mercoledì, agosto 17, 2016

Corleone, Paternostro: “La città saprà liberarsi da sola dalla mafia”

di KATYA MAUGERI
CORLEONE – “Corleone Capitale Mondiale della Legalità”, è lo slogan realizzato su iniziativa di una associazione no-profit della Valle d’Aosta per contribuire al cambiamento d’immagine di Corleone attraverso delle campagne sociali a favore della legalità. Ma qualche giorno fa proprio il Comune di Corleone è stato sciolto, dopo la procedura di accesso agli atti per verificare eventuali infiltrazioni mafiose nell’amministrazione. A proporlo, il ministro dell’interno Angelino Alfano. Così il Consiglio dei ministri ha sciolto per mafia il Comune di Corleone. Già l’anno scorso la Commissione regionale antimafia aveva verbalizzato le preoccupazioni del sindaco, Lea Savona, per il ritorno di alcuni soggetti mafiosi.
Dino Paternostro, segretario della Camera del lavoro di Corleone fino allo scorso settembre, consigliere comunale di opposizione, dimessosi il 15 luglio dall’incarico per dare un taglio netto, “per non sentirsi complici del degrado amministrativo, politico e morale delle istituzioni cittadine”, ha risposto alle nostre domande, da corleonese, da uomo che da sempre ha cercato e lottato per la legalità, attiva, reale e senza alcun compromesso.
Corleone è irredimibile o c’è spazio ancora per la speranza?

«Corleone non è irredimibile, ma deve avere la capacità di liberarsi da sola. Non deve illudersi che arrivi qualcuno dall’esterno a liberarla. Nella sua storia millenaria, tante volte la nostra città è stata umiliata, offesa, conquistata e sottomessa da nemici esterni ed interni. Sempre, però, ha trovato la forza per rialzare la testa, organizzarsi e liberarsi, ricostruendo il suo tessuto civile e democratico. È successo così nel 1600, quando imperatori lontani la mettevano in vendita per fare cassa; o quando nobili e “fratuzzi” (così si chiamavano i mafiosi nel 1800) schiacciavano con i soprusi e la violenza le masse dei contadini, che rappresentavano il 90% della popolazione. I corleonesi onesti e innamorati della loro città furono in grado, mezzo millennio fa, di riscattarla a prezzo di lacrime e sangue. Alla fine del 1800 e nel secondo dopoguerra, i corleonesi hanno saputo organizzare un movimento dei lavoratori che conquistò la terra e il diritto di coltivarla dignitosamente. Questo movimento si fece politica e unità civile, riuscendo a conquistare il municipio e ad aprirne le porte al popolo. Questa nostra storia così importante e significativa ci dà la certezza che non siamo un popolo irredimibile. E ci dà la speranza che, alla fine, il fronte degli onesti tornerà ad essere maggioranza e a governare la città».

Lo strumento dello scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa è ancora valido e concreto o garantisce solo una gestione commissariale prima che tutto torni com’era?
«Lo strumento dello scioglimento per infiltrazioni mafiose non è uno strumento miracolistico. Serve comunque a interrompere circuiti di complicità e malaffare che impediscono ai cittadini onesti di respirare. La gestione commissariale dev’essere una parentesi durante la quale si ripristinano le regole democratiche, si riporta di nuovo la legge dove c’era solo discrezionalità ed arbitrio, si ridà fiducia e professionalità ai dipendenti comunali anch’essi schiacciati da atteggiamenti prevaricatori.
L’ideale sarebbe che si potessero rinnovare anche i vertici burocratici dell’ente. Ma questo da solo non basta. La società civile, anche attraverso movimenti e partiti nuovi o rinnovati, deve riorganizzarsi, deve far sentire la sua voce, deve alzare la testa, rivendicare diritti, assumere sulle proprie spalle doveri, essere capace di mettere insieme un fronte degli onesti, da cui selezionare una nuova classe dirigente costituita da donne e uomini competenti, entusiasti, colti e amanti della propria città. Due anni possono bastare per fare un lavoro del genere, anche perché a Corleone queste forze ci sono. Abbiamo ragazze e ragazzi intelligenti, competenti, che conoscono il mondo, capaci quindi di governare la città in un’ottica europea. Se, insieme a loro, mettiamo le tante persone perbene del mondo agricolo, artigianale, commerciale, delle professioni e dei saperi, allora davvero si potrà avere una nuova classe dirigente capace di costruire la città del futuro. Ma la loro parte la devono fare anche lo Stato e la Regione. Sciogliere per mafia il comune di Corleone, se i fatti lo impongono come l’hanno imposto, è giusto e doveroso. È altrettanto giusto e doveroso, però, che lo Stato e la Regione aiutino Corleone e la zona del Corleonese ad uscire dall’isolamento, con investimenti mirati, capaci di dare servizi (strade, sanità, rifiuti) efficienti e creare lavoro e sviluppo nella legalità».
Qual è la strategia per conquistare il fronte della legalità?
«Bisogna ricostruire un ampio fronte degli onesti. Ricominciare dopo il trauma dello scioglimento per infiltrazioni mafiose non sarà facile. Ma i giovani, i lavoratori e gli imprenditori seri e onesti devono provarci. A Corleone c’è l’esperienza delle cooperative che lavorano sui terreni confiscati alla mafia; c’è la recente l’esperienza di Fior di Corleone, l’associazione dei produttori onesti, che sta sperimentando la filiera corta. Bisogna partire da queste esperienze per provare a costruire un’economia democratica, libera dalla mafia e dalla speculazione, capace di valorizzare i prodotti locali, a cominciare dal grano duro e dal pomodoro “siccagno” di Corleone. Accanto a questo, bisogna lavorare molto per far nascere e rafforzare a Corleone una cultura europea, lontana anni luce da certo “corleonesismo” e “sicilianismo” del “difenni u tuo, tortu o rittu” (“difendi il tuo, a torto o a ragione”). Dobbiamo imparare che il mondo non si divide in “corleonesi” e “gli altri”, in “siciliani” e “gli altri”, ma in sfruttati e sfruttatori, onesti e disonesti. Dobbiamo imparare il rispetto delle regole democratiche e di vita civile. Le scuole stanno facendo molto in questo senso, ma bisogna moltiplicare gli sforzi e fare in modo che sempre di più e sempre meglio le giovani generazioni crescano con una radicata cultura europea, capace di avere il mondo come prospettiva e non le colline intorno Corleone o lo stretto di Messina. Solo così potremo essere in grado di valorizzare il meglio delle tradizioni locali, senza scivolare sempre nel corleonesismo/sicilianismo. Se si comincia a ricostruire questo tessuto sociale, economico e culturale, sarà possibile avere quella svolta, che consentirà alla Corleone degli onesti di parlare al mondo, di dare fiducia e di avere fiducia dal mondo.
In un simile contesto, avere al governo delle istituzioni locali persone entusiaste, competenti ed oneste sarà una conseguenza naturale. Io ci credo.

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