giovedì, giugno 16, 2016

1996: CORLEONE SCRIVE UNA LETTERA AL MONDO...


Ancora molto attuale questa lettera scritta da mia figlia Daniela Paternostro vent'anni fa, nel 1996. Allora Corleone provava a "parlare" al mondo. Oggi se la prende contro il mondo. C'è da riflettere, da riflettere tanto...

Corleone scrive una lettera al mondo
Tutto è iniziato come tutti sapete: con la lupara e col sangue, col pianto e il silenzio. Da quegli anni lontani non mi è stata mai data la possibilità di parlare davvero. Nessuno ha mai dato spazio ai miei sentimenti e al mio cuore, nessuno ha voluto mai ascoltare la mia vera voce.
Adesso sono qua, emozionata. Forse capita così quando per tanto tempo si desidera qualcosa e, quando sembra di toccarla, si è disorientati e non si sa bene cosa fare.
Mi sembra di essere sul palcoscenico e voi di fronte a me - impazienti – mi fissate cogli occhi stupefatti e coi volti ansiosi di ascoltare la mia voce, la mia vera voce. Infatti è questo che voglio fare e non userò le solite frasi fatte, i soliti luoghi comuni che si ripetono ininterrottamente da tanto tempo. È la mia vera voce questa, una voce che sicuramente non pronuncerà grandi discorsi composti da grandi parole, ma soltanto semplici sentimenti, speranze, idee, così come arrivano alla mia mente. Non conosco nessuno di voi, eppure voglio parlare al mondo. Strano, vero? Voi, invece, mi conoscete, almeno una volta avete sentito parlare di me, di Corleone, della famigerata Corleone “capitale della mafia”.
Vi chiedo di ascoltarmi senza pregiudizi. Per un momento cancellate i volti che hanno caratterizzato la mia storia oscura, per un momento pensate solo ad un cuore che batte forte, che è combattuto dalla paura di esporsi e dal desiderio di raccontarsi davvero. Se sto trovando il coraggio di espormi è perché vedo tanti cuori sinceri che battono forte, che hanno voglia di futuro. Ascoltatemi e non giudicatemi con superficialità.
Lo so che i vostri sguardi sono diffidenti; lo so che in questo momento nella vostra mente passano i volti dei grandi boss della mafia, quelli che hanno contribuito enormemente a rendermi “famosa”, mettendomi una maschera. Sì, una maschera! Voi per tanti anni avete visto una maschera, la mia maschera, ma io non sono maschera. Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella sembrano essere stati gli unici miei cittadini.
È stato facile pensarlo e non vi condanno per questo.
Adesso, però, provate a pensare a volti di santi come Leoluca e Bernardo, a volti di eroi come Francesco Bentivegna, Bernardino Verro e Placido Rizzotto, a volti di artisti come Giuseppe Vasi e Pippo Rizzo, a volti di uomini di cultura come don Giovanni Colletto. Sono anche loro figli miei, ma molti di voi non lo sanno. Pensate a tutte le persone che per tanti secoli hanno vissuto all’ombra di questa mia torre saracena, nelle mie strade, nelle mie case: gente semplice, umile, che ha lavorato con fatica e sudore la terra, ma che in particolari momenti storici ha sentito forte la voce della libertà. È successo nel 1282 con i Vespri, nel 1848 e nel 1860 col Risorgimento, nel 1892-94 con i Fasci siciliani, negli anni ’50 con le lotte per le terre.
Pensate adesso ad un ragazzo. Non è difficile pensare ad un ragazzo qualunque, vero? Tutto normale: riuscite persino ad immaginare la sua voglia di vivere, la sua voglia di futuro.
Adesso pensate ad un ragazzo che abita a Corleone: ecco che scatta la molla del pregiudizio. È giusto? Ogni persona, dalla più piccola alla più grande, ha dentro di sé cuore e sentimenti, speranze e timori, certezze e incertezze, dubbi e paure. Tutto questo merita rispetto in ogni angolo del mondo. Allora mi chiedo: è giusto che un ragazzo per il solo fatto di essere corleonese debba subire umiliazioni, sguardi di diffidenza? È giusto?
Per questo sto qui a parlare, a gridare con tutta la mia forza di aiutarmi a eliminare i pregiudizi, ad eliminare le maschere. Ve lo chiedo per questi miei ragazzi e per tutte le persone con un cuore puro e ricco di speranza.
La mia è una piccola voce, me ne rendo conto. Ma se le vostre si unissero alla mia? Qualcosa cambierebbe, ne sono certa. Cancellate dalla vostra mente i volti oscuri di una Corleone vecchia, che esiste sempre di meno, sostituiteli con gli occhi colmi di speranza dei tanti ragazzi che amano la loro Corleone, consapevoli del passato e fiduciosi del presente. Non condannateli. Può chiamarsi “colpa” amare la terra su cui si è radicati, dove cresce e si sviluppa la vita di un essere umano?
A volte ascolto alcuni miei ragazzi parlare tra loro. Dicono:”È terribile farsi rincorrere per tutta la vita dalla propria ombra, dai fantasmi del passato. Noi vogliamo luce. Vogliamo luce”.
È la luce che vogliono i miei ragazzi, la luce della libertà.
Ancora oggi tanta emozione nel rileggere "Corleone scrive una lettera al mondo" di Daniela Paternostro (1996)

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