mercoledì, giugno 08, 2016

Inchino a famiglia Riina? Mons. Pennisi, arcivescovo di Monreale: "Vangelo e mafia sono inconciliabili"

Mons. Michele Pennisi
di Francesco INGUANTI
Dopo il clamore suscitato dal presunto o reale inchino avvenuto a Corleone domenica 29 maggio durante una processione della Confraternita di San Giovanni Evangelista, davanti alla casa della moglie di Totò Riina, Ninetta Bagarella, proviamo a mettere innanzitutto un po’ d’ordine in quanto avvenuto e poi a trarne qualche conclusione con l’Arcivescovo di Monreale, Mons. Michele Pennisi, che più volte in passato è intervenuto su fatti simili e sulla vita e l’attività delle Confraternite.
Mons. Michele Pennisi, è possibile adesso giungere innanzitutto ad una ricostruzione dei fatti che sia veritiera?
Riaffermo innanzitutto quanto ho già dichiarato. Io sono stato avvisato, la sera del 31 maggio da un ufficiale dei carabinieri intorno alle 22.00, che c’era stata una sosta del simulacro di san Giovanni Evangelista, nella via dove abitava la moglie di Totò Riina.
Poi ha chiesto delucidazioni anche al parroco?
Il parroco l’indomani mi ha fornito una relazione ben dettagliata, dalla quale si evinceva che la processione aveva effettuato il tragitto tradizionale che, peraltro, come vuole la legge, era stato comunicato a suo tempo a Polizia e Carabinieri, che non avevano eccepito sul percorso. Anche il parroco affermava che c’era stata una breve sosta non concordata precedentemente, ma che non si era trattato certamente di un inchino.
E i Carabinieri?
Hanno confermano sostanzialmente questa versione, anche perché il simulacro non veniva portato a spalla, ma trasportato su un carrello con il quale non era possibile effettuare alcun inchino.
E i componenti della Confraternita come si giustificano?
Anche loro ribadiscono che non c’è stato alcun inchino in segno di ossequio, ma una sosta di pochi secondi fatta obbligatoriamente per non investire con la “vara” le persone che affollavano la via, che di fatto è molto stretta e lunga circa 60 metri. I confrati hanno affermato che si sono fermati ad una decina di metri dalla casa della Bagarella. Ma hanno fatto di più.
E cioè, cosa?
Dopo una riunione col parroco hanno stabilito per evitare qualunque equivoco e strumentalizzazione che dal prossimo anno la processione cambierà tragitto. Ieri sera nella riunione della Commissione di inchiesta da istituita con la presenza del Vicario Generale i membri del Consiglio direttivo hanno presentato tutti congiuntamente le dimissioni, al fine di agevolare ogni tipo di chiarimento e non intralciare il normale percorso formativo che la Confraternita porta avanti da anni secondo i suoi principi statutari e mi hanno chiesto di nominare un Commissario.
Poi si è scoperto che la signora Bagarella, contrariamente a quanto affermato, non era al balcone al passaggio della processione perché da tempo lontano da Corleone. Dunque, tanto rumore per nulla?
Certo il rumore c’è stato e adesso possiamo definirlo eccessivo. Sul nulla dobbiamo ancora vedere.
Perché?
Perché pur non volendo pensare che sia stato tutto architettato a tavolino, tra l’altro per quanto mi consta non c’è un video, neppure amatoriale, che attesti quanto accaduto, rimane il fatto si è creato un clamore che ha scatenato, come in altre circostanze, una bagarre incontrollata e forse incontrollabile che certo non ha giovato né alla città di Corleone né alla chiesa di Monreale.
Lei però ha subito promesso maggiore vigilanza e se necessario interventi più precisi?
Ribadisco che sono pronto a prendere provvedimenti se emergessero inconfutabili responsabilità. Ma riaffermo anche il massimo impegno nell’evitare che simili fatti possano riaccadere.
Ci può fare un esempio?
Per esempio ho fatto un decreto, già due anni fa, in cui dicevo che una persona che fa parte di associazioni mafiose non può far parte di Confraternite e questo perché c’è una incompatibilità fra il seguire Cristo e il Vangelo e il seguire associazioni o famiglie mafiose.
E questo è sufficiente?
Come diocesi ci stiamo impegnando per la formazione spirituale dei membri delle confraternite, che in alcuni paesi hanno molti giovani. A Monreale, ormai da due anni durante la Processione col Crocifisso non c’è alcun problema e questo perché è stato concordato con le Forze dell’Ordine non solo il percorso, ma sono state anche stabilite in anticipo le soste, così da non dar adito ad alcun equivoco.
Ma rimane sempre il problema delle Confraternite. Sembra che in simili circostanze sfuggano di mano o che si sottraggano ad un reale controllo da parte della Curia. O no?
La maggior parte delle Confraternite aderiscono alla Confederazione nazionale ed hanno svolto e svolgono un prezioso e originale lavoro di educazione e trasmissione alla fede anche nella nostra Diocesi, dove si sono intestate anche numerose attività di carattere sociale e caritativo. Quindi evitiamo generalizzazioni. Colgo l’occasione per dire che avevamo già programmato per il prossimo 2 luglio, un convegno su “Confraternite e legalità” al quale abbiamo invitato un magistrato. Noi vigiliamo, ma vogliamo, da una parte, che non ci sia alcuna strumentalizzazione, dall’altra però dobbiamo evitare che nelle Confraternite si insinuino persone che possono dare il sospetto di omaggiare qualche personaggio mafioso e di alimentare la subcultura mafiosa.
Francesco Inguanti

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