firmato il ridimensionamento dei poteri del Commissario nello Stato nel’isola, nei fatti avvicinando l’Ars agli altri consigli regionali in tema di controlli- Un atto che pure nel 2015 non mancò di suscitare malumori: ma nel riconoscimento di una terra meno “speciale” e ancorata saldamente al resto del del Paese – e si sa quanto la specialità sia stata spesso male interpretata al di qua dello Stretto – c’è la sostanza del rapporto fra Mattarella e i suoi luoghi d’origine: amorevole ma sobrio. 
Un legame dimostrato dal Presidente nelle tante visite a Palermo effettuate nel suo mandato record, salutato al teatro Massimo, nella mattina del primo febbraio 2015, con l’inno di Mameli suonato dall’orchestra davanti a una sala gremita di bambini. E proprio il connubio fra giovani e impegno civile ha fatto da leit motiv delle presenze istituzionali di Mattarella nella sua città. A partire da quel 23 maggio dello stesso anno, il primo anniversario della strage di Capaci con un palermitano al Quirinale, che Mattarella ha voluto vivere inun luogo simbolo come l’aula bunker, centro di una manifestazione che ha visto quarantamila studenti di tutt’Italia unirsi in un coro di no alla mafia. 
Sono state poche, le commemorazioni palermitane dei fatti di mafia, alle quali Mattarella non ha partecipato. Le foto con Maria Falcone si sovrappongono con quelle della famiglia Borsellino, fra cui quella celebre dell’abbraccio con Manfredi, il 19 luglio dello stesso anno in tribunale, un messaggio di vicinanza nel bel mezzo della bufera estiva per alcune sconsiderate frasi sul magistrato ucciso in via d’Amelio e sulla figlia assessora Lucia attribuite a Matteo Tutino, un medico allora molto vicino al governatore Crocetta. Il culmine della testimonianza civile di Mattarella, probabilmente, nel maggio del 2022, nella trentesima ricorrenza dell’eccidio in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta: «Falcone – ricordò il Capo dello Stato in quell’occasione – dimostrò che la mafia non era imbattibile quando lo Stato sembrava annientato». 
Ma a stringere il filo che lega il Presidente a Palermo sono state altre iniziative, che hanno riguardato tutti i comparti della società cittadina, segnandone i momenti più delicati dal 2015 a oggi. Momenti felici e meno. Perché Mattarella era alla Fiera, nel padiglione dei vaccini, quando nel maggio del 2021 era ancora forte l’emergenza Covid ma era pure, il 13ottobre del 2023, nella chiesa di Santa Maria di Gesù distrutta dalle fiamme degli incendi che avevano colpito il capoluogo. Con la stessa frequenza Mattarella ha accompagnato il percorso (accidentato) di crescita economica e sociale della città: le inaugurazioni degli anni accademici, la celebrazione dei 70 anni della Corte dei conti all’istituto di Storia patria. 
In prima fila al Massimo, nel dicembre del 2018, quando si celebrò l’apertura di Palermo capitale italiana della cultura. E a Palazzo dei Normanni, per la cerimonia di scopertura della targa di iscrizione di Palermo, Monreale e Cefalù nell’itinerario arabo normanno dell’Unesco, o per la seduta solenne in occasione del settantesimo anniversario del Parlamento siciliano. 
Mattarella ha ritratteggiato, in questo periodo, la storia e i lineamenti di Palermo. 
Inaugurando il molo trapezioidale, nell’autunno del 2023, con Salvini al fianco, o assistendo cinque anni prima al disvelamento della riproduzione della Natività di Caravaggio, nell’oratorio di San Lorenzo: scorgendo «un segno di legalità» in quel tentativo di coniugare «cultura e tecnologia», a fronte di uno dei furti più misteriosi della vicenda recente della città. 
Sono stati anni di presenze pubbliche e di sofferenze private e allo stesso tempo comuni: fra i momenti più toccanti la visita alla missione Speranza e Carità, nel febbraio del 2023, poco dopo la morte di Fratel Biagio, con l’invito a continuare la sua «straordinaria epreziosa opera». 
E le tante messe private, la più dolorosa quella che, il 10 settembre scorso, ha celebrato l’addio all’amata nipote Maria, nella chiesa di San Michele Arcangelo. Il cammino istituzionale del Capo dello Stato nei suoi luoghi familiari ha portato una testimonianza anche alle minoranze: a Piana degli albanesi, nell’ottobre scorso, c’erano bimbi e insegnanti, con le bandiere italiane e albanesi, in piazza e davanti al museo di cultura Arbereshe: «Ci sentiamo a casa», disse quel giorno Mattarella accanto al suo omologo Bajram Begaj. 
Il vero prodigio è la popolarità di Mattarella pure fra i più piccoli, cui il Capo dello Stato ha dedicato solo un paio di settimane fa una delle sue iniziative dal maggior impatto mediatico: l’arrivo a sorpresa alla scuola multietnica De Amicis, per esprimere solidarietà ai ragazzini che erano stato bersaglio di insulti razzisti. «Solo il dialogo fa crescere», il messaggio lasciato agli alunni, sfogliando l’album della scuola. E rimasto impresso, simbolicamente, nel libro d’oro di Palermo. 

La Repubblica Palermo, 31/1/25






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