mercoledì, settembre 23, 2015

La Cgil in lotta contro il caporalato e il lavoro nero: tra i filari con gli immigrati



Tonino Russo, segretario della Flai di Palermo, spiega
i loro diritti ai lavoratori che vendemmiano
“Una tratta delle braccia, quella che avviene  nella piazza di Alcamo per reclutare i migranti per la vendemmia”. Una delegazione di Cgil e Flai oggi tra i lavoratori nella strada del vino dell’Alcamo doc. Il sindacato chiede più controlli sul lavoro nero e una legge sul reclutamento, per dire stop al caporalato 
Palermo 22 settembre 2015 – Alle 5,30 del mattino una delegazione della Cgil  nella piazza di Alcamo per constatare come vengono reclutati i lavoratori migranti per la vendemmia. “Caporali”, ma anche  “caporalesse”,  con le loro macchine si accostano in Corso 6 aprile, o agli angoli bui della villetta di  piazza pittore Renda, e intavolano una  trattativa col singolo lavoratore.   Un vero “mercato delle braccia” in cui se uno è fortunato e viene preso e lavora in nero altrimenti resta seduto a terra appoggiato allo zaino. E in tanti restano “disoccupati”.  Alle 6,30 il reclutamento è già finito.   

    Continua il viaggio del sindacato di strada  della Flai e della Cgil nelle campagne tra la provincia di Palermo  e Trapani per la raccolta delle uve. Stamattina una delegazione sindacale della Cgil di Palermo e di Trapani si è recata nel territorio di Alcamo, in paese e lungo la strada del vino Alcamo Doc che si addentra fino a Calatafimi,  per parlare con i migranti impegnati  nelle vigne e per distribuire materiale informativo multilingue, anche in arabo, sui diritti dei lavoratori, e cappellini rossi col logo della Flai.
    All’alba, ad aspettare in piccoli gruppi sparsi, centinaia di migranti,   senegalesi, nigeriani, ghanesi e del Gambia,  marocchini e tunisini.  “Abbiamo constatato come avviene la tratta delle braccia nella piazza di Alcamo e la differenza nell’impiego, tutto in nero, tra italiani e migranti. Questi ultimi  consegnano i loro documenti e nel caso di controlli devono dichiarare di essere in prova. Spesso si  accontentano anche di 25-30  euro per otto, dieci ore di lavoro. La sera dormono nei centri di accoglienza, ma anche in macchina o a terra, sotto gli alberi della piazza -  dichiara il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo – Il tutto nella totale assenza di controlli. Oggi abbiamo visto solo in lontananza una macchina dei carabinieri. Si tratta di una filiera povera, con piccoli proprietari di appezzamenti di terra  che portano uva all’ammasso, il cui prezzo rimane misterioso. E c’è un vero  scontro tra poveri per raccoglierla, tra magrebini  e lavoratori dell’Est”.   
 “Nella quasi totalità è lavoro nero. Nessun datore di lavoro usa i voucher.  Chi chiede di essere messo in regola, per usufruire di assegni familiari e disoccupazione, deve pagare 15 euro sottraendoli alla paga per i contributi. Riteniamo che in giro per le campagne ci sia bisogno di maggiori controlli - aggiunge il segretario della Flai Cgil di Palermo  Tonino Russo- Sollecitiamo tutti gli enti,  Inps, Inail, carabinieri e finanza:   dovrebbero unire le loro forze in un coordinamento. E al governo regionale, come si fa in altre regioni, chiediamo una legge per il reclutamento che preveda liste di prenotazione negli uffici del pubblico impiego, per porre un freno al caporalato e al reclutamento in piazza. Ai lavoratori abbiamo detto di venire nelle nostre sedi.”.
   Della delegazione, composta da una dozzina di  persone,  hanno fatto parte anche il segretario della Cgil di Trapani Filippo Cutrone, la segretaria della Flai Cgil di Trapani Giacometta Giacalone, Bijou Nzirirane, neo responsabile del coordinamento migranti della Cgil di Palermo, che ha svolto il  ruolo di interprete, e un gruppo di  rappresentanti sindacali della Flai.
Alcune storie raccolte. Fai Mustafà, 27 anni, senegalese: “Sono un rifugiato politico. Abito a Cagliari. Ho saputo che qui c’era lavoro nelle campagne e  sono venuto  in Sicilia per la vendemmia. In genere guadagno 40 euro al giorno, per circa 7 ore di lavoro, 5,70 euro l’ora. Ci chiedono i documenti ma non per fare il contratto: dobbiamo dire che siamo in prova”. Samuel, 19 anni, è del Ghana. “Faccio il bracciante. Se abbiamo il padrone buono ci trattano bene altrimenti ci trattano male. Lavoro anche 10 ore al giorno, ho il permesso di soggiorno. Al cibo e all’acqua dobbiamo pensare  noi. La paga? Dipende da chi incontri: possiamo guadagnare da 25 euro a 40 euro per una giornata”. Amìd, 39 anni, tunisino: “Ci mettono in regola? Alcuni datori di lavoro, se lo chiediamo,  ci rispondono che ci danno la paga ma che   15 euro li dobbiamo  sottrarre per versare noi i contributi. Sono qui dal ’92. Raccolgo uva, olive, pomodori. Lavoro anche nelle case in paese. Le cose non cambieranno mai. Sempre come gente di colore ci considereranno”.  

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